Il Tirreno

**Rai: opposizioni divise su viale Mazzini, no Conte a Schlein 'basta ipocrisia Pd'**

29 gennaio 2024
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Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Stavolta dal Nazareno una replica a Giuseppe Conte era arrivata. Ma la controreplica del leader M5S è una vera e propria bordata contro il Pd e contro l'iniziativa di Elly Schlein. Sia sul sit in del 7 febbraio in davanti alla Rai che sul tentativo di un fronte comune delle opposizioni per una proposta di riforma di viale Mazzini. Al contrario la Rai diventa terreno di scontro incrociato tra le opposizioni. Tra Pd e 5 Stelle e pure tra Renzi e Conte. La giornata era cominciata con un segno diverso. Carlo Calenda in tv aveva riferito di una telefonata con Schlein e del confronto avviato per la riforma della governance Rai. Niente sit in per Azione, ma lavori in corso. Idem per Avs: disponibili a lavorare insieme con qualche freddezza però sul prendere parte alla manifestazione di un altro partito. E fin qui, ci stiamo. Ma un lungo post della presidente della commissione di Vigilanza Rai, la grillina Barbara Floridia, cambia del tutto il registro. Uno: Floridia esclude che i 5 Stelle saranno al sit in col Pd. Due: niente 'tavolo delle opposizioni', la riforma si fa solo se tutti sono coinvolti. "Una riforma solo delle opposizioni? Pensare di strutturare una proposta di riforma coinvolgendo esclusivamente le forze politiche di opposizione ci porterebbe ad un nuovo vicolo cieco". Piuttosto, invita Floridia da presidente della Vigilanza, si faccia un lavoro "istruttorio" in commissione e poi, dopo le europee, "Stati generali" con tutte le forze politiche, maggioranza compresa, per riformare la Rai. Perché, incalzano i 5 Stelle, se c'è 'Tele Meloni' lo si deve alla legge Renzi del 2015. Un affondo che scuote il Nazareno. La replica è affidata a fonti dem. "Dopo l'incertezza di Conte su chi scegliere tra Biden e Trump, sorprende questa presa di posizione invece molto chiara sulla Rai e sulla nostra proposta di riformarla insieme". E quanto alle 'colpe' del Pd con il governo Renzi, si rimarca: "E' vero che non è un problema che nasce con il governo Meloni, ma questo non significa che non si possa provare a risolverlo con un'iniziativa comune, tanto più con l'impegno di Elly Schlein, che ha la credibilità necessaria per farlo, non avendo mai partecipato a lottizzazioni del passato". Il Pd punge Conte incerto tra Biden e Trump, ma chiaro nel dire no all'invito dem a riformare insieme la Rai, ma rilancia comunque sulla possibilità di "un'iniziativa comune". Niente da fare. Nel pomeriggio interviene via social direttamente Conte a chiudere la faccenda. "No, caro Pd, il 7 febbraio noi non ci saremo. Se davvero si vuole lavorare con noi per costruire una seria alternativa di governo, di cui l'Italia ha dannatamente bisogno, dobbiamo mettere da parte l'ipocrisia". Quale? Quella di "un Pd indignato, che chiama a raccolta le altre forze politiche e finge di non sapere quello che tutti sanno da anni, e cioè che la governance Rai è assoggettata al controllo del Governo oltreché della maggioranza di turno grazie alla riforma imposta dal Pd renziano nel 2015". E non solo la Rai. Conte cita pure il caso del Teatro di Roma e prende in prestito l'espressione usata da Giorgia Meloni, come fece mesi addietro sui migranti dicendo che il "Pd è per l'accoglienza indiscriminata". Scrive Conte: "Siamo seri! L’amichettismo di destra vale quanto l’amichettismo di sinistra. I cittadini non sono sciocchi". "L’allarme democratico lanciato dal Pd per la nomina da parte di FdI del nuovo direttore del Teatro di Roma è appena rientrato: la figura è stata sdoppiata e Pd e FdI avranno, ciascuno, il proprio direttore di riferimento". Sarà la campagna elettorale delle europee, come alludono i dem, ma i toni non sono proprio da potenziali alleati. Da Schlein non arriva alcuna replica diretta. Rispondono fonti dem che mettono sullo stesso piano Conte e Wanna Marchi (che oggi ha criticato la segretaria in radio) e che, come in altre occasioni, ribattono che l'avversario è a destra: "Il Pd non risponde né agli attacchi di Conte né a quelli di Wanna Marchi. Il nostro avversario continua a essere il governo e la destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini". Ma non c'è solo la tensione Pd-M5S. Per tutta la giornata si è prolungato un botta e risposta tra Italia Viva e 5 Stelle a proposito della legge Renzi sulla Rai. Incalza Maria Elena Boschi: "Spiace ricordare alla collega Floridia che se la legge Renzi era così negativa non si capisce perché Conte non l'abbia cambiata. Con i manager nominati dal centrosinistra non si è mai assistita all'occupazione di queste ore. Ma è interessante che il Movimento 5 stelle difenda anche su questo Giorgia Meloni". Ribatte il capogruppo M5S in Vigilanza, Dario Carotenuto: "Maria Elena Boschi fa delle domande di cui sa già le risposte. La collega finge di non sapere, ma in realtà sa benissimo, che il MoVimento 5 Stelle al governo non godeva della maggioranza di cui ha usufruito Matteo Renzi. E da soli, come ovvio, non si può approvare alcuna riforma". In serata l'affondo di Renzi: "Giuseppe Conte è un uomo senza dignità. Quella che doveva diventare la bandiera della sinistra italiana, si conferma una banderuola che cambia idea a seconda delle convenienze". Se "ritiene che la riforma del 2015 fosse sbagliata, perché l'ha utilizzata per fare le nomine quando è toccato a lui governare?. E perché continua a fare la stampella alla Meloni anche sul servizio pubblico dopo averlo fatto sul Mes? Quanto al conflitto di interessi, io rilancio la sua legge: totale trasparenza, dei parlamentari ma anche dei loro congiunti, compagni e suoceri inclusi. Accetterà Conte? E vediamo se il più incredibile trasformista italiano scappa ancora, come sempre, dal confronto pubblico".
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