Il Tirreno

Grosseto

La tragedia

Neonato morto in crociera, scarcerate le compagne di stanza della madre. Ma dovranno tornare nei loro paesi

di Pierluigi Sposato
A sinistra Dorcas Mutundu, a destra Jasmine Mphela
A sinistra Dorcas Mutundu, a destra Jasmine Mphela

La loro speranza era di potere tornare al lavoro, ma la nave è partita e loro, straniere, sono rimaste senza un posto dove sstare

26 maggio 2024
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GROSSETO. I sorrisi all’uscita da Sollicciano: scarcerate, perché il fermo non era stato convalidato, nessuna misura per la vicenda del piccolo Tyler trovato morto nella cabina della Silver Whisper. Vicenda che si era incanalata in un ambito diverso. Con la speranza di poter tornare subito al lavoro. Una speranza coltivata solamente per qualche ora: non c’è nulla da sorridere, oggi dovranno tornare nei loro Paesi, con un biglietto fornito dalla compagnia di navigazione.

Fulmine a ciel sereno ieri sera per le due colleghe della mamma di Tyler, Pia Salahid Chan Jheansel, filippina, 28enne (indagata adesso non per omicidio volontario ma per abbandono di minore) e per Njuguini Mutundu Dorcas, keniota, e Mabel Jasmin Mphela Kgothadsoe, sudafricana. «Domani (cioè oggi, ndr) – spiega l’avvocato Fabbrucci, che tutela Dorcas – dovranno imbarcarsi e lasciare l’Italia. Ce lo ha comunicato poco fa il rappresentante della compagnia di navigazione». Il legale è rimasto stupefatto, ma non per questo rinuncerà a proseguire il suo mandato: «Spedirò intanto una mail per avere contezza di questa decisione. Io sono il legale di Dorcas, è con me che dovranno confrontarsi», dice spiegando che anche con suo fratello avvocato Marco Fabbrucci, che tutela Mphela, l’obiettivo è la salvaguardia della posizione lavorativa. Non c’è un licenziamento formale, ma non ci sono nemmeno garanzie sulla conservazione del posto. Nessuna novità riguarda al momento Chan.
Straniere, senza una casa e con la nave già salpata
Quella di venerdì era stata una giornata frenetica ma con esito positivo. Le due ragazze erano state liberate già in tarda mattinata. Ma dove andare? Straniere, senza la possibilità di raggiungere la nave dalla quale erano state sbarcate. Si erano fatti carico del problema i loro difensori. E anche grazie alla compagnia di navigazione era stata trovata una sistemazione. L’avvocato Luca Fabbrucci così ricostruisce quelle rocambolesche 24 ore. «Appena arrivata la comunicazione, sono partito per Sollicciano, invitando mio fratello Mario. Avevo già preso contatto con la Caritas, che si era dichiarata disponibile a sostenere i costi per alcuni giorni in un bed & breakfast. Poi sono stato contattato dal rappresentante della compagnia di navigazione che ha assicurato un interessamento per la sistemazione. E in effetti è stato così».

Quale destinazione? Firenze, oppure il ritorno a Grosseto; oppure ancora una prospettiva di reimbarco immediato (i passaporti sono tornati nella loro disponibilità). Poche ore dopo, liberata anche Chan, assistita dall’avvocato Giovanni Di Meglio. La compagnia ha trovato un alloggio a Livorno e lì le tre donne sono andate. «Mi ha chiamato il console del Kenia, che era in contatto con la mamma di Chan – prosegue Fabbrucci – per informarsi e assicurare interessamento. Evidentemente la vicenda è stata presa particolarmente a cuore alle autorità africane». Luca Fabbrucci ha tenuto i contatti anche con la sorella: è stato lui l’unico tramite tra la famiglia e la donna indagata, dal momento che i telefoni cellulari sono stati sequestrati per le incombenze di indagine. Ieri altro spostamento: le tre donne hanno trovato alloggio a Pisa, sempre a cura della compagnia di navigazione. E con un ottimismo che induceva a pensare a un possibile reimbarco sulla nave. Poi la doccia fredda di ieri sera.




 

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