In aula
Lavoro, ragazzi confusi e imprese pessimiste: quadro fosco in Maremma
Osservatorio scuole-aziende del Cna: «Per favorire l’incontro urgente domanda-offerta nel mondo del lavoro»
GROSSETO. Cosa sogni di fare da grande? Alla fatidica domanda, il 16,7% degli studenti di polo tecnologico Manetti Porciatti, Isis polo Amiata Ovest, Leopoldo II di Lorena, Fossombroni e Del Rosso - Da Verrazzano ha barrato la casella “imprenditore/imprenditrice” del questionario a risposta multipla di Simurg Ricerche. Seguono – nell’ordine – “medico” e “modello/a”, ultimo “elettricista” (4,6%).
Cosa pensi che farai, realisticamente? Questa volta primeggia “addetto/a alle vendite” (42%); “imprenditore/imprenditrice” scende al 40,8%, ultimo “operatore/trice termo-tecnico” (22,9%).
Allo stesso tempo il 59% del campione delle aziende prevede di cercare personale nei prossimi 2 o 3 anni; per crescita (56%), turnover (44%) o per inserire figure specializzate (38%). Lo stesso campione, però, all’87% prevede difficoltà di reperimento per mancanza competenze (61%), carenza di candidati (40%) e attitudini lavorative inadeguate (39%).
In sintesi: i ragazzi non hanno le idee chiare, le imprese non sono ottimiste, entrambi sono scoraggiati; e l’alternanza scuola-lavoro (o Pcto, cioè percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento) non è riuscita nell’intento per cui era stata ideata.
Gli esperti lo chiamano mismatch, per i profani è disallineamento fra domanda e offerta di lavoro. Il problema ha radici profonde nella provincia della Maremma e dell’Amiata, e finalmente Cna corre ai ripari.
La sperimentazione (il questionario) è partita lo scorso anno tra gli studenti degli ultimi anni dei professionali, i loro docenti e le imprese del territorio, ed è destinata a ripetersi in questo 2022 e ancora e ancora.
Il risultato è Opic: osservatorio permanente imprese Cna (presentato ieri al Polo universitario grossetano), che prevede un ciclo continuo di monitoraggio, valutazione impatto, offerta formativa, progetti e corsi (di orientamento e formazione), risultati e via di nuovo.
L’obiettivo è allineare la formazione degli studenti con le esigenze del lavoro e viceversa. Prima che sia troppo tardi.
«La popolazione della provincia conta un giovane ogni quattro anziani, il tasso di natalità non colma questo divario neanche grazie ai figli dei migranti, e fra quattro anni (con l’età degli imprenditori che avanza) corriamo il rischio di avere mille aziende che non avranno nessuno a cui passare il testimone», riassume Anna Rita Bramerini, direttrice generale di Cna Grosseto, e poi sentenzia: «Basta con le azioni spot, servono interventi strutturali».
Le proiezioni dei ricercatori disegnano infatti una “trappola demografica”. Considerando le “linee evolutive”, dal 1982 al prossimo 2040, del divario tra giovani in ingresso sul mercato del lavoro (in età compresa fra i 15 ai 24 anni) e adulti in uscita (fra i 55 e i 64 anni) in provincia di Grosseto, dopo l’ultimo incontro (che si è verificato proprio nel 1982) si raggiungerà il divario massimo nel 2028.
E l’oggi non dà basi incoraggianti. Il 15% dei giovani grossetani (circa 2.800 persone) è Neet, cioè non studia e non lavora. E il 25% dei giovani con meno di 25 anni sul mercato del lavoro (circa 1.700 persone) nel 2021 risulta in cerca di occupazione; circa 1.800, infine, sono gli under 25 iscritti ai Centri per l’impiego.
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