In aula
Fiorentina, Martinez Quarta lancia la sfida: «In tre mesi mi riprendo tutto»
Il centrale argentino spera di riguadagnarsi anche una chiamata dal commissario tecnico della nazionale
Ventuno e venti: sono le presenze totalizzate da Lucas Martinez Quarta nei due campionati in maglia viola, con 1.481’minuti giocati in uno e 1.429 nell’altro che è terminato lo scorso 21 maggio. Due stagioni in fotocopia, curiosamente simili per percorso e modalità. Due stagioni che dicono sostanzialmente una cosa: il centrale argentino non ha fatto il salto di qualità. E questo perché è racchiuso in un punto in comune che lo spiega meglio di tante parole: la seconda stagione l’ha finita come aveva cominciato la prima. In panchina. Per assimilare concetti, meccanismi e gioco di un calcio per lui nuovo in quella del debutto; per il sorpasso nelle gerarchie del ruolo effettuato da Igor nell’ultima. E da lì adesso si riparte. Eppure, tutto lascia pensare che questo processo di maturazione sia solo rimandato e a farlo credere possibile è proprio lui: con l’impegno e con la determinazione messa in campo fin dall’inizio del ritiro a Moena.
Testa bassa e pedalare, si dice: è ciò che identifica bene il comportamento del difensore ex River Plate. L’eventuale rinuncia a Milenkovic da parte della Fiorentina è un discorso che va avanti in maniera autonoma e non interessa Quarta: a prescindere dal fatto che in quel caso la società interverrebbe sostituendo il serbo con un elemento di valore, il posto da titolare il “Chino” se lo vuole guadagnare sul campo. La consapevolezza acquisita e la maturità psicofisica sono altri due fattori che possono essere decisivi. «Qui ho trovato un altro calcio, totalmente diverso. Noi (argentini, ndc) non siamo abituati – ha dichiarato Quarta in collegamento su Tik Tok del club viola – a confrontarci con un certo tipo di attaccanti e serve un periodo di adattamento. Io, però, adesso l’ho completato e sono sicuro che in questa stagione posso fare bene: con tante gare ravvicinate ognuno di noi avrà più possibilità di giocare.
Specialmente in questi primi tre mesi, prima della sosta per il Mondiale, ci sono tantissime partite in programma e quindi dobbiamo essere preparati e pronti per affrontarle». E proprio evocare il Mondiale fa capire quanto il difensore sudamericano sia concentrato sulla Fiorentina: quasi esclusivamente su questa. «Giocare questa competizione è il sogno di ogni bambino che si avvicina al calcio. Nell’ultima convocazione non sono stato chiamato, ma sto lavorando per tornarci, perché ci tengo tantissimo. Ma non ci penso. L’unico obiettivo, invece, è fare bene qui, trovando quella continuità che non ho avuto in questi due anni. Se faccio bene, ho maggiori chances di andare al Mondiale». Quarta diceva degli attaccanti con cui non era abituato a misurarsi: con Jovic insieme a Cabral avrà di che sbizzarrirsi. «Jovic è un giocatore di qualità, lo conosciamo benissimo. Ha ottenuto risultati eccellenti a Francoforte, mentre non ha avuto tante occasioni a Madrid, ma conosciamo le sue qualità e uno come lui rappresenta un ottimo banco di prova per i difensori.
Lo stesso vale per Cabral, altro attaccante “duro”, tosto: per noi è importante marcare giocatori come loro, perché poi sono quelli che ti trovi davvero di fronte da avversari in partita». Obiettivi, infine: gira e rigira si casca sempre lì. «Prima di tutto speriamo di passare i playoff così da entrare in Conference League: l’amichevole di domani (oggi, ndc) , sarà un bel test contro un Galatasaray che ha tradizioni in Europa e che ha già messo in difficoltà il Barcellona. Detto che potevamo fare anche meglio, in campionato poi vogliamo confermare quanto fatto l’anno scorso raggiungendo l’Europa». I saluti sono sul rapporto con i tifosi. «Bello, bellissimo. Foto, autografi, tanti bambini: per noi è un piacere, perché li facciamo contenti, in primis proprio i più piccoli. Li saluto e dico loro che darò il massimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA