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Sugli scaffali

Carta igienica, l’aumento record è in una provincia della Toscana: i prezzi e i motivi

di Sara Venchiarutti
Carta igienica, l’aumento record è in una provincia della Toscana: i prezzi e i motivi

L’analisi arriva dal Centro di formazione e ricerca sui consumi

29 maggio 2024
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GROSSETO. Non è un raddoppio, ma ci va vicino. Qualcuno l’avrà notato, mentre con il carrello della spesa si avvicina, cauto, agli scaffali della carta igienica. Due, tre, quattro veli, semplice o con sopra i disegnini, ora – nel senso del 2024 – in media una confezione da quattro rotoli al dettaglio costa 3,15 euro. Nel 2021 il prezzo era 1,66 euro. Bei tempi, insomma. Si parla di un aumento dell’89,8 per cento, ad appena un passo dalla cifra tonda.

Un caso

Percentuale che fa guadagnare alla provincia di Grosseto il primo posto in Italia per l’entità dell’incremento dei “preziosi” – è il caso di dirlo – rotoli, anche se la città in cui la carta igienica costa di più in assoluto è Bolzano, con 3,40 euro (sempre per quattro rotoli).

L’analisi arriva dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc), che ha elaborato i dati pubblicati sull’apposito osservatorio Mimit (Ministero delle imprese e del Made in Italy) mettendo a confronto i prezzi attuali della carta igienico – il riferimento è appunto una confezione da quattro – con quelli in vigore nel 2021.

E il risultato, nella provincia di Grosseto, è un aumento significativo secondo l’indagine del Crc. Il doppio rispetto alla media italiana, che si attesta a un più 44 per cento. Su un prodotto che è difficile non definire essenziale. Certo, ci si può industriare o allenare nella moderazione del suo utilizzo, ma è quasi impossibile farne a meno.

Perché

Difficile dare una spiegazione univoca ai differenti rialzi. E alla fine provincia che vai, prezzo che trovi. «Si possono formulare delle ipotesi: forse – spiega Furio Truzzi, presidente del comitato scientifico Crc – incidono i costi della logistica, le diverse politiche commerciali adottate. Certo è che nemmeno la carta igienica sfugge alle macchie di leopardo che condizionano i prezzi dei beni, per cui è complicato analizzare la situazione».

In generale, però, «a pesare sui rincari dei prezzi – continua Truzzi – ci sono più fattori: in primis la crisi delle materie prime, con la guerra in Ucraina che ha portato a un crollo delle importazioni di legno dalla Russia da cui si ottiene la cellulosa indispensabile per produrre la carta igienica, e il conseguente rialzo delle quotazioni internazionali della fibra corta, salite a gennaio del 68% rispetto ai livelli pre-rincari. Ci sono poi i maggiori costi di produzione determinati dal caro-energia che ha pesato sulle industrie del comparto, e non ultima – sottolinea – la solita speculazione che incide di più proprio sui prezzi di quei beni di cui i cittadini non possono fare a meno». Sì, il mercato, aggiunge Truzzi, «non è un “prato fiorito”: è una giungla dei prezzi in cui appena si può, se ne approfitta».

Come difendersi

Ma i cittadini come si possono difendere? «La carta igienica per fortuna non è come il caviale», dice Truzzi. Nel senso che «il consumatore – spiega – può aumentare la propria ricerca del prezzo più conveniente rivolgendosi anche al discount, dove la qualità e i prodotti sono simili. Poi c’è la possibilità, anzi, il dovere da parte del governo dell’analisi della filiera: è difficile che rimuova l’embargo sul legno russo, ma può interferire sui costi dell’energia, regolamentando un bene strategico. In terzo luogo, ci vorrebbero degli osservatori locali in cui si sottolineano determinati prezzi: avrebbero un effetto di deterrenza, evidenziando gli scarti maggiori dalla media nazionale».

Aumento minore

Sì, l’aumento dei prezzi per la carta igienica c’è stato, confermano da Unicoop Tirreno. La percentuale rilevata però dal 2021 a oggi è di circa 40% punti percentuali. «Incremento – sottolineano da Unicoop – che non è stato riversato totalmente alla vendita: la variazione di prezzo per i consumatori non ha subito e non subisce un aumento di pari entità».

Sul fatto che ci siano diversi scenari da parte di ogni provincia «ogni insegna della grande distribuzione – spiegano da Unicoop – ha una propria strategia di posizionamento in termini di prezzi alla vendita: in ogni provincia operano più insegne e a seconda della densità degli attori che competono sul territorio c’è una conseguente dinamicità dei prezzi alla vendita; questo comporta una ricerca costante della maggiore convenienza possibile avendo come punto di riferimento la scelta strategica dell’insegna e il comportamento delle insegne concorrenti». l


 

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