Solvay patteggia, bonifiche per 7 milioni
Inquinamento Spiagge bianche: il giudice infligge multe a 4 dirigenti. L’ex direttore Michele Huart pagherà 29mila euro
LIVORNO. Quasi 7 milioni di euro (6,7) di investimenti in bonifiche ambientali per regolare i conti con la giustizia dopo aver inquinato per anni la zona di Rosignano con fanghi velenosi, in particolare nell’area intorno alle Spiagge bianche.
È questo l’impegno che i vertici della Solvay si sono presi anche davanti al giudice per le indagini preliminari che la settimana scorsa ha accolto la richiesta di patteggiamento concordata dai legali della multinazionale con la procura dopo un’inchiesta durata quattro anni e nella quale gli investigatori, coordinati dal pm Giuseppe Rizzo, hanno accertato al di là di ogni ragionevole dubbio, «un sistema di scarichi non mappati che permettevano all’azienda di diluire sostante come mercurio, piombo, selenio e fenoli vari affinché nel momento in cui questi arrivavano a valle risultavano in regola con i parametri previsti dalle normative di legge».
Oltre al maxi stanziamento per la bonifica dei terreni inquinati e la messa in sicurezza del sito, sono quattro i dirigenti della Solvay che hanno patteggiato: l’ex direttrice dell’impianto Michéle Huart dovrà versare 29mila euro, mentre Fabio Taddei, Davide Mantione e Massimo Iacoponi dovranno pagare cifre comprese tra gli 8 e i 12mila euro.
L’inchiesta. È iniziata quattro anni fa dopo un esposto firmato da medicina democratica. Un’indagine spiegano gli investigatori «difficile», perché accertare il sistema attraverso il quale sono state aggirate le norme da parte della Solvay, ha significato mappare palmo a palmo un’area sconfinata.
È attraverso questo lavoro che i finanzieri del reparto aeronavale della finanza di Portoferraio hanno scoperto i punti di diluizione non mappati. Le indagini - spiegano dalla procura - hanno riguardato gli scarichi degli impianti clorometani, perossidati, sodiera ed elettrolisi e di tutto il sistema di fossati che confluiscono nel Fosso bianco, il collettore che sfocia poi alle Spiagge bianche.
«Nel corso degli anni è stato necessario ripetere i campionamenti per accertare gli illeciti», ammettono gli inquirenti. Decisive, infine, sono state le tre perizie richieste dalla procura che hanno messo la Solvay con le spalle al muro, tanto da dare mandato allo studio legale milanese Bolognesi di avviare una trattativa con la procura per arrivare all’accordo sul patteggiamento. «Durante l’inchiesta - ha ripetuto il procuratore capo Francesco De Leo all’indomani della chiusura delle indagini - non abbiamo sequestrato l’impianto per l’importanza dell’azienda sul territorio e il particolare momento storico. Di questo siamo molto soddisfatti. Anche perché l’azienda è stata collaborativa e noi abbiamo ottenuto quello che volevamo: il riconoscimento di responsabilità e l’intervento di disinquinamento. Detto questo continueremo a vigilare».
L’accordo. La procura ha concesso all'azienda il tempo di avviare un impianto pilota per determinare le quantità e qualità finali delle acque di scarico. Entro il 2014 è prevista la realizzazione di un sistema di trattamento reflui. Inoltre «sono stati fatti sequestri di materiale di scarto accumulato indebitamente in alcuni siti e inviati a smaltimento ed eseguita la pulizia di tutti i fossi e canali. È stato realizzato un sistema di contenimento delle acque di primo impatto, attraverso il ripristino e la pulizia di sei bacini di raccolta, posizionati prima della confluenza degli scarichi a mare, oltre che la costruzione di una serranda automatizzata quale sbarramento del fosso di scarico stesso».
E ancora: è stata imposta la bonifica della vasca di diversione della sodiera, da 10mila metri cubi, che all'atto del controllo conteneva 5.000 metri cubi di rifiuti. È stato anche imposto all'azienda un primo spostamento del punto di campionamento a monte della confluenza di tubature provenienti da uno scaricatore di piena dell'impianto fognario urbano. Perché nel fosso bianco ci finiva un po' di tutto, anche i reflui civili.