Il Tirreno

Grosseto

tribunale 

Condannati i conduttori e un radioascoltatore «Diffamato Chicco Testa»

Pierluigi Sposato

L’ex presidente di Enel che abita a Manciano aveva querelato i responsabili della trasmissione La Zanzara su Radio24: sarà risarcito con 90mila euro 

22 dicembre 2018
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GROSSETO. Tutti condannati per aver diffamato Enrico Chicco Testa, già presidente di Enel, abitante nella nostra provincia, a Manciano. Sia il radioascoltatore che era intervenuto in diretta, sia i due conduttori della trasmissione “La Zanzara”. Donato Ricci, 64 anni, di Saronno, e i giornalisti Giuseppe Cruciani e David Parenzo, 52 e 42 anni, sono stati riconosciuti colpevoli dal giudice Giovanni Muscogiuri: ciascuno è stato condannato a 30mila euro di multa, ciascuno dovrà anche versare 30mila euro a Testa, parte civile nel procedimento.

Oggetto del processo – celebrato a Grosseto a motivo della residenza della persona offesa - la trasmissione della sera del 7 ottobre 2015 andata in onda su Radio24, nel corso della quale Ricci aveva parlato di quattro miliardi finiti negli anni Novanta nelle tasche di Testa, tra l’altro oggetto anche di offese in diretta. «Nessuna discriminante, nessun diritto di critica», aveva concluso il viceprocuratore onorario Alessandro Bonasera: Ricci («certamente è stato lui») si era lasciato andare ad espressioni lesive e i conduttori avevano lasciato che ciò avvenisse. «Non era stata posta in essere alcuna cautela per impedirlo. E tra l’altro occorreva evitare di dare la parola a soggetti che si sapeva avrebbero potuto commettere reati in diretta. Già l’esordio della telefonata non era stato dei migliori. Ricci doveva essere bloccato». Nove mesi la richiesta.

Il difensore di parte civile ha ricordato che nel 2015 Testa non aveva più nulla a che fare, e da tempo, con Enel. Ha sottolineato che Ricci è «fonte totalmente inaffidabile e che i giornalisti lo sapevano», dato che ne avevano salutato il ritorno in onda. Anzi, se Ricci non fosse stato insultante «non sarebbe stato ammesso alla trasmissione, tra l’altro mandata in onda in replica anche la notte successiva».

Il difensore di Parenzo e Cruciani, l’avvocato Caterina Malvenda, ha evidenziato alcuni difetti della querela, poi ha sostenuto l’inapplicabilità dell’aggravante alle trasmissioni radio e tv. Poi ha argomentato: «Chi si avvicina a questa trasmissione sa cosa si aspetta, è la cifra della Zanzara. Non si può fare una censura preventiva. Con Sgarbi, ad esempio, cosa si dovrebbe fare?». Malavenda ha ricordato anche che c’è stata una presa di distanza («speriamo che Testa ti quereli», avevano detto i conduttori). Rosanna Savelli, difensore di Ricci, ha esordito evidenziando che non c’è prova che sia stato Donato a parlare alla radio («ha un gemello che vive nello stesso nucleo familiare») e ha ricordato che quella sera l’argomento erano gli stipendi elevati dei dipendenti pubblici: «Era palese l’intenzione di suscitare ilarità. Nessuno ha accusato Testa di prendere soldi in modo illecito». —

Pierluigi Sposato



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