Fiorentina È iniziata l’era di Palladino «Felice di essere qui a giocarmi l’Europa»
Giro di telefonate a tutti i calciatori viola: «C’è ambizione, faremo qualcosa d’importante»
FIRENZE. Raffaele Palladino, atto primo. Stavolta la conferenza stampa è tutta sua, dopo l’apparizione veloce il 4 giugno scorso nella chiacchierata di Ferrari e Pradè con la stampa, ma anche giorno dell’accordo ufficiale con il club di Commisso fino al 2026. Due stagioni di contratto che hanno preso il via ufficialmente ieri mattina con la presentazione del tecnico campano al Viola Park. Che chiede e ovviamente ha la precedenza per introdursi e rompere il ghiaccio. «Essere qui a Firenze – sono state le prime parole di Palladino – e in questa grande società è un motivo di enorme orgoglio per me. Sono emozionato e i miei ringraziamenti vanno al Monza, perché mi ha dato l’opportunità di allenare in Serie A. Grazie al presidente Berlusconi che ha creduto in me: sono stato il suo ultimo allenatore e rimarrà nel mio cuore per sempre. E grazie a Galliani, maestro di calcio e di vita. Ora però sono strafelice di essere qua, stramotivato a fare un grande percorso con questa grande società e questi grandi tifosi».
Tutto d’un fiato per “sciogliersi” e il tentativo gli riesce bene: sarà una mezz’ora di presentazione liscia, lineare, senza picchi clamorosi, ma già empatica, e quello dell’empatia è sentimento/concetto che torna spesso nelle dichiarazioni di Palladino. Che dimostra poi di essersi già calato nella realtà viola a 360 gradi, non tralasciando nulla ma proprio nulla d’intentato per infilarsi nel modo giusto in questa nuova avventura. «La Fiorentina ha fatto benissimo in questi anni e Italiano è stato bravissimo a creare un’ossatura che ha ottenuto risultati eccellenti: adesso va portato avanti il percorso. L’organico è forte ed esiste perfetta sintonia con i dirigenti: parliamo ogni giorno, stiamo programmando, stiamo valutando tutto. Vogliamo lavorare bene per il bene di questa società. Io ho parlato con tutti i calciatori e già mi odieranno – sorride – dopo averli rintracciati in giro per il mondo: li ho chiamati e ho ascoltato attentamente quello che mi dicevano. Io ho bisogno di capire l’uomo prima del calciatore, per me è fondamentale avere empatia con ognuno». Il modulo è argomento in cima all’interesse della platea: Palladino ripartirà dal 4-2-3-1 di Italiano o da Monza si è portato dietro l’amato 3-4-2-1? La seconda. «Costruiamo la rosa e poi entriamo nei dettagli. L’ambizione è di fare bene e costruire qualcosa d’importante. C’è grande voglia di proporre una squadra che sappia giocare a calcio, che diverta, che sia ambiziosa e comandi la partita. Quanto al gioco, non sono un integralista che usa solo un sistema: in due anni al Monza ho fatto tanti esperimenti, ho cambiato: credo nei princìpi di gioco non nel sistema. Ripartiremo dal 3-4-2-1, ma la Fiorentina viene dal 4-2-3-1 e lo possiamo fare. L’importante è avere giocatori con caratteristiche precise e sapersi adattare a quelle degli avversari». Ancora un po’ di pensieri sparsi prima di addentrarsi su alcuni singoli, ovviamente i più rilevanti del gruppo. «I tifosi viola hanno una passione enorme e un amore infinito per questa squadra e per questa maglia, e tutto ciò è molto bello, anzi è fantastico. Ti caricano di responsabilità e stimoli, ma sono due componenti emotive che è sempre meglio averle, perché questo lavoro è amore e passione: che io metterò insieme al mio staff per questo club che ha un passato storico di grandi obiettivi e grandi traguardi. E vi dico che da piccolo ero simpatizzante della Fiorentina perché seguivo Batistuta, Rui ed Edmundo e li schieravo sempre al fantacalcio». I singoli, si diceva, iniziando da quello che non c’è e serve come l’aria. «Il centravanti determina a livello di risultati, so bene che a Firenze sono passati attaccanti di un certo valore e i tifosi si aspettano un attaccante importante. Gonzalez? Nico lo conosco bene, è un top player. Devo metterlo nelle condizioni di fare meglio possibile. Può giocare esterno a destra, trequartista, è un giocatore intelligente. Non vedo l’ora di allenarlo. E lo stesso discorso vale per Sottil, uno che ha qualità, estro, fantasia. Ha tutto per poter fare il calciatore ad alti livelli: mi prendo la responsabilità. Beltran per me ha doti di rilievo, può fare il trequartista nel 4-2-3-1 come nella passata stagione e può fare la punta. Disponibile, grande mentalità: mi è piaciuto il confronto con lui». La promessa, infine. Che ci sta sempre bene. E poi è una promessa fatta col cuore. «Firenze è una tappa meravigliosa per me, se pensate che due anni fa allenavo la Primavera del Monza e adesso sono qui a giocarmi l’Europa: darò tutto me stesso ogni minuto per regalare soddisfazioni alla società e a questi splendidi tifosi».
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