Il Tirreno

Solidarietà

Cecina, giovani volontari per passione nella nuova casa d’accoglienza

di Cecilia Morello
Cecina, giovani volontari per passione nella nuova casa d’accoglienza

Viaggio nella struttura della parrocchia appena aperta

26 novembre 2022
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CECINA. Due giorni a settimana, per ora. La possibilità di una doccia calda, di un cambio di vestiti e un pasto cucinato dai volontari. La Casa della Carità in viale Marconi, aperta da soli due mesi, è un aiuto fondamentale per tante persone che sono in difficoltà. Tra coloro che salgono le scale della palazzina donata da Franco Nocenti alla parrocchia del Duomo affinchè diventasse una ci sono “vecchi” e “nuovi” poveri. Senza fissa dimora, talvolta di passaggio, persone che hanno avuto gravi problemi di disagio sociale, come la dipendenza da alcol, ma anche persone che avevano un lavoro e che lo hanno perso, che vivono in case senza utenze e per i quali la possibilità di lavarsi e di avere un pasto caldo, spesso l’unico vero della giornata, fa davvero la differenza. Come Khalil, che incontriamo fuori dalla sala pranzo al primo piano, ha finito di pranzare e si ferma a ringraziare il responsabile della casa di accoglienza Maurizio Marrone, e i volontari che stanno ai fornelli. Arriva dal Marocco, è in Italia da quando aveva 17 anni. Ha lavorato all’Auchan, a Torino, poi come aiuto cuoco e addetto alle pulizie, ha fatto la stagione in uno stabilimento.

«Ho sempre lavorato, poi dalla pandemia ho perso il lavoro e ora sono sempre in cerca». Mostra i fogli che ha nello zaino, è stato al centro per l’Impiego. Vive in una casa abbandonata, non ha acqua nè corrente. «Vengo qui, mi faccio una doccia. Mi hanno dato biancheria nuova e dei vestiti puliti. Ho mangiato pasta al sugo e qualche uova. Ora sono sfamato e profumato, grazie, grazie».

In cucina c’è la signora Anna, si è trasferita a Cecina da fuori Toscana e ha deciso di impegnarsi attivamente nel volontariato. «Mi sono presa l’impegno di venire qui una volta a settimana».

I pasti vengono preparati qui. «Spesso per queste persone si tratta dell’unico pasto della giornata quindi cerchiamo di dare loro qualcosa di semplice ma ricco». Qui dentro sono tutti volontari.

«Dal lockdown ad oggi la casa di accoglienza nel vicolo San Giuseppe, molto più piccola e meno strutturata di questa, aveva sospeso la propria attività. Nel frattempo c’è stata questa donazione e abbiamo concentrato tutte le energie su questo progetto - spiega il responsabile -. Per adesso siamo aperti solo due volte a settimana, martedì e giovedì, dalle 14.30 alle 16.30. Tutto dipende da quante persone siamo, vorremmo riuscire ad arrivare a quattro giorni alla settimana ma servono per ogni turno almeno 4 persone. Ma abbiamo aperto da pochissimo e facciamo un passo alla volta». Noi ci troviamo Leonardo, seminarista di 27 anni, che arriva con le scorte di acqua e alimenti. E ci sono Marta, Vittoria e Guido, tutti e tre 18 anni. Usciti da scuola sono venuti qui: sono scout e fa parte del loro “ambito di servizio”. Sono le prime volte che danno una mano. Sono nelle stanze al secondo piano. Qui c’è l’accoglienza. Chi arriva, se è la prima volta, deve essere registrato. Poi può usufruire del bagno, con la doccia, e avere i vestiti.

Ci sono altre tre volontarie che insieme ai ragazzi stanno riponendo alcuni abiti donati. «Accettiamo donazioni di capi di abbigliamento, giacconi e coperte, e scarpe soprattutto, purchè siano in buono stato».

Alla spesa degli alimenti e ai prodotti per l’igiene ci pensa la parrocchia, sempre con le donazioni delle persone. «Acquistiamo la biancheria intima e forniamo un cambio a chi viene qui per lavarsi». La maggior parte delle persone che viene qui, lo si capisce anche dai loro racconti, una sorta di “sistemazione” ce l’ha. Vivono in roulotte, annessi, o anche case ma non hanno le utenze. Sono stranieri ma ci sono anche italiani. E soprattutto uomini. «Facciamo quello che ci viene indicato nel Vangelo - risponde Maurizio, a chi lo ringrazia uscendo - Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” recita il Vangelo, e noi riceviamo in cambio la ricompensa più grande, la gioia di aver aiutato».

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