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«Svendesi antico rione fiorentino»: a San Niccolò la protesta dei cartelli

Chiara Vignolini
«Svendesi antico rione fiorentino»: a San Niccolò la protesta dei cartelli

Ne sono stati affissi a decine. Il Comune: Disponibili al dialogo e al confronto

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FIRENZE. Ristoranti, bar, B&B: sono queste le nuove botteghe di San Niccolò. Durante un’afosa giornata estiva le vie del quartiere sono popolate da una miriade di turisti che migrano verso il centro o verso Piazzale Michelangelo. I ristoranti sono uno accanto all’altro, con i tavoli sempre apparecchiati e che rendono difficile anche l’accesso alla chiesa. Insomma, questo fazzoletto d’Oltrarno sembra essere sempre più a misura di turista che di residente. E ora chi lì ci vive e lavora ha deciso di far sentire la propria voce. Senza urlare. I comitati di quartiere hanno infatti organizzato una protesta silenziosa con cartelli che a caratteri cubitali riportano la scritta "Svendita". Sono stati affissi su porte, portoni, vetrine dei pochi negozi di vicinato, finestre e all’ingresso di circolino Arci (dove si sono tenute diverse riunioni degli abitanti del quartiere). E l’oggetto della svendita è spiegato proprio su quei cartelli, punto per punto. La protesta degli abitanti ha preso il via alcuni giorni fa, dopo che la notizia della chiusura dell’ambulatorio - e probabilmente, in futuro, anche della farmacia - è stata confermata dalle istituzioni. In questo modo i residenti più anziani saranno costretti ad andare in via Orsini, che dista circa venti minuti a piedi. «La chiusura degli studi medici è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In questo modo si tolgono servizi essenziali per i residenti. Per questo abbiamo raccolto più di 200 firme» spiega Beatrice Brilli, segretaria del circolo Arci di San Niccolò. Un quartiere ricco di storie da raccontare, negozi storici e botteghe artigiane ma che negli anni è cambiato. E non in meglio: «Io vivo qua da dieci anni, mio marito invece ci è nato. Prima era molto diverso, c’era tutto: edicola, ortolano, tabaccaio e molte altre botteghe. Non era necessario andare altrove. I contatti umani ora sono più difficili da mantenere», continua Beatrice. In questo rione c’erano pittori, scultori e restauratori, come Massimo Donnini: «Prima eravamo in cinque a restaurare mobili e altri oggetti di antiquariato adesso siamo rimasti in due. Anche i residenti sono pochi, l’80% degli appartamenti è stato trasformato in un B&B. E poi non ci sono parcheggi, di sera il rumore e gli schiamazi sono assordanti, non ci lasciano riposare. Ma soprattutto, non ci sono servizi». Molti fiorentini hanno deciso di trasferirsi altrove, in periferia, perché via dei Bardi, le Coste, via di San Niccolò e l’Erta Canina sono diventate strade difficili in particolare per i prezzi delle case arrivati alle stelle. Ma anche per i disagi causati dalla movida notturna. «Gestisco questo negozio da ventinove anni, ma esiste da sessantacinque. Qui tutto è cambiato: da un quartiere popolare è diventato un dormitorio. È una sorta di zona di passaggio dove non si curano le esigenze delle persone» spiega Roberta Raspini, proprietaria dello storico negozio di abbigliamento di via dell’Olmo, una stradina che sbuca davanti al maestoso Palazzo Serristori, ora divenuto l’ennesima residenza per ricchi. Un quartiere che cambia volto quello di San Niccolò: popolato da gruppi di turisti, famiglie e residenti di giorno mentre di notte è preda dello sballo, dello spaccio e degli ubriachi che tengono i residenti in piedi fino all’alba, che distruggono le auto in sosta, che sniffano cocaina alla luce del sole. San Niccolò è un rione che chiede aiuto, e la protesta dei cartelli ne è una dimostrazione. Ma Palazzo Vecchio fa sapere che conosce la situazione ed è come sempre disponibile al dialogo e a trovare soluzioni.

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