Il Tirreno

Versilia

Carnevale di Viareggio

Una “pietra d’inciampo” per l’autore del primo manifesto del Carnevale

Simone pierotti
L’ingresso dell’ex manicomio di Maggiano dove verrà sistemata la pietra d’inciampo
L’ingresso dell’ex manicomio di Maggiano dove verrà sistemata la pietra d’inciampo

All’ex manicomio di Maggiano il ricordo di Guglielmo Lippi Francesconi, il medico trucidato dai tedeschi nel 1944

26 gennaio 2021
6 MINUTI DI LETTURA





VIAREGGIO. E menomale che lo chiamano Giorno della Memoria, perché talvolta l’oblio è forse la peggior condanna per le vittime della follia nazista. E da queste parti c’eravamo colpevolmente dimenticati di Guglielmo Lippi Francesconi, lo psichiatra che disegnò il primo manifesto nella storia del Carnevale di Viareggio, trucidato dai tedeschi nel settembre del 1944. Ce n’eravamo scordati. Oggi non più. Oggi, anzi il 28 gennaio, verrà posata la sua “pietra d’inciampo”, una di quelle targhe delle dimensioni d'un sampietrino che ricordano i morti nei campi di sterminio, all’ingresso dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, di cui divenne primario nel 1938. Una cerimonia giocoforza condizionata dalle restrizioni che le attuali circostanze esigono, ma non per questo da celebrarsi con distacco: ci saranno il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini, l’assessore regionale all’istruzione Alessandra Nardini e Isabella Tobino, presidente della Fondazione Mario Tobino e nipote del grande scrittore viareggino, oltre a Neva Chiarenza e Marco Chiuso della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa-Carrara.

Diciamolo: deporre quel piccolo monumento lontano da Maggiano sarebbe equivalso a fare un torto al povero Guglielmo. Le mura del vecchio manicomio sono state una seconda casa, per lui. Quei metodi poco convenzionali per l’epoca che lui professava, antesignani dell’antipsichiatria di Franco Basaglia, scrissero involontariamente il tragico epilogo della sua esistenza. Eppure, al tempo stesso, l’hanno tirato fuori dal dimenticatoio. Ma andiamo con ordine.

[[atex:gelocal:il-tirreno:versilia:cronaca:1.39823338:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.iltirreno.it/image/contentid/policy:1.39823338:1652946770/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]


La vita di Guglielmo Lippi Francesconi è stata un’avventura fin dalla nascita, avvenuta il 18 luglio 1898 a Lucca. Dal papà prende lo stesso il nome e pure la vocazione nel campo della medicina. Ma non lo conoscerà mai: ha solo pochi mesi quando un’infezione letale gli porta via il padre, medico all’ospedale di Lucca. Guglielmo senior era amico di Giacomo Puccini, che al piccolo dedica la ninnananna “E l’uccellino”. L’anno in cui il Maestro ci lascia, il 1924, coincide con il matrimonio di Guglielmo junior con Maria Teresa Ferrari che lo renderà padre di tre figli – Pierluigi, Franco e Michel Fausto. Ma quello è un anno chiave pure per altri motivi. Il 22 agosto, nella vicina Viareggio, viene bandito un concorso per un cartello-réclame che dovrà pubblicizzare i corsi mascherati del Carnevale del 1925: al vincitore del concorso sarà assegnato un premio di trecento lire e una medaglia d’argento. La commissione giudicante, composta anche dall’architetto e ingegnere Alfredo Belluomini e dal pittore e decoratore Galileo Chini, si riunisce. E sceglie proprio il bozzetto di Guglielmo Lippi, che solo in seguito aggiungerà al cognome paterno il Francesconi del patrigno. Il manifesto viene pubblicato (anche) sulla copertina della rivista “Viareggio in maschera” del 1925: di conseguenza, il primo nel suo genere nella storia del Carnevale porta la sua, di firma e non, come si è erroneamente ritenuto per lungo tempo, quella di Lucio Venna per l’edizione seguente.

