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Riganò: «I gol devi averli nel sangue e Jovic ce li ha. Ci scommetto»

Francesco Gensini
Riganò: «I gol devi averli nel sangue e Jovic ce li ha. Ci scommetto»

Il bomber dal cuore viola è pronto a ballare al ritmo delle reti di Luka. Riganò spera che «ritorni quello dell’Eintracht». E «punto anche su Cabral»

03 luglio 2022
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I due attaccanti chiamati a sostituire Vlahovic, da gennaio a maggio hanno realizzato cinque gol in due in campionato: Cabral avrà la riprova delle qualità intraviste, Piatek ha chiuso l’esperienza in viola con i quattro mesi in prestito dall’Hertha Berlino. Ma adesso ci sarà (c’è) Luka Jovic.

Un “crack” del calcio europeo appena tre anni fa, uno per il quale riscatto (personale) farebbe rima con successi (della Fiorentina). Le nuove attese dei tifosi viola sono quelle di Christian Riganò, il bomber che la Fiorentina l’ha riportata in Serie A a suon di gol dal baratro del fallimento.

Un cuore viola che usa il noi. Noi della Fiorentina. «Io la vedo così. Il gol – afferma “Riga” – uno ce l’ha o non ce l’ha nel sangue e Jovic ce l’ha, altrimenti non si segnano quasi trenta reti in una stagione. È vero che il salto al Real Madrid non è andato come pensava, ma ci sta di non riuscire a trovare spazio in una super squadra con tanti calciatori di valore nel tuo ruolo. Detto questo, per me rimane un ottimo rinforzo: sperando che ritorni quello dell’Eintracht».

Si dice: Jovic rischia di relegare Cabral ai margini.

«Mi metto a ridere quando sento parlare di problemi di convivenza. Qui si parla di Fiorentina, poi la concorrenza è altamente stimolante: se uno fa gol, l’altro s’impegna di più. Più attaccanti bravi ci sono e meglio è: ce ne vogliono due all’altezza e un altro di “scorta” anche solo con campionato e Coppa Italia, figuriamoci quest’anno se ci sarà anche la Conference League».

A proposito del brasiliano ex Basilea: che idea si è fatto di lui?

«Ha le movenze dell’attaccante. Deve migliorare nel tenere palla, nell’andare incontro per fare da sponda, nel far salire la squadra. Stavolta parte alla pari con gli altri e il ritiro gli consentirà di capire meglio le caratteristiche dei compagni e quello che l’allenatore vuole da lui. Nell’ultima stagione ha giocato, ma non sempre, e subentrare non è mai facile: di Robbiati non ce ne sono tanti».

La Fiorentina riparte dal 4-3-3.

«Il modulo preferito da Italiano e mi sembra che riesca benissimo a metterlo in pratica. Sul modulo ci si può intervenire, ma dipende dai giocatori che hai a disposizione. Non mi voglio certo sostituire a Vincenzo, però vi garantisco che se arrivano pochi cross in area per gli attaccanti è dura. Quello che ha fatto Cabral a Napoli succede una volta, massimo due».

Un cambio di modulo passando quando serve al 4-2-3-1 può essere una soluzione?

«Può essere e comunque contano le posizioni più dei numeri. Gonzalez e Ikoné hanno una predisposizione naturale ad entrare dentro al campo e magari a ricevere spesso il pallone a ridosso della porta. Per esaltare le doti del centravanti me li immagino esterni di ruolo e di fatto: più larghi loro, più linfa per l’attaccante di riferimento».

Non solo rinforzi in attacco: insieme a Jovic stanno arrivando anche Dodô e Mandragora.

«Sono sincero: Dodô lo conosco poco, ma il marchio Brasile è una garanzia e mi fido di quello che stanno facendo i nostri dirigenti. Mandragora non è Torreira e non gli puoi chiedere di fare quello che faceva l’uruguaiano, però scegliendo lui e Amrabat lì nel mezzo mi sembra che Italiano abbia già le idee chiare su come sviluppare il gioco della Fiorentina».

Capitolo difesa: Milenkovic è destinato ad andare via e intanto partirà il “recupero” di Martinez Quarta.

«Se parte Milenkovic è indubbio che diventa necessario prendere un sostituto di uguale valore. Quarta lo conosciamo: deve crescere sia tecnicamente che caratterialmente per evitare qualche ammonizione gratuita, ma sono sicuro che lo sa anche lui. Mi auguro che ripeta il percorso di Igor: prima qualche incertezza, poi autore di una stagione strepitosa».

Agosto (18 e 25) , la Fiorentina si gioca il ritorno in Europa ai playoff.

«La Roma ci ha creduto, ha vinto la Conference League e adesso se la gode. Spero che anche la Fiorentina sia protagonista a lungo in questa competizione, ma una volta che ci è entrata, servirà una rosa di qualità e ampia nel numero per essere competitiva su tre fronti. Senza dimenticare la Coppa Italia che a me piace da morire, perché alla fine dell’anno metti un trofeo in bacheca».

Tre anni di Commisso alla guida del club viola: bilancio e prospettive?

«Il segno lo sta lasciando e il centro sportivo, fantastico, è il più evidente. Mi sembra che stia portando avanti un progetto, mentre trovo destabilizzanti le voci sulla cessione. Commisso potrebbe spendere di più, forse, ma è facile dirlo con i soldi degli altri. Da tifoso e a mio modo di vedere, una città come Firenze e con tifosi come quelli viola, l’obiettivo minimo ogni anno dovrebbe essere l’Europa League. Poi, se una ogni tanto sentiamo la musichetta della Champions, sarebbe davvero ancora meglio».

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