Firenze, con le tende nella via del lusso: la protesta contro Montblanc
La mobilitazione dei lavoratori delle aziende in appalto
FIRENZE. Sciopero e protesta dei lavoratori in appalto per Montblanc, con tre tende piazzate davanti alla boutique del brand in via Tornabuoni, la strade delle griffe nel centro storico di Firenze, contro quello che viene definito «contro lo sfruttamento nelle filiere della moda ed in solidarietà alla lotta dei lavoratori in appalto». La mobilitazione, che proseguirà anche oggi, è promossa dai Sudd Cobas: coinvolti nello sciopero, fa sapere il sindacato «centinaia di operai in circa 40 aziende del settore moda tra Firenze e Prato».
La protesta, con alcune decine di partecipanti, ha avuto un prologo in piazza Duomo, davanti alla sede della Regione Toscana: una delegazione di sindacalisti e operai ha consegnato una lettera aperta indirizzata al presidente Eugenio Giani per tornare a chiedere di convocare al tavolo di crisi il fondo finanziario Richemont, titolare del brand.
«Siamo ancora in attesa. Finora la Regione non è stata chiara, vogliamo sapere se sostiene le richieste dei lavoratori in appalto oppure no. Diamo il beneficio del dubbio e per questo abbiamo consegnato oggi la lettera, sperando che la Regione finalmente si esprima», dice Francesca Ciuffi dei Sudd Cobas. La protesta riguarda i lavoratori di due ditte Z Production ed Eurotaglio di Campi Bisenzio (Firenze) le cui commesse non sono state rinnovate a inizio anno, con le borse che però continuano ad essere prodotte sul territorio.
«Una delocalizzazione punitiva, dopo la sindacalizzazione», sostengono i Sudd Cobas. In via Tornabuoni, oltre alle tende, striscioni con scritto “non siamo usa e getta” e cori “basta lavoro dodici ore”, “otto ore, cinque giorni”.
Nelle intenzioni di sindacalisti e operai le tende resteranno piantate fino ad oggi quando alle 17.30 è in programma una nuova manifestazione davanti ai negozi Montblanc anche in altre città italiane e in Francia e in Germania, nell'ambito di una mobilitazione di «convergenza europea».
I Cobas sostengono che «dietro ognuna di queste 40 aziende c’è una storia di riscatto collettivo dallo sfruttamento, dai turni di dodici ore, dal lavoro nero, dal caporalato. Tante storie che insieme fanno un movimento. Un movimento che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato e che ora non si può più ignorare».