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Stefano Leone, il regista versiliese al festival di Cannes con “La belle de Gaza”

di Tiziano Baldi Galleni

	Stefano Leone sulla Croisette
Stefano Leone sulla Croisette

Assistente della francese Yolande Zauberman, il suo film è protagonista nella sezione speciale

24 maggio 2024
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QUERCETA. Due anni di riprese in Medio Oriente, in Israele, fra Tel Aviv e Haifa, in Cisgiordania e in Palestina. Due anni di lavoro per realizzare un film documentario – “La belle de Gaza” – tanto affascinante e profondo quanto complesso, perché tratta una tematica di difficile narrazione, quella del mondo transgender nei Paesi musulmani, arabi, ebraici e cristiani. A fianco della regista e autrice della pellicola, Yolande Zauberman, c’era il regista versiliese Stefano Leone. Che lavora con la collega francese da sei anni, ne è il primo assistente, l’uomo di fiducia: si occupa anche di aiutare gli operatori, del montaggio video come aiuto e della fotografia. E in questi giorni ha avuto l’onore di essere insieme a tutta la troupe, tra cui l’autrice Yolande e l’attrice principale Talleen Abu Hanna, al Festival di Cannes dove il film non è in gara ma è stato presentato in una sezione speciale che gli ha permesso di farsi notare al grande pubblico.

«Era la prima volta al Festival di Cannes per me – racconta Stefano – ed è stata una grande emozione. Siamo stati annunciati come avviene ai grandi film. Abbiamo passeggiato sul tappeto rosso davanti alla stampa e siamo stati trattati come i protagonisti di film che vantano budget milionari». Fra questi, al Festival di Cannes, va citato il grande ritorno di Francis Ford Coppola con “Megalopolis” con Adam Driver, Dustin Hoffman, Shia LaBeouf e Laurence Fishburne; e ancora Sorrentino, Miller e Cronemberg e il progetto di Lanthimos ed Emma Stone.

«È stato un film difficile – prosegue Leone – nato prima dell’inizio del conflitto nella Striscia di Gaza. Parla del mondo transgender, di identità e transizioni, di rapporti familiari, e di persone che decidono di cambiare sesso con tutte le difficoltà che comporta per la società in cui vivono, il mondo mussulmano e arabo. Ma parla anche della necessità di cambiare un corpo che ti rifiuta. Protagonisti sono cinque personaggi reali che raccontano le loro vicissitudini reali. Lo definirei un film documentario. L’atmosfera è notturna perché questo film rientra nella “Trilogia della notte”».

Stefano Leone, nato a Pietrasanta e cresciuto tra Querceta, Pietrasanta e Forte dei Marmi, ha iniziato la sua carriera nel 2015. Il primo film che ha girato è stato “Elio Petri. Appunti su un autore”, che ha vinto il Premio miglior documentario Francesco Pasinetti al Festival di Venezia nel 2017. È stato prodotto da Bim, uscito e pubblicato in Francia, Germania e Usa, e poi è stato pubblicato da Real Cinema Feltrinelli.

Stefano ha conosciuto Yolande Zauberman 13 anni fa, e questo è il terzo film che realizza con lei. «Questo film fra l’altro esce in un momento delicato – prosegue il regista – ora in quei luoghi dove abbiamo girato le scene principali c’è la guerra. Ma a Cannes abbiamo ricevuto un’accoglienza incredibile, un grande apprezzamento da parte della stampa, e circa 15 minuti di applausi alla prima visione. Il film, un film d’amore e sociale, uscirà nei cinema francesi il 29 maggio. Il titolo, “La Belle de Gaza”, riprende un termine, la belle, utilizzato nel mondo transgender per chiamarsi fra loro, perché si sentono come dee. Ed è a quelle dee che il film è dedicato e alle loro difficoltà personali e sociali».
 

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