Il Tirreno

Grosseto

Fognature dell’ippodromo, tutto da rifare 

Fognature dell’ippodromo, tutto da rifare 

L’asservimento dei terreni della Pam doveva essere fatto dal consiglio comunale: lo stabilisce il Tar

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FOLLONICA. Doveva essere il consiglio comunale ad approvare l’asservimento dei terreni della Pam Panorama spa per la costruzione delle fogne a servizio del nuovo ippodromo.
Una vicenda che parte dal 2010 e che vede protagonista la società proprietaria del supermercato di via Massetana: il Comune di Follonica ha pronunciato nel 2010 l’asservimento del diritto di servitù per il mantenimento di una condotta fognaria sotterranea.
In pratica l’amministrazione ha deciso di far passare l’impianto dal terreno della Pam e la stessa ha fatto ricorso al tribunale perché non gli era stato comunicato l’avvio del procedimento. Il Tar ha dato ragione alla società che successivamente ha chiesto il ripristino dell’area di sua proprietà. Il Comune in risposta ha comunicato l’avvio del procedimento di costituzione in sanatoria, facendo presente che la rimozione della fognatura avrebbe avuto costi troppo alti e nel contempo avrebbe reso inagibile l’ippodromo. Inoltre l’amministrazione nel documento, spiegava a Pam che le ragioni del posizionamento della fognatura erano motivate anche dall’impossibilità di farla passare altrove, e che quel tracciato era l’unico ad avere le pendenze necessarie al funzionamento delle condotte e non incideva sull’assetto delle aree del comparto da edificare. Ma la società non ha accettato le motivazioni date dal municipio, spiegando che gli interessati non erano stati chiamati in causa sulla questione, che quindi non hanno ricevuto le notifiche dell’iter e il procedimento a loro giudizio non era stato corretto. «L’atto impugnato non è stato preceduto da una deliberazione del consiglio comunale, organo deputato alle acquisizioni immobiliari per conto dell’Ente e quindi è mancata la preventiva volontà di acquisire al patrimonio comunale le aree private» si legge nella documentazione depositata da Pam. Su questo punto si sono soffermati i giudici fiorentini, che hanno spiegato come i provvedimenti di acquisizione rientrano a pieno titolo nelle competenze consiliari. «Infatti, secondo l’interpretazione che appare preferibile, la particolare natura dell’acquisizione sanante, riconducibile nell’alveo dell’amplissima discrezionalità propria dell’organo di indirizzo, richiede una formale, specifica e compiuta espressione di volontà dell’ente manifestata necessariamente dal consiglio comunale — dicono i giudici — potendo in tale ambito essere demandati ai dirigenti o ai responsabili dei servizi dell’ente solo compiti strettamente esecutivi delle determinazioni discrezionali adottate dall’organo consiliare». In conclusione, il ricorso deve essere accolto per difetto di competenza, l’atto quindi viene annullato e adesso al Comune toccherà riprendere in mano la questione per trovare una soluzione definitiva. (p.v.)
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