Stadio Franchi ancora senza tempi certi, attesa per il cronoprogramma
Il centrodestra resta senza firme per la sfiducia, il Comune rilancia sul cantiere: la fine entro il 2029
FIRENZE. «La data di ultimazione dei lavori rimane il 2029». Con queste parole, in consiglio comunale, l’assessora allo Sport Letizia Perini ha provato a rassicurare la città. «Ciò che ha rallentato alcune lavorazioni non si ripeterà nel secondo lotto. Potremo anticipare i tempi». Parole che suonano come una promessa, ma che si scontrano con la realtà di un cantiere ancora senza cronoprogramma aggiornato (arriverà in settimana, filtra da Palazzo Vecchio). Il nodo, appunto, è il tempo.
Il Franchi è oggi un puzzle in movimento, fatto di ritardi accumulati, carte in corso di aggiornamento e incontri continui tra Comune e Fiorentina. «Siamo i primi a essere dispiaciuti per la mancata consegna della curva Fiesole per il centenario», ha aggiunto Perini, provando a chiudere la polemica. Ma l’attesa pesa.
La Fiorentina osserva e si muove con cautela. Dal club viola trapela l’intenzione di partecipare al finanziamento del restyling, ma a una condizione: chiarezza sul fine lavori e sul come. Il presidente Rocco Commisso resta interessato, ma solo se il cantiere procederà secondo un calendario certo e vincolante. Tanto che la società sta preparando un documento di osservazioni e criticità da consegnare a Palazzo Vecchio, per fissare nero su bianco garanzie operative.
Nel frattempo, l’ipotesi più temuta si riaffaccia: sei mesi lontano dal Franchi nel 2028. Una prospettiva scritta in una bozza tecnica, che prevede la chiusura dell’impianto tra giugno e dicembre di quell’anno per consentire l’avvio del secondo lotto. Il Comune nega che la Fiorentina sarà costretta a traslocare, ma la sola previsione ha agitato i vertici del club, consapevoli che spostare la squadra fuori città significherebbe un danno d’immagine, economico e sportivo.
A Palazzo Vecchio assicurano che la sindaca Sara Funaro «farà tutto il possibile» per evitare questa evenienza. Ma la convivenza tra partite e lavori, come spiegato dal direttore tecnico del progetto Luca Buzzoni (società Arup) alla Nazione, si è già rivelata molto più complessa del previsto: «La coabitazione doveva durare sei mesi, non anni. In alcuni casi le partite hanno interrotto i lavori dal mercoledì al lunedì successivo». In altre parole, il cantiere rallenta ogni settimana in cui si gioca. Da qui la difficoltà di rispettare la scadenza del 2029. Nei prossimi due anni e mezzo dovranno essere completati curva Ferrovia, Maratona, tribune laterali e aree interne, oltre alla riqualificazione del parterre, degli skybox, degli spazi museali e dell’auditorium. Un piano ambizioso, tanto da sembrare utopico. Eppure, dal Comune fanno sapere che l’obiettivo resta quello, confidando nel fatto che le risorse impiegate provengano dal Pnc e non dal Pnrr, quindi con scadenze più flessibili. Sul fronte politico, la partita si gioca a più livelli. Funaro difende l’impianto come «bene pubblico da preservare e modernizzare», mentre il centrodestra insiste nel definire la gestione «un fallimento amministrativo». La sindaca, da parte sua, mantiene il dialogo aperto con la società viola e tenta di riportare la discussione sul piano tecnico, evitando che il Franchi diventi un campo di battaglia ideologico.
Ma la tensione è alta. In consiglio, l’opposizione ha depositato una mozione di sfiducia contro la sindaca, accusandola di «aver perso la funzione di garante dell’interesse collettivo» e di «scarsa trasparenza» nella gestione del progetto, richiamando anche la controversa vicenda del cosiddetto “cubo nero”. L’atto, firmato da lista Schmidt, FdI, Forza Italia, Lega e Noi Moderati, ieri è naufragato: non ha però i numeri per andare avanti: servono quindici firme, il centrodestra ne ha dieci.
La controffensiva della maggioranza è stata dura. Il capogruppo Pd Luca Milani ha parlato di «flop politico», accusando la destra di «trasformare il Consiglio in uno spettacolo avvilente». Più morbida Italia Viva, che non ha aderito alla mozione, ma chiede «un approccio concreto». Dai banchi di Avs-Ecolò arriva l’affondo più netto: «Un attacco strumentale di chi usa lo stadio per fare propaganda». Nel frattempo, però, le gru arrancano e le carte sul cronoprogramma ancora incomplete. Per ora, più che un cantiere, il Franchi resta un simbolo sospeso, tra la promessa del nuovo e il peso di un passato che Firenze, a ogni partita ora che la Viola vive pure un periodo di crisi, continua a guardare negli occhi.
