Il Tirreno

Firenze

L'intervista

Squadristi al liceo di Firenze, la lettera della preside agli studenti: «Il fascismo è nato con i pestaggi, non restiamo indifferenti»

di Rita De Blasio
Squadristi al liceo di Firenze, la lettera della preside agli studenti: «Il fascismo è nato con i pestaggi, non restiamo indifferenti»

Annalisa Savino, dirigente scolastica del liceo scientifico Leonardo Da Vinci, ha scritto ad alunni, famiglie e personale scolastico – Il testo integrale

22 febbraio 2023
4 MINUTI DI LETTURA





FIRENZE. «Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti». Questo è solo uno stralcio della lettera che Annalisa Savino, dirigente scolastica del liceo scientifico Leonardo Da Vinci, ha inviato agli alunni, alle loro famiglie, a tutto il corpo docente e il personale Ata dell’istituto dopo i fatti dello scorso sabato. Una lettera forte per condannare la violenza e per riottenere la fiducia necessaria per riaprirsi al mondo, anche perché: «”Odio gli indifferenti”, diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. È in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando intere generazioni».

Professoressa, cosa l’ha spinta a mandare questa lettera ai suoi alunni?

«L’episodio di via della Colonna mi ha colpito molto come cittadina, come dirigente e come madre di studenti. I ragazzi sanno interpretare il mondo e le cose che accadono. Ho voluto, come in altre occasioni e come altri colleghi fanno abitualmente, fornire spunti di riflessione ulteriori su un fatto grave, accaduto a loro coetanei, davanti ad una scuola nella loro città. La scuola deve essere il luogo del confronto, sempre. La violenza, invece, ne è la negazione».

A proposito dell’episodio del Michelangiolo, cosa ne pensa?

«Penso che quanto accaduto abbia qualche consonanza con gli aspetti peggiori del conflitto politico degli anni ’70 e che contenga anche delle reminiscenze di squadrismo e violenza di strada a sfondo politico, tipiche del ventennio fascista. Ne penso, dunque, tutto il male possibile».

Quanto è importante, secondo lei, l’educazione delle nuove generazioni nella lotta contro la violenza?

«A scuola, oltre alle materie di studio, si insegnano anche il valore della diversità, la complessità del mondo e la capacità di ascoltare. Da qui passa il concetto di democrazia, perché qui proviamo a dare gli strumenti per capire ciò che accade intorno a noi e per il futuro che ancora non c’è». 

Il TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA

"Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. E’ nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. “Odio gli indifferenti” - diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.

Primo piano
La ricostruzione

Livorno, «Così è morto Denny»: il pugno al viso, il volo dalla finestra, l’arresto e i nomi dei protagonisti della notte mortale

di Claudia Guarino
Sportello legale