Storico bar alimentari devastato dall’alluvione, rinasce grazie al cuore di clienti e amici
La titolare de “La Gabella”parla dell’affetto dei clienti dopo l’alluvione: «Non volevamo ricominciare ma loro ci portavano offerte e tanto affetto»
Una grande torta per festeggiare la riapertura e poi per settimane una fila di clienti che non volevano mai il resto. E prima di riuscire a riaprire il Bar alimentari La Gabella, tra Casino di Terra e Montecatini, distrutto dall’alluvione di settembre un via vai di amici, residenti della zona e perfino turisti stranieri che si presentavano con in una una busta e la richiesta di non mollare, di riaprire la loro bottega. «Sono venute persone con 50, 100, 200 euro. Ci dicevano “sono pochi ma speriamo di aiutarvi a ripartire”». A raccontare la gara di solidarietà che ha aiutato la sua famiglia a riaprire il loro locale è Claudia Zucchelli. «Quando ci fu l’alluvione e vedemmo il locale completamente distrutto mio marito e mia figlia non volevano assolutamente riaprire: non volevano mettere altri soldi lì dentro, avevano paura che potesse riaccadere. Che si fa? Ci chiedevamo l’un l’altro. Non sapevamo se cercare un altro lavoro o magari reinvestire altrove, in un altro locale».
Dentro non c’era rimasto più nulla, arredamento, frigoriferi: tutto distrutto. «Si erano salvati solo 20 prosciutti e per ricominciare servivano 120mila euro. Avevamo paura. Poi c’è stata una vera gara di solidarietà. Ci sono venuti ad aiutare a pulire, ci portavano da mangiare. Ci chiedevano solo di riaprire. Ma noi avevamo paura. Dopo qualche settimana hanno cominciato a portarci offerte. Un aiuto, una gara di solidarietà che ovviamente non ha ripagato le spese ma che ci ha dato il coraggio di ricomprare tutto, rifare il locale e ripartire».
Ancora fuori dal locale si vede la devastazione che ha colpito la zona, l’area delle feste è ancora da rimettere a posto, non c’è erba né vegetazione. La paura quando piove ancora fa tremare chi abita nella zona: le auto vengono portate in alto, il fiume monitorato, nessuno esce di casa se non in sicurezza. «Non era mai successo, accadeva che l’acqua fuoriuscisse ma rimaneva sempre sotto il livello della strada. Non dimenticheremo mai quella sera: avevamo chiuso un’ora prima perché mia figlia aveva paura ma certo non credevamo che sarebbe accaduto quello che poi abbiamo visto. Improvvisamente l’acqua è arrivata a ondate. Non era un allagamento ma uno tsunami. Noi eravamo in strada: io ho preso i miei nipoti di 4 e 8 anni per mano per spostarmi lungo una strada laterale posta più in alto. Il piccolo in pochissimo tempo aveva l’acqua al petto. Mio marito che era andato a vedere il fiume è riuscito ad arrivare a casa del nostro vicino e trovare riparo sul balcone. Nel locale l’acqua ha sommerso tutto».
Claudia Zucchelli in 35 anni non aveva mai visto niente di simile. «Qui non ci sono fiumi grossi, tutti piccoli torrenti che riuscivano a tenere la portata dell’acqua: erano strapieni di ghiaia e nell’alveo avevano veri e propri alberi. Non erano mai stati fatti lavori come quelli che adesso: sono mesi che tolgono la ghiaia, il letto è stato abbassato e durante le ultime allerte si sono riempiti ma l’acqua scorreva. Purtroppo sono stati necessari due morti. E non lo dimenticheremo mai. Ma questo non è il tempo di fare polemica: noi abbiamo avuto il messaggio più bello, quello di non essere rimasti soli».
Del resto il locale non è solo una struttura commerciale. È il luogo dove vengono consegnati tutti i pacchi Amazon della zona, la bottega dove si va per fare due chiacchiere, dove ci si rivolge per qualsiasi bisogno. “Qui le botteghe sono poche e sono un punto di riferimento”, dice Tiziana. «Ma certo non ci aspettavamo tutto questo: per settimane dopo la riapertura i clienti arrivano prendono il caffè ci danno due euro e non vogliono il resto. Ecco, vorremmo ringraziarli. Tutti. Siete stati meravigliosi».