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Inchiesta corruzione e appalti, arrestato Totò Cuffaro
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Palermo, 3 dic. (Adnkronos) - Arresti domiciliari per l'ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, indagato insieme ad altre 17 persone, per associazione a delinquere, turbativa d'asta e corruzione. Lo ha disposto il gip, a due settimane, dall'interrogatorio preventivo, accogliendo la richiesta della Dda di Palermo. Per Cuffaro niente braccialetto elettronico. Per il giudice la misura cautelare degli arresti domiciliari è sufficiente a garantire le esigenze cautelari. Non viene applicato il braccialetto elettronico “non emergendo particolari esigenze da imporre il costante monitoraggio“, ma viene imposto un “assoluto divieto di comunicazione così da escludere qualsiasi possibilità di mantenere contatti con altri coindagati o con soggetti terzi, comunque appartenenti alla pubblica amministrazione e all’imprenditoria”, si legge nella misura cautelare. Il gip di Palermo ha respinto invece la richiesta di arresti domiciliari, chiesti dalla Procura di Palermo, per il deputato di Noi Moderati Saverio Romano. Il parlamentare era stato ascoltato due settimane fa nel corso dell'interrogatorio preventivo respingendo tutte le accuse. "Ancora non ho letto la misura, ho visto però che hanno riqualificato il reato per Cuffaro in traffico di influenza. Ma non conosco le motivazioni dell'ordinanza. Sono, comunque, conteno del fatto che, come dice il gip, non ci sono le esigenze cautelari nei miei confronti". Così all'Adnkronos Saverio Romano. Davanti al gip di Palermo Cuffaro, durante l'interrogatorio preventivo, si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma aveva reso dichiarazioni spontanee. E in quella occasione, come si legge nella misura cautelare che ha portato Cuffaro agli arresti domiciliari, aveva ammesso "qualche errore", specificando, però, che Antonio Iacono (il manager della Sanità finito pure ai domiciliari) è stato avvantaggiato per il suo tramite, né ha chiesto di avere dei benefici". Poi avea anche detto di "conoscere Roberto Colletti (anche lui ai domiciliari ndr) da cinquantasette anni, come amico di famiglia; di aver già in passato "consigliato" al presidente della Regione di "poterlo utilizzare per essere tra quelli che potevano dare un contributo nella gestione della sanità", e di aver, "anche questa volta", consigliato la sua nomina, precisando che egli "usciva da Direttore generale della più grande azienda siciliana, che era il Civico, dove aveva fatto benissimo, e nelle graduatorie di Direttore generale era tra gli undici migliori", quindi, nominato "commissario a Villa Sofia", aveva avuto una "sorta di retrocessione, non di avanzamento", e che "per di più tutti i commissari [ ... ] dopo un anno sono stati trasformati in Direttori generali ed è stata la stessa sorte che ha avuto il dottor Colletti". Poi Cuffaro, come si legge nella ordinanza, ha chiarito che il concorso non era "aperto a tutti", ma era un "concorso di persone che già lavoravano perché erano tutti quelli che erano entrati per la vicenda Covid ed era un concorso per la stabilizzazione e quindi nessuno di quelli che ha partecipato è rimasto fuori ma sono entrati tutti". Il pubblico ministero ha insistito nella richiesta cautelare, precisando che, con riferimento alla misura cautelare degli arresti domiciliari, "devono ritenersi richieste anche le prescrizioni di cui all'art. 284, comma 2, c.p.p. (divieto di comunicazione)". Inoltre l'ex presidente della Regione siciliana "ha spiegato di aver ritenuto di doversi avvalere della facoltà di non rispondere per potersi adeguatamente difendere, leggendo le risultanze investigative e ascoltando le registrazioni, poiché non si "ritrova" e non si "riconosce" in alcune delle trascrizioni, tra cui quella relativa alla conversazione avvenuta con l'imprenditore Alessandro Vetro, per la quale la sua Difesa ha dato incarico al perito": così la gip di Palermo nella misura cautelare che ha portato ai domiciliari di Cuffaro. "Ha escluso di aver fatto pervenire delle somme a Tomasino per il tramite di Carmelo Pace (deputato regionale Dc ndr) - si legge nell'ordinanza - ha sottolineato che Alessandro Vetro non aveva partecipato a nessuna gara e che "quando partecipò a una gara fu abbondantemente escluso"". Poi ha spiegato che "il suo intervento per la Dussmann non era finalizzato "a far vincere tale ditta nella gara", ma a "raccogliere e trasferire" le "preoccupazioni" dei rappresentanti dell'azienda che "ritenevano che nel passato" erano "stati ingiustamente danneggiati dal precedente Direttore generale nella gara che avevano già vinto e che stavano portando avanti". In ogni caso, era ed è "sempre rimasto totalmente disinteressato al tema dei subappalti per quella gara" oggetto di imputazione". I bandi di gara della Regione siciliana venivano diffusi anticipatamente "per facilitare l'adesione ai bandi di gara per le associazioni del terzo settore", ma "che non si trattava di rivelazione in anteprima, bensì di bandi già pubblicati". E' quanto ha detto, nel corso dell'interrogatorio preventivo, l'ex braccio destro di Cuffaro, Vito Raso, indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla Sanità. Per Raso è stato deciso l'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Dalle carte emerge che il braccio destro dell’ex governatore avrebbe garantito "agli amici politici" un canale diretto su bandi, concorsi e nomine trasformando l’ufficio di via Trinacria in "uno snodo dove fare riunioni e curare gli interessi politici".