Il Tirreno

Versilia

«Tu Peppone, io don Camillo». L’ultimo saluto di Viareggio a Marino Lattanzi

Roy Lepore
«Tu Peppone, io don Camillo». L’ultimo saluto di Viareggio a Marino Lattanzi

I funerali davanti a tanta gente nella chiesa del Varignano. Il commosso saluto dell’amico don Marcello Brunini

30 dicembre 2021
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VIAREGGIO. Per l’ultimo saluto a Marino Lattanzi, presidente per 25 anni del circolo “Il Fienile” al Varignano deceduto all’ospedale Versilia all'età di 82 anni in seguito ad una malattia, erano davvero in tanti ieri nella chiesa della Resurrezione al Varignano quartiere dove Lattanzi si era trasferito nel 1977 con la moglie Fernanda da Minucciano. Insieme a lei, i figli Michele, Cinzia e Katia hanno ringraziato tutti per la vicinanza.

Lattanzi è stato da sempre un uomo di sinistra: delegato sindacale della Fillea, ha portato avanti numerose battaglie per i diritti dei lavoratori. Per questo con una bandiera rossa era presente anche il sindacato pensionati della Cgil.

La funzione religiosa è stata celebrata da don Luca e don Marcello Brunini. E proprio quest’ultimo ha voluto condividere un ricordo di Lattanzi: «Marino, secondo me, ha incarnato in mezzo a noi la dignità personale di cui ci diceva Martin Luter King e la beatitudine evangelica. Marino era un uomo semplice, ma ricco di questa dignità, la dignità dei poveri. Lui mai ha dimenticato la sua dignità di figlio del popolo. È difficile, oggi in particolare, incontrare uomini così: usuali nel loro fare quotidiano, ma profondamente dignitosi. La dignità, che Marino esprimeva, gli dava autorevolezza. Era ascoltato dai piccoli e dai grandi, dai semplici cittadini e dagli amministratori. E quando gli uomini di potere non facevano quel poco o quel tanto che Marino chiedeva per il Fienile e di conseguenza per il quartiere, quasi portavano vergogna e un po' si nascondevano di fronte alla dignità di questo uomo del popolo che lo ha portato sempre a stare da una parte ben delineata: a fianco dei più poveri e degli indifesi.Una lotta, la sua, che lo ha fatto sempre rimanere nella condizione di popolo, non ponendosi mai dalla parte del più forte, anche quando questo voleva dire perdere,e non raggiungere quei risultati giusti e sperati».

Anche in quelle circostanze, ha ricordato don Marcello, «rimaneva l’uomo della dignità, capace di lottare ancora e di continuare a immaginare il futuro della città stando nella periferia. In questo senso la dignità di Marino si trasformava in amicizia, un’amicizia sempre rispettosa dell'altro. Molti di voi, dicevano di me e di lui: ecco Peppone e don Camillo. E per certi versi era vero. Ma tra questi due, come tra noi due c’era un rispetto vicendevole, spesso un’azione comune a favore del quartiere, ma non solo. C’era, un cuore comune,un vincolo sottile che ci legava nel profondo, un legame fatto di una amicizia, apparentemente non visibile, ma certa e mai venuta meno,da quel lontano 2 febbraio 2010, quando ci siamo incontrati per la prima volta qui al Varignano. La sua morte mi ha colpito di sorpresa. Sapevo delle sue difficoltà, ma speravo. Ed allora desidero ripetere: “Beati gli uomini dignitosi, perché avranno in eredità la terra”. Quella terra nuova in cui i poveri carichi di dignità troveranno quel riconoscimento pieno, che qui, il più delle volte, hanno solo sperato. E tu Marino non ci lasciare nella nostra poca dignità. Io prego il buon Dio che ci doni di portare nel cuore almeno un pizzico della tua dignità di uomo del popolo, che tu ci hai testimoniato con caparbietà e mitezza. In modo che la terra del nostro quartiere, per la quale tanto hai lottato, possa diventare un giardino carico di dignità per tutti, soprattutto per coloro che se ne sono dimenticati».

Prima che la Croce Verde portasse la salma al cimitero, c'è stata una sosta del corteo di fronte al Fienile, poi gli amici l'hanno salutato con il pugno sinistro chiuso. Poi procederà per la cremazione e verrà tumulato, con altri parenti, nel cimitero di Minucciano.

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