Cinque pietre d’inciampo: Empoli ricorda i suoi deportati
Cerimonia alla presenza del presidente Mantellassi. Tanti studenti in corteo con Aned e Cgil
EMPOLI. Cinque pietre d’inciampo per riavvolgere il tempo, per ricordare cinque persone che non sono più e che adesso sono tornate simbolicamente a casa. Ieri al cippo in memoria di Pietro Pasqualetti nel giardino di Ponte a Elsa si è tenuta la penultima tappa del lungo viaggio della memoria, coronata dalla posa di altre cinque pietre d’inciampo. Così sono tornati a Ponte a Elsa Dino Selmi, Giulio Niccolai e Primo Poli; sono tornati nella “sua” Brusciana Pietro Pasqualetti e al Terrafino Tito Arfaioli. Un momento di grande commozione, aperto alla comunità, che ha toccato profondamente le tantissime persone coinvolte. Un momento che ha toccato per primi i ragazzi delle scuole, che sul tema hanno lavorato a lungo, studiando e facendo approfondimenti. E poi via via le associazioni militari e civili, i familiari commossi; momenti di grande impatto che si sono legati alle musiche, all’Inno di Mameli cantato tutti insieme, alle contaminazioni di letture storiche inaspettate, attraverso le citazioni di Benjamin Fondane. A sottolineare con emozione l’importanza del momento è Alessio Mantellassi, presidente del consiglio comunale di Empoli con delega alla cultura della memoria e alla partecipazione: «Un’altra tappa di questo lungo percorso ha riportato alle loro abitazioni i nostri concittadini deportati Dino Selmi, Giulio Niccolai, Primo Poli, Pietro Pasqualetti e Tito Arfaioli, che come gli altri, non fecero mai ritorno a casa – ricorda in apertura della mattinata - Oggi diamo una degna sepoltura a queste persone con questo piccolo monumento dove la nostra memoria inciamperà per conoscere la loro storia».
Il ricordo del passato che si fonde col dolore, col vissuto di chi è rimasto come evidenzia ancora il presidente del consiglio comunale: «Con noi i familiari che hanno visto portare via i loro cari da quella che fino a quel giorno era la quotidianità. Un dolore che resta sulle loro spalle e sulle generazioni future perché la storia pesa e in una comunità matura il dolore di quelle famiglie deve essere condiviso. Empoli è stata una città che nel momento più duro ha saputo tenere testa con la capacità di organizzare uno sciopero, di far circolare dei volantini. Questo racconta una lucidità, una libertà di pensiero. Non piegare la testa fa parte della nostra identità. Li presero uno per uno, l’opposto di quello che facciamo stamani. Quindi la solitudine contro l’essere comunità. Quel giorno il fascismo scelse il modello della solitudine come unico modello con cui poteva vincere».
E poi il richiamo a quanto questi valori siano ancora importanti nell’oggi: «Noi possiamo vincere facendo comunità – esorta Mantellassi - Questa è la vera contrapposizione col fascismo. Ognuno di noi può diventare operatore di memoria e dobbiamo essere guardiani di queste pietre. Avere quella consapevolezza civica che hanno avuto loro. Dire no quando è scomodo. Dire no quando è rischioso e soprattutto fa parte della nostra storia la loro grande generosità di sacrificare un pezzo di se stessi per gli altri. Il percorso delle pietre di inciampo è stato mandato avanti da un grande gioco di squadra una grande squadra di persone, le scuole, l’Aned, gli altri Comuni, la Lega Spi Cgil Empolese Bruno Trentin, che richiama quella generosità, insegnamento di cui noi dobbiamo fare tesoro».
La giornata dedicata al ricordo delle vittime dei rastrellamenti è proseguita con l’intervento di Roberto Bagnoli, presidente Aned Empolese valdelsa, che ha spiegato quanto sia importante che questa storia venga comunicata a chi verrà dopo di noi, dai familiari ai giovani per portare avanti la memoria. Tra i presenti anche gli “amici” della cittadina austriaca di St. Georgen an der Gusen con cui Empoli ha stretto un legame di gemellaggio da venticinque anni. Ogni posa è stata accompagnata da un corteo fino al numero civico dove è stata incastonata: in via Livornese ai numeri civici 255 in memoria di Dino Selmi, al numero 326 in memoria di Giulio Niccolai e al numero 354 in memoria di Primo Poli; in via Senese Romana al civico 177 in onore di Pietro Pasqualetti e al numero 8 di via Del Castelluccio in memoria di Tito Arfaioli. Presente anche padre Tiziano Molteni, parroco di Ponte a Elsa che ha benedetto le pietre.
Momenti tutti accompagnati da intermezzi musicali suonati da Sandro Tani, direttore del Centro attività Musicali di Empoli.