Il Tirreno

La storia di Matteo attore per caso già noto sui red carpet

di Federica Lessi
La storia di Matteo attore per caso già noto sui red carpet

Il ragazzo vive a Rosignano e deve affrontare la maturità È l’interprete di “Short skin”, che sarà proiettato stasera

16 giugno 2015
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CASTIGLIONCELLO. Ha presentato “Short skin”, dove interpreta il timido Edo, a Venezia, Berlino e Parigi. Davanti a pubblici così diversi ha ricevuto «un confronto umano bellissimo», con tanti giovani entusiasti per quel film a basso costo – 150.000 euro – finanziato dalla “Biennale College” di Venezia al regista esordiente Duccio Chiarini. Matteo Creatini, classe 1995 di Rosignano, ha lo sguardo timido e l'espressione da sognatore. Alto un metro e novanta, magro e di parlata fluente (come rapper improvvisa canzoni sulla musica), si divide tra gli studi per la maturità e le presentazioni del film uscito ad aprile, che viene proiettato stasera al cinema di Castiglioncello, alla presenza dell’attore già dalle 21, durante “Parlare di cinema”. L'attore e il regista parteciperanno al dibattito “Esordire in Italia: esperienze a confronto” venerdì 19 ore 18 alla Limonaia.

Cosa farà dopo il diploma? «Bella domanda! Penso di continuare a studiare, farò l'università, probabilmente una materia umanistica tipo filosofia o lettere o glottologia, perché mi piace sapere l'origine delle parole».

Come rapper è un maestro di freestyle, improvvisare versi.

«Lo faccio da quando avevo 16 anni. La musica è la mia grande passione. Ho pubblicato l'ep “Atarax”, “NMPM” (Non è Musica Per le Masse) e “Always Cream”, in estate uscirà il quarto album “Musica per molti”. I testi vengono dalle sensazioni che provo guardando intorno a me: la società, i giovani, le difficoltà che hanno oggi».

Qual è la pricipale?

«La mancanza di stimoli. Il contesto non offre opportunità per esprimersi, per esempio per un progetto artistico o musicale come il mio. I primi due album li ho pubblicati con un'etichetta di Bologna, ma il terzo e anche il prossimo sono indipendenti».

Cosa l’ha portata verso il cinema?

«Un annuncio trovato sul giornale. E' stata un'occasione caduta dal cielo e mi ci sono buttato. E' la mia filosofia: mi butto nelle cose e spero che portino bene...! Cerco occasioni per arricchirmi sia artisticamente che umanamente, e per divertirmi. E il cinema mi ha regalato persone preziose».

Nel film interpreta Edoardo, un ragazzo della sa età con una malformazione al prepuzio che lo inibisce più della timidezza.

«Sembra una malattia rara, invece la fimosi colpisce un uomo su tre. Quando finisce la proiezione del film tanti vengono da me e Duccio e ci dicono di averla avuta. Edo è uno dei casi peggiori perché deve operarsi per avere rapporti sessuali. Questo complica i suoi tentativi con Bianca, di cui è innamorato, che è anche fidanzata».

Come ha interpretato le sue difficoltà?

«Beh con le ragazze sono sfigatissimo! Se passa una che mi piace e ho un gelato in mano è sicuro che mi casca...».

Per questo ha accettato la parte?

«La cosa che mi piace del film è che mostra che anche gli uomini sono fragili. Ci innamoriamo e piangiamo anche noi. Il machismo è uno stereotipo che non esiste. Nel film quelli che ostentano virilità come il fidanzato di Bianca, il padre e un amico che dice sempre “se non trombiamo siamo sfigati”, avranno la peggio. Edo invece cresce. Essere machi non significa far funzionare una relazione».

Le ragazze però cedono spesso al macho. Cosa direbbe loro?

«Non confondere sicurezza con virilità. Edo è molto timido ma guarda le cose con sensibilità e profondità, qualità che vengono apprezzate dalle donne. Sensibilità e delicatezza ce l'hanno molti giovani ma andrebbero tirate fuori. A volte la mia generazione sembra superficiale, invece ci vorrebbe comprensione da parte dei grandi ed uno scambio, si potrebbero vedere molte più cose».

Il suo prossimo futuro? «Nel cinema mi stanno facendo tante proposte, ma per ora investo sulla musica. Se mi capitano occasioni che mi piacciono e valide, accetto».

Ha mai pensato di lasciare l'Italia?

«Nel nostro paese vedo cose che mi disturbano tanto, ma vorrei restare. Non mi piace tirarmi indietro, preferisco lottare».

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