Femminicidio di Klodiana Vefa, cosa è successo prima degli spari e perché avevano scelto di restare nella stessa casa
Il marito è stato trovato morto nella campagna di San Casciano Val di Pesa: ricostruiti i minuti precedenti al delitto sul marciapiede di via Galvani
SAN CASCIANO. È finita come si temeva. Un altro colpo di pistola, un altro morto. Il corpo senza vita di Alfred Vefa, 44 anni, è stato trovato dai carabinieri all’alba di ieri in un campo lungo la via Certaldese, la strada che da San Casciano porta a Certaldo e Montespertoli, una trentina di chilometri a est di Castelfiorentino, dove giovedì sera Alfred ha ucciso a colpi di pistola la moglie Klodiana. Con la stessa arma, una vecchia Beretta calibro 7.65, si è tolto la vita sparandosi alla tempia in un boschetto lungo il ciglio della strada.
La Volkswagen Golf grigio metallizzato che i carabinieri stavano cercando per mari e per monti da 36 ore non era andata lontano. Verso le 4 di ieri un uomo che passava di lì e aveva letto i giornali ha chiamato il 112 per avvertire che l’aveva vista sul ciglio della strada. I carabinieri l’hanno trovata chiusa e coi vetri oscurati. Con tutte le cautele del caso hanno rotto un finestrino posteriore e hanno verificato che all’interno non c’era nessuno. Intorno alle 6, perlustrando il campo dall’altra parte della strada, hanno trovato quello che si aspettavano, il corpo senza vita di Vefa accanto alla pistola.
Alfred ha scelto forse casualmente un paradiso, le dolci colline del Chianti fiorentino, per lasciare questo mondo, quel paradiso che non era riuscito a regalare a Klodiana, come lei stessa scriveva sui social poco prima di essere uccisa. Lui non ha lasciato biglietti di addio, era già tutto abbastanza chiaro. Deve aver percorso quelle strade di campagna mentre in testa gli passavano i fotogrammi di quello che era appena successo, gli spari in via Galvani, la madre dei suoi figli coperta di sangue, il buio della notte che è diventato anche il buio nella sua mente, senza un futuro immaginabile davanti, se non lunghi anni di carcere. E alla fine un altro proiettile come unica soluzione. Quasi certamente il suicidio è avvenuto giovedì notte, perché al bar vicino dicono che quella Golf era lì già venerdì mattina. Che sarebbe finita così i carabinieri avevano cominciato a capirlo quando la Golf di Vefa era scomparsa dai radar. Questo poteva significare solo una cosa: che non aveva imboccato strade di grande comunicazione dove sono presenti i sistemi automatici di rilevamento delle targhe. La sua è stata una fuga disordinata, non organizzata, senza soldi, senza documenti, dopo la discussione fatale che ora viene ricostruita così: Alfred e Klodiana sono nella casa di Castelfiorentino, in via Galvani, e hanno l’ennesimo scontro verbale; lei gli dice che vuole uscire per incontrare un’amica, lui forse non le crede, forse pensa che abbia un appuntamento con l’uomo col quale da tempo ha una relazione; lei scende in strada, mentre lui va a prendere la pistola, la raggiunge sul marciapiede e le spara.
Ufficialmente non c’è stata una causa scatenante, qualcosa che può aver spinto Alfred a non sopportare più una situazione con cui conviveva da anni. Venerdì pomeriggio sono stati i figli della coppia a spiegare al sostituto procuratore Ornella Galeotti perché il padre e la madre avevano deciso di continuare ad abitare sotto allo stesso tetto nonostante l’atto di divorzio in Albania ed entrambi avessero iniziato altre relazioni. Motivi economici, soprattutto, perché Klodiana non aveva le risorse per andare a vivere da sola coi due figli. E forse anche perché volevano restare entrambi coi figli fino a quando non avessero raggiunto la maggiore età.