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Firenze, la Tav fa tremare l’Arco dei Lorena: via libera al restauro aggiuntivo

di Mario MNeri
L’Arco dei Lorena in piazza della Libertà, dove a giugno 2023 è cominciatro il restauro del monumento
L’Arco dei Lorena in piazza della Libertà, dove a giugno 2023 è cominciatro il restauro del monumento

L’ha ordinato il Comune dopo il monitoraggio dell’Università sulla talpa

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FIRENZE. Era già un po’ acciaccato, maltempo e smog avevano aperto piccole fessure, eroso le pietre, generato il distacco degli intonaci, e sui marmi delle statue degli dèi s’era formata la classica patina nera, tanto che i cantieri per il restauro della facciata che guarda porta San Gallo sono partiti a giugno 2023 ed erano ancora in corso quando è passata la talpa sottoterra e l’Arco dei Lorena ha tremato.

Qualche sussulto, nulla di più, ma adesso si scopre che l’arco trionfale di piazza delle Libertà pensato dalle famiglie più in vista di Firenze nel 1738 per conquistarsi i favori del granduca Francesco Stefano avrà bisogno di cure aggiuntive. Palazzo Vecchio ha dovuto integrare con 62.500 euro un appalto che adesso raggiunge i 440mila euro per fare altre piccole riparazioni.

Le vibrazioni prodotte dalla maxi-fresa che sta scavando il tunnel dell’alta velocità nel sottosuolo di Firenze verso Castello hanno provocato altre impercettibili crepe e messo a rischio alcune piccole parti del monumento. Tutto registrato in una perizia seguita ai risultati di un’indagine del laboratorio Lam dell’Università di Firenze. Agli esperti di Scienze della terra e di geologia dell’ateneo il Comune aveva infatti affidato il monitoraggio dell’Arco dei Lorena in concomitanza con il passaggio della talpa che scava le gallerie Tav. È un team specializzato nel controllo di marmi e pietre del paesaggio e di grandi monumenti. A Firenze sono loro ad eseguire verifiche periodiche sulla cupola del Duomo e a tenere sotto controllo qualsiasi minuscola oscillazione grazie a strumentazioni sensibilissime. Le stesse applicate in piazza della Libertà, dove Iris è arrivata fra maggio e giugno scorsi.

Con un diametro di quasi 10 metri, lunga 112 metri e un peso di 1.470 tonnellate, la maxi-fresa si è spostata e si sposta nel sottosuolo a una velocità di 80 millimetri al minuto, facendo roteare il suo disco tagliente nella pietra e allo stesso tempo gettando i famosi “conci” di tenuta dell tunnel. Dotata di una tecnologia avanzatissima che riduce le vibrazioni, non può però annullarle del tutto. Ed era perfino prevedibile che potesse far tremare l’arco settecentesco. È successo, e per fortuna senza vere conseguenze. Ma rendendo necessari interventi di «ulteriori rifacimento e trattamento» rispetto al restauro già avviato più di un anno fa.

È Palazzo Vecchio a scriverlo nero su bianco su un provvedimento dirigenziale della direzione Servizi tecnici di palazzi, ville e monumenti cittadini: «Considerato che il progetto a base di gara prevede l’esecuzione di opere OG2 (la categoria di opere necessarie a recupero, conservazione e consolidamento di immobili di interesse storico, ndr) su porzioni lapidee e specchiature ad intonaco del monumento lato Porta a San Gallo, e che in concomitanza del sottoattraversmento AV sono state effettuate ulteriori indagini di Laboratorio LAM dell’Università degli Studi di Firenze per il monitoraggio dell’opera, in seguito alle risultanze di dette indagini si è reso necessario eseguire ulteriori interventi di rifacimento e trattamento di porzioni lapidee e finta pietra in via di distacco, come riportato» nella «relazione di perizia suppletiva e variata distribuzione di spesa».

Dal Comune precisano anche che «l’Arco è sotto monitoraggio strumentale per verificare gli effetti del passaggio della talpa» e che la prima (Iris) è già passata. «In più abbiamo chiesto a Rfi di sostenere una indagine approfondita sullo stato di conservazione dei gruppi scultorei da reiterare dopo il passaggio della seconda talpa», ma «ad oggi non è stato rilevato alcun effetto sul monumento». Insomma, quelli registrati finora sarebbero solo piccoli sommovimenti e il lotto di restauro ordinato in più dopo il monitoraggio di Unifi sarebbe solo cautelativo.

Ma appunto Iris adesso è ferma sotto la Fortezza, aspetta che la raggiunga Malika, la seconda maxi-fresa che scaverà la galleria gemella da circa 7 chilometri fra Campo di Marte e Castello. Non si sa se sotto i bastioni della Fortezza abbia smosso qualcosa, anche se proprio per rinforzarli il progetto ha previsto delle iniezioni di cemento sotterraneo. Ora però il Comune ha chiesto a Rfi di monitorare anche l’Arco, per assicurarsi che Malika continui ad essere innocua come Iris.

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