Cecina, kit di difesa per infermieri con allarme e spray urticante: «Troppe aggressioni, dobbiamo difenderci»
L’iniziativa del sindacato Fsi - Usae. Il segretario Abu Sneineh: «Ne abbiamo comprati circa 200 per gli iscritti l’idea mi è venuta al corso di autodifesa»
CECINA. Duecento kit anti aggressione per gli operatori sanitari. Composti da uno spray al peperoncino e da un dispositivo porta chiave con allarme sonoro. L’iniziativa è di Akram Abu Sneineh, segretario territoriale di Fsi – Usae, che ha deciso di effettuare questo acquisto per gli iscritti al sindacato. «L’idea – dice Abu Sneineh – mi è venuta durante i corsi di difesa personali che, come sindacato, abbiamo organizzato nei mesi scorsi. Credo che, in un momento di immobilismo dell’Azienda sanitaria sul tema della sicurezza, questo sia un gesto concreto. Un fatto oggettivo».
Il kit
Il kit è composto da uno spray urticante e da un pulsante che emette un suono molto forte. Il primo è permesso dalla legge se utilizzato per difesa personale e se il prodotto segue una serie di standard (per esempio la quantità di irritante contenuta all’interno) che sono previsti dalla normativa di settore. Il secondo, spiega il sindacalista, «emette un suono fortissimo che, da una parte, può mettere in fuga l’aggressore e, dall’altra, può funzionare come richiesta d’aiuto attirando l’attenzione delle persone vicine». Per quanto riguarda lo spray al peperoncino, «chiaramente non se ne deve abusare, ma va utilizzato solamente in alcuni casi specifici. Per esempio nel momento in cui l’operatore sanitario viene aggredito da un paziente psichiatrico violento».
L’idea
Dell’impiego di spray e pulsanti «si è parlato durante il corso di difesa personale dedicato agli infermieri che è stato organizzato a Riparbella e in Versilia. In quell’occasione gli istruttori ci hanno addestrati, appunto, all’uso dello spray, che è legale e funziona come deterrente. Inoltre ho visto in televisione che un ospedale del nord Italia ha comprato a tutti i suoi dipendenti il dispositivo sonoro, come strumento anti aggressione».
«Troppe aggressioni»
«Quindi – prosegue Akram – ho deciso di regalarlo ai nostri iscritti». Perché, prosegue il sindacalista di Fsi – Usae, «mentre l’azienda sanitaria, negli ultimi tempi, si è persa in chiacchiere i lavoratori sono stati aggrediti nei pronto soccorso. I dispositivi di auto difesa, d’altra parte, possono essere usati anche fuori dal contesto lavorativo».
I destinatari
Il kit è pensato per gli infermieri del pronto soccorso, per quelli impiegati in psichiatria e nell’assistenza domiciliare (Adi) «anche se sarebbe utile per tutti i dipendenti aziendali». Ecco, dunque, che il sindacalista li ha dati ai suoi iscritti. Sono circa duecento, distribuiti sul territorio provinciale e per la maggior parte concentrati a Cecina, dove Akram Abu Sneineh lavora come infermiere al pronto soccorso e nel sistema di emergenza - urgenza.
