Il Tirreno

Grosseto

Grosseto, morto dopo il ricovero in ospedale: «Quei farmaci con l’alcol sono un rischio letale»

di Pierluigi Sposato
Mor Awa Diop e l’ospedale di Grosseto
Mor Awa Diop e l’ospedale di Grosseto

Il consulente tossicologo e le sue conclusioni nel procedimento con quindici indagati

30 settembre 2024
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GROSSETO. «Stante la concentrazione a livello terapeutico sia della ketamina che del midazolam è verosimile che vi sia stato un ruolo determinante svolto dall’altissima concentrazione di etanolo nel generare uno stato di intossicazione acuta potenzialmente letale».

Prime conclusioni medico-legali (le parole sono del professor Silvio Chericoni, tossicologo dell’Università di Pisa) nell’inchiesta che riguarda Mor Awa Diop, il cittadino senegalese morto a 32 anni cinque mesi fa. Era stato soccorso dal 118 in stato di agitazione lungo l’Aurelia nord in città e portato al Misericordia: il decesso era avvenuto in ospedale l’indomani, il 12 aprile. Quindici gli indagati dalla Procura della repubblica di via Monterosa tra il personale sanitario – ipotesi di cooperazione colposa in omicidio colposo in ambito medico – tutti coloro cioè che in quelle ore avevano avuto in qualche modo un contatto con Diop.

Mentre deve ancora essere depositata la consulenza medico legale del professor Mario Gabbrielli e dalla dottoressa Maria Serena Verzuri, è arrivata intanto quella tossicologica del professor Chericoni, incaricato dal pm Federico Falco di fare chiarezza sulla presenza di sostanze farmacologicamente attive e di accertare se tali sostanze possano avere svolto un ruolo nel decesso. Il professor Chericoni ha eseguito gli accertamenti sui campioni mettendoli a confronto con le cartelle cliniche e con le testimonianze raccolte in fase di indagine dalla polizia di stato, così da poter ricostruire un quadro il più possibile attendibile, a partire dall’intervento della polizia municipale nel pomeriggio dell’11 aprile per arrivare alle dichiarazioni di chi conosceva Diop e le sue abitudini, anche in materia di assunzione di bevande alcoliche. In mezzo ci sono tutti gli interventi effettuati dal personale sanitario, dall’accesso al pronto soccorso, al ricovero, al decesso.

Secondo quanto ricostruito con gli atti a disposizione, Diop era in stato di agitazione verosimilmente causato dall’assunzione di bevande alcoliche: con una bottiglia in mano, si muoveva lungo la strada tra le auto in transito. Il 118, dopo aver cercato inutilmente di convincerlo a farsi visitare al pronto soccorso o anche a tornare a casa, lo aveva sedato per motivi di necessità. Era stato sedato con ketamina (un anestetico) e poi portato in ospedale: qui, un paio di ore dopo, gli era stato somministrato del midazolam (una benzodiazepina utilizzata per indurre la sedazione). Secondo il consulente del pm, le concentrazioni di ketamina e midazolam rientrano nei dosaggi terapeutici e viene escluso un effetto tossico potenzialmente letale anche se somministrati contemporaneamente, come anche per altri due farmaci utilizzati in quelle ore. Ma Chericoni ha puntato l’attenzione sulle controindicazioni in caso di interazione con l’alcol, con effetti sul sistema nervoso centrale e sulla respirazione. Anche se Diop era in qualche modo abituato a tollerare le bevande alcoliche, ciò potrebbe non averlo reso tollerante all’effetto congiunto di etanolo, ketamina e midazolam.

Il professore dichiara di non entrare nel merito dell’opportunità di somministrare i due farmaci e aggiunge di limitarsi a osservare che il loro impiego «sia ad altissimo rischio di generare un quadro di intossicazione acuta legato agli effetti sinergici delle tre sostanze, in particolare a carico del sistema respiratorio, che può risultare letale in casi dove si hanno valori alcolemici così elevati». I legali degli indagati attendono di conoscere i risultati dell’autopsia prima di pronunciarsi.



 

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