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il dibattito  

Vino biodinamico «Macché stregoni Il nostro metodo è validissimo»

Lina Senserini

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Lina Senserini

Grosseto. «Il vino biodinamico non è frutto di strane pratiche esoteriche, ma di una coltivazione che rispetta gli equilibri e i ritmi della natura e ogni azienda che utilizza questo metodo deve essere certificata biologica».

L’azienda biodinamica Sequerciani, nel cuore delle colline di Tatti, tra Gavorrano, Massa Marittima e Roccastrada, non ci sta a farsi bollare di “stregoneria”, come avrebbe dichiarato la senatrice Elena Cattaneo riferendosi a questo metodo di coltivazione, durante la discussione del disegno di legge 988/2021, che mira a mettere ordine nel settore agricolo, in un comparto che interessa in Toscana oltre 40 aziende, delle quali otto in Maremma, certificate Demeter. Le polemiche sul disegno di legge “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola [. . ] con metodo biologico e biodinamico”, hanno tenuto banco sui media nazionali e la stampa di settore e ora arrivano in Maremma. A difesa del biodinamico scende in campo un’azienda che ha scelto questa pratica dieci anni fa, grazie alla lungimiranza del suo proprietario, lo svizzero Rudy Gerber, e oggi produce vini di altissima qualità. «Premettendo l’assoluta insensatezza della polemica sollevata, poiché non esiste l’eventualità da molte parti paventata di dare soldi pubblici a stregoni e sciamani, ci preme mettere l’accento sulla validità del metodo biodinamico», spiega l’azienda Sequerciani differenziando tra metodo tradizionale (cura le colture, mentre le lavorazioni sul terreno sono finalizzate al potenziamento della specie coltivata), biologico (stessa finalità, ma limitando l’uso di prodotti di chimica di sintesi) e il biodinamico, che viceversa concentra la propria attenzione sul suolo come elemento basilare della produzione: un terreno in salute non necessita di pratiche più o meno invasive. «All’accusa di mancanza di scientificità rispondiamo con dati inconfutabili in sede scientifica e analitica: niente concimi chimici, né organici aggregati e sintetizzati in stabilimento come avviene nel biologico, uso limitato di prodotti quali il rame o lo zolfo, dimezzati rispetto ai limiti biologici, alti livelli di flora microbatterica presente nei terreni biodinamici. I tanto “vituperati” preparati biodinamici (corno letame, estratti di erbe e di corteccia) non sono altro che derivati omeopatici che integrano e arricchiscono i batteri presenti nel nutrimento di base del terreno. Il protagonismo dei politici è un dato consolidato: la rabbia e il pregiudizio dei colleghi agricoltori è invece una amara constatazione», conclude l’azienda Sequerciani. —

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