[[atex:gelocal:il-tirreno:versilia:cronaca:1.5275304:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.iltirreno.it/versilia/cronaca/2012/06/16/news/quel-flaneur-gentile-fucilato-dai-nazisti-1.5275304]]

Il periodo compreso fra gli anni Venti e Trenta è quello della laurea in medicina e chirurgia all’Università di Pisa, della parentesi come vicedirettore alla casa di cura per malattie mentali e nervose “Ville di Nozzano” e della direzione dell’ospedale psichiatrico di Maggiano. Ma la sua produzione artistica nei ritagli di tempo non si ferma. Anzi: illustra la copertina dello spartito per la canzone "Bambole Lenci", con versi di Mario Romagnoli e musica di Marcello Cortopassi, e quella di "Lido valse”, scritta dal conte Umberto Boni detto Cravache e musicata da Maria Teresa Marchionni, due nomi piuttosto noti nel panorama del Carnevale viareggino. Proprio la Perla del Tirreno, a cui è legatissimo, e la sua festa a dimensione sempre meno paesana ricorrono spesso nei disegni dello psichiatra con il diletto per l’arte.

Il legame con Viareggio si rafforza ulteriormente nel 1933, quando a Nozzano viene ricoverato Lorenzo Viani, perseguitato dall’asma e da un forte esaurimento psichico: fra lui e il medico nasce una bella amicizia.

Come primario dello “spedale dei pazzi”, Lippi Francesconi si mette in mostra per la sua ferma opposizione all’uso della camicia di forza e per la volontà di ridare dignità ai ricoverati nella struttura. Tutte idee che entrano in collisione con il partito fascista, a cui il medico ha inizialmente aderito salvo allontanarsene dopo l’entrata in guerra dell’Italia, che impone l'utilizzo dei malati di mente per esperimenti scientifici. Guglielmo sa di essere braccato. Eppure non esita ad aiutare diverse persone, compresi degli ebrei, e neppure si lascia intimidire dalle minacce.

Poi arriva l’estate del 1944, i fascisti gli stanno alle calcagna e così fugge con la famiglia nel paesino di Vecoli, sulle colline fra l’Oltreserchio e la Valfreddana. Convinto che siano al sicuro, lascia lì la moglie e Michel Fausto e si dirige con Pierluigi e Franco verso la certosa di Farneta: il monastero alle porte di Lucca è diventato un rifugio per profughi, civili, ebrei e partigiani. Ma qui, nella notte fra l’1 e il 2 settembre, fanno irruzione i soldati tedeschi: è la famigerata sedicesima divisione delle Waffen Ss, macchiatasi delle stragi di Nozzano, Sant’Anna di Stazzema e Vinca, che uccide due monaci e porta via gli altri ostaggi, prima a Nocchi e poi nelle carceri del castello Malaspina a Massa. La mattina del 10 settembre Guglielmo saluta per l’ultima volta i figli, deportati nel campo di concentramento di Fossoli in attesa d’esser trasferiti in Germania: riescono tuttavia a scappare dandosi alla macchia sui monti. Lui, invece, trova la morte sulla strada verso Ponte Forno, dove un ufficiale lo fa inginocchiare e gli spara due colpi di rivoltella alla nuca: è una delle 159 vittime dell’eccidio delle Fosse del Frigido. Una volta tornati a casa, i figli scoprono che i tedeschi non hanno risparmiato neppure il loro fratellino, ucciso durante un rastrellamento proprio sotto gli occhi della madre.

Passeranno diciassette anni prima che i famigliari di Guglielmo possano conoscere i dettagli della morte e farlo finalmente riposare in pace nel piccolo cimitero di Vecoli. Ne passeranno molti, molti di più prima che la sua storia torni definitivamente alla luce. Risale al 2000 fa un convegno italotedesco in cui il professor Michael Von Cranach lo definì «uno degli esempi più luminosi in Europa di opposizione all’uso della psichiatria come strumento di sopraffazione e di violazione della dignità della persona». Nella natia Lucca gli viene intitolata una strada che va dal centro all’ospedale San Luca. E a Viareggio siamo a conoscenza del suo apporto al Carnevale grazie agli studi di Paolo Fornaciari e allo straordinario lavoro di Franco Anichini, Bianca Maria Scirè e Giuliano Olivi che hanno prodotto il libretto L’incredibile storia di Guglielmo Lippi Francesconi.

Nel 2014, a settant’anni dalla tragica morte, i tre sono stati insigniti dalla Fondazione Carnevale del premio speciale intitolato a Cravache. Un cerchio che si chiude, giacché il conte Umberto Boni (in arte, appunto, Cravache) morì nel lager di Mauthausen nel novembre del 1944. Non dimentichiamoli una seconda volta. 

 

Primo piano
Primo maggio

Tragedia alla sagra, muore soffocato da un boccone