«Basta aggressioni ai ragazzini alla stazione», le mamme di Firenze lanciano la petizione online
L’ultimo episodio di microcriminalità è avvenuto alla stazione ai danni di un 13enne. Giovanissimi sempre più nel mirino tra furti e pestaggi anche in pieno giorno
FIRENZE. Preoccupate, esasperate dall’idea che i figli debbano affrontare pericoli sempre maggiori anche in situazioni apparentemente normali come andare a scuola, anche in luoghi molto frequentati e in pieno giorno, come può esserlo la stazione. Così tra genitori ha iniziato a maturare l’idea che fosse necessario mobilitarsi, fare qualcosa in più, unire le forze e chiedere sicurezza.
A far scattare il campanello d’allarme decisivo è l’episodio capitato la scorsa settimana a un 13enne alla stazione di Santa Maria Novella. Il ragazzo stava per salire sulla tramvia quando un uomo lo ha aggredito per rubargli il cellulare e lo ha ripetutamente colpito in testa. Ad alcuni giorni di distanza la madre del ragazzo, visti anche i tanti episodi che coinvolgono i giovanissimi a Firenze e nel resto d’Italia, tra aggressioni, furti ed episodi di bullismo, ha pensato di coinvolgere anche gli altri genitori in una petizione per chiedere sicurezza per i ragazzi. «Non si tratta più solo di episodi – spiega – adesso è quasi la quotidianità. Non possiamo limitarci solo a vedere quello che accade nelle trasmissioni televisive, bisogna cominciare a chiedere che vengano prese misure e fatte cose concrete. A me non interessa fare politica, ma ho provato a lanciare delle proposte». Così la donna domenica sera ha lanciato la raccolta firme su change.org e ha iniziato a farla girare tra i suoi contatti. «Noi, cittadini preoccupati per la sicurezza e il benessere delle nostre comunità – si legge nel testo – ci rivolgiamo al governo per sollecitare un’azione urgente e determinata nella lotta contro la microdelinquenza che affligge quasi tutte le città d’Italia ormai».
E ancora: «Furti, scippi, atti vandalici e aggressioni verbali sono diventati troppo comuni, generando paura e insicurezza tra i cittadini. Con questa petizione, chiediamo risolutamente alle autorità competenti di adottare misure concrete». Tra le proposte: l'implementazione di programmi educativi e di prevenzione rivolti ai giovani per promuovere valori di rispetto, legalità e responsabilità sociale; l’obbligo per tutti coloro che immigrano con l’intenzione di non ritorno nel proprio paese un test o una formazione su cultura, valori, regole e leggi in vigore, maggiore presenza di forze dell'ordine e più illuminazione pubblica, pene certe anche per episodi di microcriminalità e più collaborazione tra istituzioni e comunità.
La petizione in solo due giorni ha già raccolto centinaia di adesioni. «L’idea - prosegue la donna - mi è scattata quando parlando di quello che era successo a mio figlio, alcuni mi hanno detto “Ma non poteva mollare il cellulare?”. Mi ha fatto pensare. Il valore della vita è la prima cosa, prima di qualsiasi oggetto, però quel “mollare” vuol dire arrendersi, accettare la situazione così com’è, questo non è giusto».
La mamma del 13enne aggredito ricorda quindi la vicenda vissuta solo pochi giorni fa: «Era alla stazione, stava per salire sul tram e, come gli ho sempre detto di fare, stava aspettando che le persone scendessero per salire. Aveva il cellulare in mano e quest’uomo che è sceso ha cercato di strapparglielo di mano. Lui lo ha tenuto forte e a quel punto l’altro ha iniziato a picchiarlo in testa. Per fortuna mio figlio è riuscito a divincolarsi e scappare, i carabinieri poi quando hanno trovato l’uomo hanno detto che aveva anche un coltello con sé.
Quello che mi ha colpito è che mentre ci trovavamo dai carabinieri per fare la denuncia, ci siamo resi conto che episodi così ne capitano in continuazione a tanti ragazzi, può succedere davvero a chiunque, anche in posti frequentati e in pieno giorno». Per quanto riguarda il modo in cui il ragazzo ha reagito all’aggressione la mamma aggiunge: «I primi giorno dopo quello che è accaduto probabilmente aveva ancora l’adrenalina addosso, ma adesso già ha difficoltà a dormire la notte».