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Il caso

Castiglioncello, molotov sulla villa del magnate russo: ci sono denunciati

di Claudia Guarino
Castiglioncello, molotov sulla villa del magnate russo: ci sono denunciati

Nel 2022 il lancio dell’ordigno contro l’ex dimora dei Pontello. L’accusa rivolta è di incendio aggravato dall’odio nazionale

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CASTIGLIONCELLO. Il lancio e l’ordigno che si schianta contro l’ingresso, annerendo il marmo e scalfendo il cancello. Poi, le fiamme e l’allarme che, visto il periodo, finisce per fare il giro d’Italia. Era il 10 aprile del 2022 quando qualcuno ha utilizzato una molotov contro la villa di Castiglioncello di proprietà del magnate russo Timur Zaynutdinov. E chi l’ha fatto sarebbe stato guidato da motivi riconducibili a «rancori nazionalistici dovuti all’invasione russa dell’Ucraina». Questa, quanto meno, è la ricostruzione dei carabinieri che, per quell’incendio, hanno individuato due persone: si tratta di due cinquantenni ucraini della zona che adesso sono accusati di incendio aggravato dall’odio razziale e nazionale. Ma facciamo un passo indietro.

L’incendio

Alle nove di sera del 10 aprile di due anni fa, un residente nota qualcosa di strano a Villa Pontello. Passando di fronte all’immobile che si trova lungo la via Biagi a fondo chiuso, cioè, si rende conto che all’ingresso pedonale ci sono delle fiamme. L’incendio si estingue rapidamente lasciando tracce scure sul marmo e provocando danni al videocitofono. Qualcuno, si scopre di lì a poco, aveva lanciato un ordigno contro quella che da qualche anno era la dimora dell’allora 38enne magnate russo Timur Zaynutdinov provocando danni unicamente all’esterno. In zona, comunque, c’è un impianto di videosorveglianza che, si scopre sempre dopo, ha ripreso un uomo intento ad armeggiare al cancello. E da qui, da questi filmati, iniziano le indagini dei carabinieri che, dopo l’intervento dei militari della Compagnia di Cecina, passano ai colleghi del nucleo investigativo del comando provinciale di Livorno guidati dal maggiore Guido Cioli.

Le indagini

Dopo i primi rilievi tecnici effettuati in zona si è innanzitutto scoperta l’esatta natura dell’ordigno. A essere lanciata, cioè, è stata una tanica di plastica contenente benzina che ha provocato un incendio in grado di danneggiare la cancellata all’ingresso, il pavimento e, in parte, il sistema di videosorveglianza. A questa conclusione i carabinieri sono arrivati anche grazie agli approfondimenti condotti dall’aliquota investigazioni scientifiche in forza proprio al nucleo investigativo di Livorno.

Il primo sospettato

Ma la svolta è arrivata dopo l’acquisizione delle immagini delle telecamere perché, osservando i video, i carabinieri sono riusciti a individuare un sospettato: un uomo di origini ucraine intorno ai cinquant’anni. I militari, portando avanti le indagini sotto il coordinamento della procura, sono poi riusciti anche a elaborare un’ipotesi sul movente.

Il movente

L’uomo, cioè, avrebbe agito – per così dire – da ucraino contro il russo proprietario della villa. Alla base dell’incendio, insomma, ci sarebbe un odio che, secondo i carabinieri, sarebbe riconducibile alla guerra in corso tra Russia e Ucraina. Ed è indagando sul movente che gli investigatori sono riusciti a individuare anche un secondo uomo per poi ricollegarlo – in qualità di complice del primo – all’azione incendiaria di Castiglioncello.

Il secondo sospettato

Anche lui di origini ucraine, il cinquantenne – sempre secondo la ricostruzione dei carabinieri – avrebbe agito per motivi riconducibili a rancori dovuti all’invasione russa dell’Ucraina. Per questo è stato denunciato per incendio aggravato dall’odio nazionale. Le indagini, nel frattempo, vanno avanti, in attesa che il pubblico ministero formalizzi una richiesta al giudice.

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