Soldi
Viareggio, l’impero di Re Giorgio Armani partì da un negozio in Passeggiata
Adriana Bacci Chelotti racconta al Tirreno: «Qui aprì la sua prima boutique fuori da Milano»
VIAREGGIO. La voce quasi le si spezza per la commozione. «Mi perdoni, da quando ho appreso la notizia, ieri pomeriggio (giovedì, ndr) il dolore che ho provato è stato immenso: ho perso una persona cara, con cui ho condiviso anni di lavoro e di vita insieme a mio marito e poi anche da sola. Sapere che anche Giorgio non c’è più mi ha molto rattristato».
Il “Giorgio” in questione è Giorgio Armani, il re della moda italiana scomparso giovedì a 91 anni. E chi parla è Adriana Bacci, una dei pionieri della moda prêt-à-porter insieme al marito Socrate “Didi” Chelotti: imprenditori visionari, precursori di quel settore di abbigliamento che ha fatto la fortuna dello stesso Armani, oltre che di molti altri stilisti dagli anni ’70 in poi. In quegli anni osservatori da tutta Italia venivano a vedere le loro vetrine in Passeggiata a Viareggio e a prendere spunti per capire e scovare i nuovi stilisti che Didi Chelotti anticipava lanciando nuove tendenze. E non a caso «fu mio marito ad aprire la prima boutique Giorgio Armani fuori dai confini di Milano – racconta Adriana – proprio qui a Viareggio».
Se infatti è alle sale della Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi che appartengono le origini della società Armani – nata dal fortunato incontro con l’architetto pietrasantino Sergio Galeotti, primo grande amore dello stilista e socio nell’azienda fondata poi nel 1975 – è da Viareggio che Re Giorgio avviò il suo impero, espandendosi oltre i confini di quella Milano che lo aveva adottato dopo che aveva lasciato Piacenza. «Lo conoscemmo in realtà fin da subito, quando con Galeotti aprirono la Giorgio Armani spa – racconta Adriana – fu proprio Sergio Galeotti a venire da noi. Era il ’75, noi eravamo già una realtà affermata con il nostro primo negozio in Passeggiata, vicino a piazza Mazzini, e Galeotti si fece avanti presentato da una sua amica di Pietrasanta. Ricordo bene quel primo incontro: voleva parlare con mio marito per proporgli i capi di un nuovo stilista, Giorgio Armani appunto, invitandolo alla prima sfilata a Milano».
Se infatti le prime collezioni disegnate da Armani per altre aziende toscane debuttarono a Palazzo Pitti a Firenze, quella fu la “prima” ufficiale della sua azienda dopo la fondazione del sodalizio con Galeotti. «Ci andammo entrambi – ricorda Adriana – e ne restammo affascinati. Per quei tempi Armani era rivoluzionario, e lo è rimasto fino a oggi. Mio marito Didi non ebbe dubbi: acquistò subito la collezione. Quando poi ci trasferimmo in un negozio più grande, a due piani, allora dedicammo un’intera sezione all’abbigliamento da uomo e Armani capeggiava su tutti gli altri: è sempre stato un faro per noi».
Dal sodalizio professionale, in quegli anni, nacque in breve tempo un’amicizia. E non fu un caso che nel 1979 fu proprio Didi Chelotti a fare da “ponte” per lo sbarco della prima boutique targata Giorgio Armani fuori dai confini di Milano. «Sorse nel punto della Passeggiata tra gli attuali Bar Eden e Guess – racconta Adriana – dove un tempo c’era il negozio della madre di mio marito, “Confezioni Clara” e un parrucchiere: Didi unì i due fondi e lì nacque “Giorgio Armani per Chelotti”. La clientela era la più varia: dai facoltosi milanesi in vacanza fino agli arabi e ai russi che pretendevano di parcheggiare in Passeggiata».
Da allora Armani è rimasto un punto di riferimento per la famiglia Chelotti. «Ogni volta che passava dalla Versilia, ed era spesso avendo una villa a Forte dei Marmi, non mancava mai di salutarci e di invitarci da lui – racconta Adriana – organizzava bellissime feste e cene, amava circondarsi dei suoi amici. Era una persona eccezionale, di grandi qualità e anche di umanità. Alla morte di mio marito, avvenuta nel 1986 un anno dopo quella di Galeotti, lo chiamai – ricorda – e gli chiesi se era d’accordo che subentrassi io nella direzione della sua boutique qui a Viareggio: mi disse di sì senza battere ciglio. Dopo la morte di Sergio dimostrò una forza straordinaria, l’ho sempre ammirato per questo».
L’amicizia con Adriana proseguì anche negli anni successivi, fatta anche di piccoli gesti. «Quando anni dopo volle aprire a Forte dei Marmi l’Emporio Armani fu me che chiamò chiedendomi di fargli da tramite con l’allora proprietario del fondo – ricorda – e spesso quando passava a trovarmi si metteva anche a sistemarmi la vetrina. Era un uomo di un’educazione e di una semplicità uniche – conclude – che lascia un vuoto incolmabile».