Il Tirreno

Versilia

Il disastro ferroviario

Strage di Viareggio, le motivazioni: i giudici spiegano gli sconti minimi di pena. I passaggi chiave delle 32 pagine

di Matteo Tuccini
Daniela Rombi, presidente dell'associazione Il Mondo che vorrei
Daniela Rombi, presidente dell'associazione Il Mondo che vorrei

La Corte d’Appello di Firenze: concesse attenuanti di scarso valore tenuto conto dell’eccezionale gravità

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VIAREGGIO. Uno sconto minimo, considerata «l’eccezionale gravità» del disastro ferroviario: è stata questa la scelta dei giudici per la riduzione delle pene inflitte agli ex manager di Ferrovie dello Stato e agli altri imputati per la strage di Viareggio. Che, dopo la notte del 29 giugno 2009, costò la vita a 32 persone, oltre a una lunga serie di feriti in maniera devastante, danni morali ed economici. E un dolore immenso, impossibile da dimenticare.

La Corte d’Appello di Firenze ha messo nero su bianco le motivazioni della sentenza che il 27 maggio ha confermato le condanne a tutte le persone ritenute responsabili, con vari ruoli. Tra loro c’è Mauro Moretti, ex grande capo delle Fs e di Rete ferroviaria italiana, per cui la condanna è stata a 5 anni di carcere. I giudici dell’Appello hanno ritenuto corretta un’applicazione delle pene che tenesse conto dell’enormità di ciò che è accaduto; perciò ribadiscono, argomentandolo, il loro “no” allo sconto di un terzo, acconsentendo a ridurre la pena di 1/9. Possono sembrare passaggi tecnici, formali: non è così. Perché in un processo così lungo e ancora non terminato c’è la necessità di ribadire dei princìpi. E soprattutto: la quantificazione della condanna per alcuni imputati farà la differenza tra il carcere o meno, quando la Corte di Cassazione tornerà ad esprimersi. Si dà per scontato, infatti, l’ulteriore ricorso degli imputati alla Suprema Corte.

Uno dei passaggi chiave delle 32 pagine di motivazioni pubblicate dalla Corte d’Appello riguarda la critica alle attenuanti generiche «di scarso pregio», cioè di poco valore, concesse in precedenza dai tribunali. In particolare per Moretti, Michele Mario Elia (ex amministratore delegato di Rfi) e Mario Castaldo, all’epoca direttore di divisione di Cargo Chemical. Una delle attenuanti concesse era il riconoscimento dell’obiettivo di risanamento delle Ferrovie dello Stato, a discapito dei finanziamenti per la sicurezza della rete, anche in merito al transito di merci pericolose sui treni. Come il Gpl che, incendiandosi, scatenò l’inferno alla stazione. «In buona sostanza – scrivono i giudici – aver operato consapevolmente scelte imprudenti, privando il trasporto su rotaia di merci pericolose per la pubblica incolumità di adeguati investimenti di spesa per garantirne una sostanziale sicurezza, si trasforma in condotta meritevole di attenuanti generiche solo perché condotta finalizzata al risanamento dell’azienda delle Ferrovie». Ma questo contrasta con i princìpi e gli ordinamenti del nostro Paese, dove la vita umana ha sempre priorità rispetto alla tutela dell’impresa: «L’attività economica merita indubbiamente tutela, ma questa tutela non può prevalere sulla tutela della vita delle persone», ribadiscono i giudici. Che infatti definiscono «di scarso pregio» questo argomento “attenuante”. L’unico elemento ritenuto oggettivo nella concessione di un’attenuazione delle condanne è il risarcimento economico: poco meno di 78 milioni di euro, destinati dalle assicurazioni a 534 soggetti pubblici e privati danneggiati.

Così l’avvocato Riccardo Carloni, che assieme al collega Enrico Marzaduri assiste la famiglia di Emanuela Menichetti, una delle 32 vittime: «La Corte d’Appello di Firenze ha confermato la minima riduzione della pena per le circostanze attenuanti generiche, considerando la straordinaria gravità del disastro ferroviario di Viareggio». Secondo l’avvocato Gabriele Dalle Luche, che tutela altri familiari delle vittime – l’associazione Il Mondo che vorrei, Andrea Maccioni e Silvano Falorni – «sono pagine chiare, in cui si ribadisce un quadro di responsabilità accertate e alcuni concetti cardine. Mi permetto, nell’occasione, un nuovo pensiero rivolto a Donatella Francesconi».

Ora che le pagine delle motivazioni della sentenza sono depositate, ci sarà spazio per gli imputati che vorranno fare ricorso. A quel punto si andrà in Cassazione, settimo grado di giudizio in 16 anni di inchieste e processi. Ma stavolta sarà l’ultimo.

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