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Il Pd di Rosignano: «Le realtà dei paesi trascurate da questa riforma del 118»

Il Pd di Rosignano: «Le realtà dei paesi trascurate da questa riforma del 118»

La proposta di riorganizzazione non convince la segretaria dei democratici

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ROSIGNANO. Se ne parla da giorni ma ancora il piano ufficiale di quella che sarà la riorganizzazione delle postazioni pronte a intervenire per il 118 non è stata definita. Margherita Pia, segretaria del Pd di Rosignano Marittimo, dopo che già il sindaco, Daniele Donati, aveva chiesto all’Asl non fare fughe in avanti, senza coinvolgere le amministrazioni, interviene sulla riforma del 118, dettata anche dalla cronica mancanza di medici. «In forza delle linee politiche del partito che mettono al centro la tutela dei diritti civili e sociali e dell’ambiente – dice in un intervento Pia – non possiamo che ribadire perplessità e contrarietà alle attuali proposte di riforma del servizio 118 così come sono state presentate, perché non tengono conto delle caratteristiche del territorio sopra descritte e della fortissima variazione di presenze nel periodo estivo».

La segretaria del Partito Democratico ricorda che la legge regionale “Norme sul sistema delle autonomie locali” del 27 dicembre 2011, n. 68, ha approvato una classifica dei Comuni marginali, secondo una “graduatoria del disagio”, classifica che individua dove è necessario impegnarsi per sostenere lo sviluppo sociale e civile garantendo i servizi di prossimità. «Nel classificare il disagio – continua Pia – la Regione definisce tale stato in base ad una serie di indicatori economici e sociali, in cui mancano però quelli relativi alle condizioni geografiche. Su 16 Comuni delle Valli Etrusche, sono collocati nella fascia di maggior disagio ben 9 Comuni, cioè oltre il 50%, altri 2 nella fascia 50-75%; solo 5 Comuni (Cecina, Rosignano, Piombino, Campiglia e Castagneto Carducci) , hanno un indice di disagio minore. Siamo di fronte ad un territorio – precisa la segretaria comunale del Pd- che presenta evidenti forme di disagio e marginalità soprattutto, nel settore dei servizi ai cittadini: sanità, scuola, sociale, per arrivare infine, in alcune realtà, alla chiusura degli sportelli postali o bancari sempre più frequentemente». È in questo contesto «che si inserisce e va inquadrata la riforma del servizio 118, perché ogni riforma va collocata nel contesto sociale, economico e territoriale, in cui si deve applicare; non può essere neutra, né universale. È proprio dal mancato riconoscimento della diversità delle realtà territoriali (la pianura è diversa dalla collina e dalla montagna, le città dai paesi, l’insediamento sparso da quello accentrato) , che la riforma dei servizi di emergenza ed urgenza, in questo territorio, ha difficoltà ad essere definita ed approvata».

Margherita Pia punta l’accento anche sulla cultura di governo regionale: «che possiamo definire, ancora oggi, “granducale”: una cultura per cui – dice – nella storia di questa nostra Toscana, si è ritenuto i nostri territori quasi sempre funzionali alle esigenze degli interessi urbani e metropolitani; dall’andare al mare, dal fruire della qualità ambientale a fronte delle problematicità dei centri urbani e delle aree metropolitane.

Le eccezioni ad un modello unico, su tutto il territorio toscano – conclude – non sono espressione di cedevolezza amministrativa, ma, al contrario, di una valutazione ponderata dei bisogni dei territori».

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