Cecina, in 70 negli alloggi d’emergenza: «Così si vive in una roulotte»
La storia di una cecinese di 40 anni: «Sfrattata, cerco una nuova casa»
CECINA. Prima è stata sfrattata dalla casa in cui viveva insieme alla figlia per problemi riconducibili all’ex marito violento. Poi, grazie all’intervento del Comune, è finita in un residence. Dopodiché è stata trasferita in una roulotte in attesa di ripassare, con l’arrivo dell’autunno, di nuovo nel residence. «Almeno abbiamo un tetto sulla testa, ma è difficile vivere così. Tra l’altro nei giorni scorsi, coi temporali che ci sono stati, abbiamo avuto paura». A raccontare questa storia è una cecinese quarantenne di cui non riveliamo l’identità per tutelare lei e la figlia minore. Mamma e figlia vivono in giro da febbraio e la donna spera di riuscire a trovare una casa in affitto: «Sto lavorando e un affitto non eccessivo potrei pagarlo, ma certamente non posso permettermi di anticipare la caparra. I mobili, peraltro, li avrei anche».
Sos casa
Questa è una delle tante storie, in città, collegate ai problemi dell’abitare. A Cecina, secondo i numeri forniti dal Comune, sono settanta i nuclei familiari che si trovano attualmente in un alloggio di emergenza abitativa, tra appartamenti e roulotte. Quaranta, invece, quelli in attesa di un’assegnazione d’emergenza, alcuni dei quali ancora da sottoporre a verifica dei requisiti. A questi dati, poi, andrebbero aggiunti quelli relativi alla “normale” graduatoria di edilizia residenziale pubblica, che si rinnova ogni due anni e che è alla base dell’assegnazione delle case popolari.
Lo sfratto
Per quanto riguarda la quarantenne cecinese, la donna ha vissuto per diverso tempo insieme all’ex compagno in affitto in una casa del Cecinese. A un certo punto è successo che lui è stato indagato per questioni legate a presunta violenza domestica, è andato via dall’abitazione e a suo carico è arrivato uno sfratto per morosità che l’ex compagna quarantenne sostiene di aver “ereditato”. Ecco, dunque, che a febbraio c’è stata l’esecuzione del provvedimento di sfratto. Mamma e figlia non sono finite per strada perché, ha raccontato la donna all’epoca, «ci hanno fatto andare in una struttura ricettiva». Cioè in uno dei residence del territorio convenzionati.
Nella roulotte
«Siamo state lì fino a primavera. Dopodiché ci hanno trasferite in una roulotte. Ma tra poco dovremo cambiare di nuovo e torneremo nel residence». La donna spiega che «al momento non ho i requisiti per chiedere una casa popolare, ma vivere in una roulotte è davvero faticoso». E, per questo, lancia un appello: «Ho provato a cercare un’altra casa, ma faccio fatica a pagare la caparra che tutti chiedono nonostante io abbia un lavoro, pur non essendo un’attività a tempo indeterminato. Ma vorrei davvero riuscire ad avere finalmente un tetto per me e per mia figlia».
In modo tale da potersi trasferire, recuperando tutti i suoi mobili dal garage in cui sono attualmente depositati, tornando a vivere in uno spazio munito di stanze, corridoi, riscaldamenti e quant’altro. «Spero davvero che qualcuno possa darci una mano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA