Sesso e giovani, la psicologa: «Insistere con i bambini perché diano un bacio ai nonni è il primo errore»
La sessuologa clinica Claudia Corti: «Il no è un no e non ci devono essere forzature. Dobbiamo parlarne coi piccoli il prima possibile»
EMPOLI. Educazione sessuale nelle scuole: tra le prime persone ad aver appoggiato la proposta della sindaca di Empoli Brenda Barnini c’è stata Claudia Corti, psicologa, sessuologa e garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune.
Perché è stata subito favorevole alla proposta della sindaca?
«Perché quanto detto è anche previsto nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. E poi perché si nasce come esseri sessuati e questo va incanalato. È necessaria una conoscenza delle proprie emozioni, del rispetto del proprio corpo e dei propri confini oltreché di quelli degli altri. Si impara il rispetto fin da piccoli in gesti quotidiani come quando il genitore cambia i pannolini».
Qual è uno sbaglio comune?
«Quando si insiste se un bimbo non vuol dare il bacino ai nonni o allo zio. Se il bimbo non vuole non deve darlo. Così impara che “Un no, è un no”. Un altro errore è quando si dice ai bimbi: “Sei grande, sei un ometto smetti di piangere”».
Qual è l’età giusta per parlare di sessualità con i bambini?
«Da subito. I maschietti hanno l’erezione anche durante la gestazione. Quindi l’approccio deve essere il più precoce possibile. Io ho i peluche a forma di pene, di vagina. Anche i piccolissimi devono sapere che sono proprietari del corpo, che ci si può giocare e non è qualcosa di estraneo».
Perché oggi gli adolescenti hanno così difficoltà nell’approccio affettivo e sessuale?
«Non solo oggi. Una volta si portavano i ragazzi a prostitute e le ragazze dovevano restare vergini. Non è mai stato semplice, sono cambiate le modalità. Vuoi per un accesso molto precoce a certi canali, senza una guida. Ed è per questo che i “no” ci salvano. Ricordarsi che si deve mettere dei paletti. C’è la rincorsa a fare tutto in modo precoce ma così non c’è un riallineamento tra esperienza sessuale e maturazione emotiva. E non ci possiamo aspettare che ci sia sotto i 15-16-17 anni. Prima è difficile che si facciano valutazioni sulle conseguenze».
Cosa direbbe a un bimbo di sei anni, a uno di 12 e a un ragazzo di 18?
«Leggiamo un libro insieme, ne esistono già per chi ha tre anni. A 12 anni forse direi la stessa cosa, confrontandosi, rispondendo alle domande .A 18 direi invece: prova, esplora ma se hai dubbi non c’è niente di sbagliato a fermarsi»
Perché così spesso la violenza è di gruppo?
«Il gruppo è un contenitore. Si aspetta che qualcun altro ci dia un’identità. Ci si sente alleggeriti dalle responsabilità condivise».