Il Tirreno

Versilia

Il caso

Versilia, querelata per diffamazione sui social: dopo 7 anni viene assolta

di Luca Basile
Vanna Miari Pelli Fabbroni assieme al padre Giangiacomo Miari Pelli Fabbroni
Vanna Miari Pelli Fabbroni assieme al padre Giangiacomo Miari Pelli Fabbroni

La vicenda a margine delle elezioni del 2017: il commento su Facebook

28 gennaio 2024
2 MINUTI DI LETTURA





FORTE DEI MARMI. Il commento, via social, ritenuto lesivo che diventa prima materiale da controversia legale per poi finire in un’aula di tribunale.

Con una sentenza, a distanza di 7 anni dal suo innesco, di assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, per chi si era ritrovato citato in giudizio.

Il fatto in questione è una frase che Vanna Miari Pelli Fabbroni, la persona querelata, aveva scritto su Facebook contro una presidente di seggio elettorale definendola, nel contesto di un diverbio, «molto maleducata».

I fatti: siamo nel 2017, tempo di elezioni a Forte dei Marmi, quelle che apriranno le porte al primo mandato Murzi. Dopo appunto un diverbio tra la presidente di seggio e i coniugi Miari – e in particolare con GianGiacomo Miari Pelli Fabbroni, scomparso 3 anni fa – che erano andati a votare, la figlia Vanna scriveva su facebook un post in cui appunto criticava il comportamento della presidente affermando, come da premessa, che la stessa era stata «molto maleducata».

Parole che alla presidente di seggio, una volta lette, piacciono però meno di niente, anche perché in scia a quella stessa affermazione ne arrivano altre, probabilmente a causa della notorietà dei soggetti coinvolti, a commento dell’episodio. Da qui, ritenendosi offesa, scatta la querela per diffamazione nei confronti di Vanna Miari difesa, in sede di tribunale, dall’avvocato Pier Paolo Santini. Si arriva dunque al processo, 4 udienze con inizio nel dicembre 2022 fino alla sentenza di qualche giorno fa.

Udienze che però, a epilogo del confronto in un’aula di tribunale, quello di Lucca, certificano la legittimità del comportamento di Miari: quelle parole, in calce ad una pagina social, non vengono ritenute evidentemente lesive per chi le ha subite.

Da qui la sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce reato. In sostanza quella frase, «molto maleducata», si presume, come evidenziato dallo stesso avvocato Santini, sia stata valutata come un legittimo diritto di critica.

Per saperne di più, ci riferiamo alle motivazioni, occorrerà però aspettare i canonici 60 giorni dal giorno del della sentenza.

Motivazioni interessanti da conoscere anche perché dovrebbero dare un’idea dei limiti di quello che può essere detto e scritto sui social network oramai diventati, a tutti gli effetti, teatro non solo di confronti, ma anche di “regolamenti di conti” di dispute di vario genere.
 

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni