Il Tirreno

Versilia

Il futuro dei bagni

Un consorzio romano vuole tre stabilimenti della Versilia – La società chiede le gare e la battaglia finisce al Tar

di Gabriele Buffoni

	Una panoramica dall’alto della costa versiliese (foto Paglianti)
Una panoramica dall’alto della costa versiliese (foto Paglianti)

La società porterà il Comune davanti al Tribunale amministrativo regionale perché faccia le gare

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LIDO DI CAMAIORE. Lo spettro di una società romana pende sul destino di tre stabilimenti balneari di Lido di Camaiore. Al punto che la stessa amministrazione comunale è stata trascinata davanti al Tribunale amministrativo regionale – le udienze sono già state programmate a gennaio – per risolvere la controversia nata dal silenzio che negli ultimi due anni si è protratto da parte degli uffici del Comune nella speranza che dal governo centrale arrivassero norme più chiare su come procedere per le gare sui beni demaniali. E soprattutto sui criteri per gli indennizzi da corrispondere in caso di passaggio di mano. È il primo caso di una convocazione davanti al Tar per questo motivo che emerge, almeno in Versilia, all’attenzione dell’opinione pubblica. Ma in realtà davanti ai giudici regionali finiranno a breve anche altre amministrazioni comunali (a partire da Viareggio), tutte per lo stesso motivo e tutte trascinate in giudizio da società – spesso cooperative o societ consortili con all’interno svariate realtà nazionali e anche estere – interessate a fare acquisti su uno dei litorali più appetibili per quello che riguarda il turismo balneare.

Il caso

Per capire meglio cosa è successo è necessario riavvolgere il nastro di un paio di anni. È il 2023 infatti quando sul tavolo dell’ufficio “Gestione e pianificazione del territorio” del Comune di Camaiore arrivano tre istanze da parte di altrettanti stabilimenti balneari di Lido – il bagno Flora, il bagno Lido Verde e il bagno Pesce d’Oro – per richiedere il cosiddetto atto formale. I gestori delle tre concessioni demaniali presentano quindi al Comune non solo gli investimenti già attuati, ma soprattutto i rispettivi progetti di investimento (perlopiù incentrati sulla maggiore attenzione alle fonti energetiche rinnovabili e interventi per migliorare la eco-compatibilità dell’attività balneare) con i quali si dichiarano pronti a chiedere la proroga della propria concessione per altri vent’anni (il limite massimo previsto per gli atti formali dei Comuni). Per molti stabilimenti che hanno seguito questo iter per allontanare lo spettro delle aste dettate dalla direttiva Bolkestein si tratta di una sorta di prassi burocratica. Ma questi tre casi vanno diversamente. Il Comune di Camaiore infatti pubblica – come previsto dalla legge – le istanze sul proprio albo pretorio e apre così il periodo di tempo (30 giorni) per valutare eventuali proposte in concorrenza. La stessa pratica viene anche pubblicata sul bollettino regionale. Ed è in questo contesto che si manifesta una società con sede nel Lazio presentando una propria richiesta per tutte e tre le concessioni demaniali: si tratta di una realtà consortile a responsabilità limitata con sede a Roma che conta al proprio interno un gruppo di oltre una ventina di imprese e che si propone in quanto specializzata nella gestione di stabilimenti balneari. Per il Comune quindi si apre uno scenario nuovo: una fase di comparazione delle domande e successivamente dei progetti presentati, per poi stabilire a chi concedere la concessione balneare. Ma è qui che la burocrazia va in cortocircuito: gli uffici si bloccano perché il susseguirsi delle nuove norme a livello nazionale ed europeo non permettono di avere un quadro chiaro su quelle che devono essere le regole per l’applicazione dei criteri per le aste pubbliche di questi particolari beni dello Stato.

Il processo al «silenzio»

Dal 2023 a oggi, quindi, il Comune di Camaiore non si è mosso. E come l’ente camaiorese hanno fatto anche altri Comuni della costa versiliese che si sono visti obbligati a far fronte a scenari simili. La differenza, in questo caso, sta nel fatto che dopo due anni la società romana interessata alle concessioni dei bagni Flora, Pesce d’Oro e Lido Verde si è spazientita. E tramite i propri avvocati ha deciso di trascinare il Comune di fronte al Tar «contro il silenzio e l’inerzia» dimostrati «nel procedimento avviato per l’assegnazione della concessione demaniale marittima». La richiesta ai giudici amministrativi è quella di condannare il Comune (che ha affidato la propria difesa all’avvocato Maria Grazia Zicari dell’avvocatura comunale) «a concludere il procedimento con provvedimento espresso entro un termine fissato dal Tribunale anche attraverso la nomina di un commissario ad acta», cioè una “figura terza” in grado di prendere in mano la pratica latente da due anni senza ulteriori indugi. La procedura di gara per manifetazione di concorrenza, infatti, avrebbe dovuto essere chiusa dall’ente in 180 giorni. A gennaio così il Comune di Camaiore finirà davanti al Tar: per due dei tre bagni l’udienza si terrà il 13 gennaio, per il terzo invece è fissata il 29 gennaio. 

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