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Si sposano a 80 anni dopo 50 di convivenza: «È il momento giusto» - Video

di Matteo Tuccini
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Viareggio, l’amore lungo una vita tra Tullia e Pasquale

01 ottobre 2022
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VIAREGGIO. Certi amori sono così veri e profondi che un articolo di giornale non può spiegarli. Al massimo può provare a raccontarli. Tra Tullia e Pasquale, tanti anni fa, è nato questo tipo di amore. Lavoravano nello stesso ospedale e non si lasciarono sfuggire l’occasione di stare insieme.

Da allora sono passati 50 anni, mezzo secolo, di convivenza. Un amore lungo una vita: l’uno sempre al fianco dell’altra e viceversa. Perciò quando Marino, il figlio di Pasquale, ha detto ai due: «Ma non è il caso che vi sposiate?», i due fidanzati storici Tullia Panzi, 85 anni, e Pasquale Patruno, 86, ci hanno riflettuto un attimo. E, con una battuta che sembra scritta da Nora Ephron, hanno replicato: «Beh, è il momento giusto».

Giovedì Tullia e Pasquale si sono detti sì in municipio a Viareggio, dove si sono trasferiti da tre anni. Una cerimonia civile semplice, «perché loro sono così: riservati e semplici», dice Marino Patruno, figlio e testimone dello sposo, nonché professionista molto conosciuto in città: è il direttore dell’hotel Royal in Passeggiata. Una celebrazione sobria «e niente viaggio di nozze – commenta con un sorriso Marino Patruno – Mio padre ha già girato il mondo, è il momento di riposarsi e di stare un po’ a casa». Con la sua amata Tullia, ovviamente. Che ha conosciuto in un ospedale di Milano, oggi chiuso, dove entrambi lavoravano: lui capo del settore sanitario, lei infermiera. Hanno vissuto sempre nel capoluogo lombardo: nel 2019 si sono trasferiti a Viareggio, dove vivono il figlio e il nipote, per avvicinarsi ai familiari. «E menomale che lo hanno fatto prima della pandemia, altrimenti chissà», sospira Marino.

Ma perché sposarsi a oltre 80 anni? «Quando si arriva a una certa età – replica il figlio – ci si rende conto che si ha a che fare sempre più spesso con la salute e con la precarietà di certe situazioni. È evidente che, di fronte alle leggi italiane, due coniugi sono più tutelati e in grado di assistersi a vicenda». Una sensazione comune a quella di tante coppie che rinviano il matrimonio, ma poi si accorgono di non voler rischiare che l’altro non possa stargli accanto. Però la storia di questi due sposi racconta anche molto di come siamo fatti, le emozioni che proviamo, il modo con cui attraversiamo la vita: «È proprio così – ammette Marino Patruno – Io stesso, da figlio, ho provato un’emozione molto particolare, che non saprei descrivere con esattezza. Un matrimonio avviene quasi sempre da giovani: io vedo mio padre e mi rendo conto che la sua vita è trascorsa, e che a un certo punto ha deciso di fare questo passo. È una cosa che mi tocca profondamente. Forse mio figlio (Giuseppe, anche lui professionista del settore alberghiero, ndr) la vive con più entusiasmo, perché è giovane e vede il nonno che si sposa. Però per me è così». 

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