Economia
Un altro furto di defibrillatore: intaccata la rete Cecina Cuore
In città ci sono 35 apparecchi. La sindaca: «Atto gravissimo»
Cecina È stato rimosso dal contenitore e portato via. È sparito così, nella notte tra mercoledì e ieri, uno dei 35 defibrillatori presenti nelle aree pubbliche del Comune di Cecina: quello posto in via Aldo Moro, all’ingresso del Villaggio Scolastico. Non è la prima volta che succede – in passato è già capitato che gli apparecchi salvavita siano stati vandalizzati o rubati – ma la speranza è che sia l’ultima considerando che i dae sono fondamentali in caso di arresto cardiaco. «È un atto molto grave – sottolinea la sindaca Lia Burgalassi –. Avere un defibrillatore a portata di utilizzo significa, come tra l’altro è già avvenuto, poter salvare una vita». Ecco, dunque, l’appello: «Chi ha visto qualcosa o sa qualcosa si rivolga alla polizia municipale.»
Nel Cecinese ci sono decine di defibrillatori semiautomatici, molti dei quali installati grazie a donazioni di privati e associazioni, distribuiti tra parchi, impianti sportivi e pineta. Sul sito Cecina Cuore c’è la mappa degli apparecchi presenti e collegati con la centrale operativa del 118, che ne tiene di conto nel momento in cui si trova a dover gestire una missione di soccorso nell’ambito del sistema di emergenza e urgenza territoriale. Sul sito per una Cecina cardioprotetta sono attualmente registrati 35 defibrillatori, compresi quelli in dotazione alla polizia municipale, della cui manutenzione si occupa la Pubblica Assistenza di Cecina. Bene, uno di questi è sparito.
«Quando si è in arresto cardiaco – sottolinea la sindaca – con un intervento tempestivo prima dell’arrivo dell’ambulanza le possibilità di sopravvivenza raddoppiano o triplicano. Ecco perché a Cecina sono stati installati defibrillatori pubblici che tutti possono utilizzare. Ecco perché stiamo portando avanti un percorso di formazione alla rianimazione cardiopolmonare con tutti gli studenti e le studentesse di quinta superiore. Perché così possiamo salvare delle vite. Ecco perché rubare un defibrillatore, così come vandalizzarlo, è un atto estremamente grave».
A condannare il gesto è anche Andrea Santini, formatore di manovre di rianimazione e consulente di nove Comuni sui progetti di cardioprotezione. «Studi – dice – mostrano che quando un dae viene usato da un soccorritore occasionale la sopravvivenza sale arrivando anche al 75% rispetto alla sola rianimazione cardiopolmonare, che ne garantirebbe solo il 33%». Inoltre, sottolinea Santini «l’effetto positivo è tipicamente maggiore in città o in aree con programmi cardio protetti ben organizzati (mappa dei dae, formazione diffusa, integrazione con 112/118) e minore dove gli apparecchi sono sparsi, non pubblicizzati o non collegati ai servizi di emergenza». È il caso, per esempio, di defibrillatori della cui installazione non sia stata stata data comunicazione alla centrale operativa del 118. «Il numero dei defibrillatori sul territorio è in continuo aumento, la qualità delle macchine di ultima generazione garantisce tempi di risposta più rapidi ed affidabili. La popolazione, d’altra parte, nel corso degli anni a preso sempre più consapevolezza dell’importanza dei dae, ne percepisce l’utilità e dimostra sempre meno timore nell’utilizzarli». Non tutti, evidentemente. Considerando che c’è ancora chi li vandalizza o li ruba.
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