Il Tirreno

Educazione

Classe nella natura, nasce l’elementare nel parco Jambo: «Studio all’aperto»

di Cecilia Morello
Alcuni bambini al Jambo
Alcuni bambini al Jambo

Dall’asilo un’esperienza di primaria privata: «Pochi bambini, attenzione alla creatività»

05 ottobre 2022
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CECINA. È nato come asilo. Ma da due anni a questa parte il Jambo ospita anche una scuola elementare privata. I bambini frequentano la scuola e alla fine di ogni anno sosterranno un piccolo esame per certificare il passaggio all’anno successivo. Gli spazi interni sono costituiti da due aule, una dedicata soprattutto alla «lezione in classe dei più grandi», e una alle attività artistiche, quando il maltempo non consente di svolgerle all’esterno, e uno spazio comune per l’accoglienza. Quando li andiamo a trovare, i bambini più piccoli sono usciti per una passeggiata, lungo i campi che ci sono in via della Macchia. In classe ci sono i grandi, hanno tra i 5 e i 7 anni, sono 6 bambini, tutti attorno ad un tavolo. Con loro, davanti alla grande lavagna a parete, c’è Angelo Liuzzi, è lui che si occupa della scuola primaria. Stanno studiando le lettere dell’alfabeto e Angelo chiede loro di formare le lettere utilizzando dei pennarelli. Fuori non piove e, in attesa dell’ora di pranzo, anche i grandi escono per una passeggiata, in compagnia del cane Milù. «La lezione la facciamo anche mentre siamo fuori – spiega Angelo -. Ogni cosa che troviamo o i racconti dei bambini stessi diventano spunti per la lezione, per imparare qualcosa». Il programma, assicura, è quello ministeriale. «Cambia il ’come’. E teniamo conto delle attitudini e delle capacità dei singoli bambini». Ci sono schede e libri per studiare. Ma non le verifiche. «Che cosa sono?», scherza, poi aggiunge che «il giudizio esiste, il mio e il loro. Chiediamo ai bambini di fare una sorta di autovalutazione e di valutarsi tra loro. Ma allo stesso tempo crediamo che non sia giusto etichettarli con un voto, perché quel numero non può rappresentarli».

E i compiti a casa? «Durante la settimana non ci sono. Io do loro dei compiti da svolgere per il fine settimana ma sono liberi di farlo o meno. Il mio consiglio ai genitori è di lasciarli scegliere e anche responsabilizzarsi. Alla fine, anche se non c’è alcun obbligo, il lunedì arrivano sempre con la lezione fatta». Al ritorno dalla passeggiata c’è il momento del gioco libero in cortile, un grande spazio attrezzato con giochi che ha costruito lo stesso Angelo, a partire dalle “Jambolene”, delle grandi altalene costruite con tavole di legno e pneumatici. Nel frattempo sono rientrati anche i più piccoli: hanno dai 2 ai 5 anni. Il Jambo può ospitare fino a 32 bambini, solitamente sono 26-27. Difficile avere un numero preciso perché c’è la possibilità di fare pacchetti, ad esempio con tre giorni a settimana di frequenza. «E abbiamo un operatore ogni 6 alunni». Intanto alcuni bambini si mettono a giocare con la sabbia, altri si mettono a un tavolino sotto il portico a sfogliare alcuni libri sugli animali. A breve arriverà la mensa, la fornisce il Bar Augusta, e viene consumata in cortile, tutti insieme, ai tavolini sotto il gazebo dove spesso vengono fatte anche attività creative.

«So che il rischio è quello di sembrare alternativi, ma non ci sentiamo tali. In realtà cerchiamo solamente di stare al passo con le esigenze dei bambini. La differenza sostanziale tra questa e un’altra scuola è nello stare all’aria aperta, anche quando si fa didattica». E poi, dopo tutto un ciclo di primaria così, com’è l’impatto con la scuola secondaria’classica’? Non c’è il rischio che facciano troppa fatica ad adattarsi? «Tutti i bambini che sono usciti dalla nostra materna hanno sviluppato un modo di giocare molto libero, hanno imparato a sfogare e gestire la propria energia, e una volta a scuola non hanno problemi a stare seduti al banco. Abbiamo avuto un bambino che aveva delle difficoltà quando è arrivato qui, e una diagnosi certificata. Quando è uscito la diagnosi è stata cancellata, ed è stata la nostra più grande soddisfazione».

La scuola elementare è arrivata «perché ce l’hanno chiesta i genitori. Crediamo che sia importante tornare ad un’educazione che sia sostenibile per il bambino, insegnare loro ciò che è giusto e fare in modo che possano riconoscerlo. Qualcuno ci accusa di non prepararli al mondo reale. Ma è inutile che la scuola continui a creare loro aspettative che poi il mondo reale disattende. Il nostro obiettivo è renderli più autonomi possibile, che capiscano a chi possono chiedere aiuto, e a darlo anche. Alla base di tutto c’è la relazione, con noi e soprattutto tra loro, in piccoli gruppi. Ovviamente imparano a scrivere e a contare, oltre che ad arrampicarsi, ma quello che conta è che siano sicuri delle loro scelte e sappiano relazionarsi con l’altro».
 

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