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Allarme polmonite, il killer silenzioso colpisce anche i bambini – I primi sintomi e la tipologia che preoccupa di più

di Alessia Dalla Riva

	Allarme polmonite 
Allarme polmonite 

Una patologia spesso subdola perché i sintomi iniziali possono essere lievi o sfumati ma in alcuni casi può peggiorare rapidamente portando a insufficienza respiratoria grave e persino a complicazioni fatali

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I numeri parlano chiaro: in Italia ogni anno sono 150mila i ricoverati per diversi tipi di polmonite che, con una media di 9mila decessi, è la malattia infettiva che registra il numero più alto di vittime. Già durante la pandemia di Covid-19 molti hanno conosciuto questa patologia spesso subdola perché i sintomi iniziali possono essere lievi o sfumati ma in alcuni casi può peggiorare rapidamente portando a insufficienza respiratoria grave e persino a complicazioni fatali. Inoltre nei giorni scorsi, la morte del compianto maestro Beppe Vessicchio e il ricovero dell’allenatore della squadra di calcio del Bologna Vincenzo Italiano hanno portato alla ribalta una forma di questa infezione chiamata interstiziale.

Cos’è la polmonite e le sue cause

La polmonite, in generale, è un’infiammazione del tessuto polmonare che può essere causata da batteri oppure da virus, più raramente da alcuni funghi, e le complicanze riguardano soprattutto le persone a rischio, cioè anziani, bambini e pazienti cronici. In genere la polmonite è causata da un batterio, lo Streptococcus pneumoniae, noto anche come pneumococco ma anche altri batteri possono causare la polmonite come per esempio, l’Haemophilus influenzae, lo Staphylococcus aureus, la Legionella pneumophila. Un’altra forma di polmonite è quella virale, comunemente causata dal virus respiratorio sinciziale (Rsv), che colpisce soprattutto i bambini di età inferiore a un anno ed è conosciuta anche come “bronchiolite”. La polmonite virale può inoltre essere causata da virus influenzali di tipo A o B e, appunto, da Coronavirus, come il Covid. Infine esiste una forma rara di polmonite fungina che colpisce generalmente le persone immunodepresse.

La polmonite interstiziale

La forma definita interstiziale conta in Europa e negli Stati Uniti 75 casi di contagio ogni 100mila persone e 9 casi ogni 100mila persone ricevono la diagnosi di polmonite acuta interstiziale. Si tratta di una condizione infiammatoria che interessa l’interstizio polmonare, cioè la sottile rete di tessuti che circonda gli alveoli, dei piccoli sacchetti d’aria nei polmoni dove avviene lo scambio di ossigeno e anidride carbonica. A differenza delle forme batteriche o virali classiche, questa tipologia di polmonite colpisce il tessuto di supporto dei polmoni, compromettendo progressivamente la loro elasticità e capacità respiratoria, riducendo notevolmente lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica. Per questo l’infezione può essere molto diffusa e coinvolgere anche entrambi i polmoni.

Fattori aggravanti e tipologie di interstiziopatia

Se il paziente soffre di bronchite cronica o è un fumatore, questi spazi sono già compromessi e l’infiammazione può evolvere in tempi rapidi ad una condizione di gravità. Esistono quasi duecento tipologie di interstiziopatia che differiscono tra loro per frequenza e presentazione clinica e, nelle forme croniche, si può cercare di contenere la progressione del danno somministrando ai pazienti cortisonici e farmaci immunosoppressori.

Sintomi e difficoltà diagnostiche

Tuttavia non è mai semplice individuare l’origine di una polmonite perché i sintomi più comuni come febbre e tosse, secca o grassa, dispnea, cioè la difficoltà respiratoria che può dare la sensazione di avere il fiato corto, spossatezza e dolore al petto o alla schiena, sono poco specifici e necessitano di approfondimenti radiologici.

Manifestazioni della polmonite interstiziale

La polmonite interstiziale, nello specifico, si manifesta spesso in modo graduale, con due i sintomi principali (tosse secca e dispnea) ma può avere anche un esordio acuto e portare a insufficienza respiratoria fulminante per sindrome da distress respiratorio acuto. Oltre ai sintomi più comuni di respiro corto, tosse secca persistente senza catarro, affaticamento e debolezza generale, dolore toracico o senso di costrizione, nei casi più avanzati, la pelle tende ad assumere un colorito bluastro dovuto alla carenza di ossigeno (92% è la soglia di allarme del saturimetro). A differenza della polmonite batterica, spesso non sono presenti febbre elevata o catarro, elementi questi che possono ritardare la diagnosi. Oltre all’età (a partire dai 65 anni), altri fattori di rischio di questa malattia sono il fumo e le polveri inquinanti. La mortalità nelle forme acute è molto elevata e per questo la gravità deve essere da subito stabilita attraverso la determinazione dei gas respiratori nel sangue (emogasanalisi) o il rilevamento mediate saturimetro al dito al fine di evidenziare i bassi livelli di ossigeno nel sangue.

Evoluzione cronica e terapie

Le forme croniche di polmonite interstiziale portano gradualmente a fibrosi, una sorta di cicatrice che circonda gli alveoli polmonari e ispessisce le loro sottili pareti impedendo di svolgere la funzione fisiologica di scambiare ossigeno e anidride carbonica. In questi casi si può cercare di contenere la progressione del danno somministrando ai pazienti cortisonici e farmaci immunosoppressori; sono invece di recente introduzione farmaci antifibrotici come il Pirfenidone e il Nintedanib che contrastano la formazione di cicatrici diffuse. La terapia di fondo è comunque affidata alla somministrazione di ossigeno e alla fisioterapia respiratoria.

Prevenzione e vaccini

Anche se non tutte le forme di polmonite sono prevenibili, alcune norme preventive possono ridurre il rischio di contrarre la malattia, come le vaccinazioni contro le infezioni polmonari e non fumare. È infatti disponibile il vaccino antipneumococcico che da tempo è inserito nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) ed è fortemente consigliato a tutte le persone sopra i 65 anni.

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