Il Tirreno

«Stanno smantellando il reparto di cardiologia»

«Stanno smantellando il reparto di cardiologia»

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CECINA. «La cardiologia di Cecina sta morendo». Il grido di allarme arriva dal dottor Claudio Marabotti, cardiologo e consigliere comunale di “Rosignano nel cuore”. «Era il novembre del 1990 quando l’Unità Coronarica aprì all’ospedale di Cecina. Da allora è stato un reparto di riferimento per tutti i cittadini della nostra zona e per le centinaia di migliaia di turisti che ogni anno sono venuti per vacanza. Un reparto a cui i cittadini hanno mostrato un attaccamento perfino commovente fin dal 1999, quando uno dei tanti direttori generali passati di qua ne decise la chiusura, poi evitata a furor di popolo. Per capire la qualità del reparto basta ricordare che, nel 2016, l’Utic di Cecina è risultata la migliore in Toscana e l’ottava in tutta Italia per la mortalità a 30 giorni nell’infarto miocardico, un risultato straordinario».

I tagli e la politica dei numeri stanno assestando un duro colpo a molti servizi. «Oggi la politica sta riuscendo a completare il lavoro lasciato incompleto nel 1999, determinando la morte per dissanguamento della nostra cardiologia».

Ma cosa sta succedendo? «Il personale è poco e stanco, stremato dalla pandemia e demotivato e quando può se ne va, in pensione, o a lavorare altrove. Le cause della demotivazione sono prevalentemente due: la mancanza di personale e la degradazione della qualità del lavoro. La qualità del lavoro è stata massacrata dall’aumento esponenziale di prestazioni per il pronto soccorso (grazie alla sistematica spoliazione del territorio, altro brillante risultato dei nostri amministratori) e dall’aumento delle inutili incombenze burocratiche in presenza di una digitalizzazione realizzata in modo dilettantesco».

Il punto è che non ci sono medici. «C’è stato un errore nella programmazione della formazione di nuovi specialisti. Inoltre gli ospedali “periferici” (come Cecina, Piombino, Volterra) non offrono attrattive per i pochi giovani specialisti che, potendo scegliere, vanno a lavorare in strutture più grandi e più gratificanti dal punto di vista professionale».

La mancanza di attrattiva degli ospedali periferici è il punto fondamentale. «La scarsa attrattiva degli ospedali periferici è il frutto delle scelte degli ultimi 15 anni di politica sanitaria regionale, in cui si sono applicate strategie di accentramento (sempre chiamate “razionalizzazioni”) che hanno potenziato pochi grandi centri ospedalieri e hanno tolto competenze ai periferici. La nostra zona (intendendo con questo alta e bassa val di Cecina e val di Cornia) è una di quelle che è stata più penalizzata da questa politica miope, grazie anche all’inerzia dei sindaci che, tranne qualche temporaneo e velleitario scossone, si sono accontentati di rassicurazioni generiche o di specchietti per le allodole (tipo una sala di elettrofisiologia)».

Vediamo un esempio pratico relativo alla cardiologia: la rete dell’infarto. «La sala di emodinamica di riferimento è a Livorno, a distanza di pochi chilometri da altre due sale di emodinamica situate a Pisa. A sud di Livorno ci vogliono invece ben 135 chilometri per trovarne un’altra. In quei 135 chilometri ci stanno i Comuni della val di Cecina e della val di Cornia, più o meno 150000 persone che in estate triplicano. Questi cittadini non hanno accesso a un servizio essenziale come la terapia dell’infarto miocardico acuto con la stessa tempestività di chi invece sta nel resto della Toscana. Chi ha un infarto a Piombino o a Volterra ha elevata probabilità di non essere trattato con l’angioplastica primaria in tempi ottimali. Questo rende evidente la necessità di una sala di emodinamica per i cittadini della nostra area». Che fare? « La val di Cecina tutta (da Volterra a Castagneto) e la val di Cornia devono essere considerate un’area funzionalmente unica a cui attribuire i servizi di un ospedale di primo livello (mettendo in rete funzionale i tre ospedali o, con una prospettiva più lunga, progettando un ospedale unico baricentrico), in cui si erogano prestazioni sanitarie di livello adeguato alla rilevanza in termini di popolazione. In assenza di questo sviluppo ci aspetta la cronaca di una morte annunciata: i nostri ospedali diverranno in breve tempo dei poli di pronto soccorso, lungo-degenza, ospedale di comunità, ambulatori e poco di più. La cardiologia sarà il primo reparto a scomparire»

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