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Pensioni 2026, i contributi crescono del 4,04%: chi ne beneficia davvero
Il meccanismo riguarda in particolare chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi
Per chi andrà in pensione nel 2026, i contributi accumulati fino a oggi subiranno un aumento significativo. Questo è dovuto al meccanismo di rivalutazione del montante contributivo, che ogni anno viene calcolato dall’Istat. Per il 2026, la rivalutazione è fissata al 4,04%, uno dei livelli più elevati degli ultimi vent’anni.
Il montante contributivo
Il meccanismo riguarda in particolare chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, ossia chi rientra nel regime interamente contributivo. Il “montante contributivo” rappresenta la somma di tutti i contributi versati da lavoratori dipendenti e autonomi, che viene aggiornata annualmente per preservarne il valore reale. A differenza delle pensioni, che vengono adeguate principalmente all’inflazione, la rivalutazione dei contributi si basa sulla crescita economica del Paese, in particolare sull’andamento medio del Pil negli ultimi cinque anni.
Tasso del 4,04%
Nel dettaglio, il tasso del 4,04% è tra i più alti registrati negli ultimi due decenni, superato solo nel 2006, quando toccò il 4,05%. Nei periodi di crisi economica, come quelli successivi alla pandemia, la rivalutazione era stata molto più contenuta: nel 2020 fu pari a zero e l’anno seguente raggiunse appena lo 0,9%, a causa del calo del Pil legato al Covid-19. Il recupero attuale riflette invece la ripresa economica iniziata già nel 2021.
Chi ne beneficia
La rivalutazione si applica a tutti i contributi accumulati dal 1° gennaio 1996 fino al 31 dicembre 2024, escludendo quindi i versamenti del 2025. L’incremento del 4,04% sarà particolarmente rilevante per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, beneficiando così di una pensione completamente calcolata secondo il sistema contributivo.
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