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L'analisi

Assalto al bus, l'esperto: «Gli ultras non sono più solo tifosi. Oggi sono i nuovi militanti dell’estrema destra»

di Francesco Paletti
Assalto al bus, l'esperto: «Gli ultras non sono più solo tifosi. Oggi sono i nuovi militanti dell’estrema destra»

Paolo Berizzi sotto scorta dal 2019 per le minacce dei neofascisti, spiega il legame tra tifo organizzato e movimenti di estrema destra: «Le curve nere non sono una novità, ma la politica continua a ignorare il problema».

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«Gli ultras dei palazzetti e le curve sono sempre più nere e, ormai, sono diventati serbatoi dell’estrema destra». 
Parte da qui Paolo Berizzi, giornalista di Repubblica, scrittore, studioso dei movimenti neofascisti e anche del tifo da stadio che, per i suoi lavori, vive sotto protezione dal 2019 a causa delle minacce. Parte da qui per dire, però, un’altra cosa: «Per questo davvero mi meraviglio, e mi chiedo se faccia sul serio, chi oggi si stupisce che chi ha ammazzato il povero autista sul pullman dei tifosi della Estra Pistoia venga da quegli ambienti. Semmai, personalmente, mi stupisco dell’atteggiamento paradossale del governo nei confronti di questi fenomeni».
A cosa si riferisce? 
«Abbiamo, probabilmente, il governo più muscolare in materia di sicurezza che l’Italia repubblicana ricordi, che non esita a usare il manganello nei confronti di studenti che manifestano pacificamente o, comunque, di chi scende in piazza per sostenere istanze sociali e poi lascia impunemente che questi gruppi pascolino e devastino le città. Al riguardo, mi pare che quanto accaduto a Pisa sia emblematico».
A cosa si riferisce? 
«A due episodi che non possono non essere messi in collegamento. Nel febbraio 2024 un centinaio di studenti, la maggior parte delle scuole superiori, che avevano appena iniziato una manifestazione assolutamente pacifica a sostegno della popolazione palestinese, furono manganellati in modo violentissimo. Sabato scorso, invece, 200 tifosi del Verona, una delle tifoserie più nere d’Italia, chiaramente intenzionati a cercare lo scontro, hanno potuto arrivare indisturbati fino ai luoghi di ritrovo dei supporter del Pisa».
Il collegamento tra movimento ultras ed estrema destra ha radici profonde?
«Nel tempo sicuramente sì. Le racconto un fatto personale, ma utile a spiegare la situazione: io mi sono laureato proprio con una tesi sulla penetrazione dell’estrema destra nelle curve. Era il 1998, quindi 27 anni fa, e già allora il 75% delle curve erano nere. E da quel periodo la situazione è peggiorata, anche se non so quanto voi sulla costa toscana ve ne rendiate conto di quello che accade altrove».
Perché dice così? 
«Proprio lì dove avete le radici ci sono due delle pochissime tifoserie che sono rimaste su posizioni culturali e valoriali di sinistra come Pisa e Livorno. Però vi assicuro che quella, purtroppo, è diventata ormai una riserva indiana. Tantissime, negli anni, hanno cambiato colore: basti pensare alla Roma che, negli anni ’80 era considerata abbastanza rossa e, ora invece, è molto nera».
Il diverso posizionamento politico fa differenza nella volontà di ricerca della violenza e dello scontro?
«Certo. Per le organizzazioni di estrema destra è proprio un fatto identitario e un elemento necessario: basti pensare all’importanza che gli attribuiva il fascismo».
Il fatto che dagli stadi la violenza si diffonda nei palazzetti è un salto di qualità? 
«Sì. Ma non è certo cosa recente. Di fatto in molti contesti, i gruppi ultras del calcio e del basket sono collegati da vasi comunicanti».
Che vuol dire?
«In gran parte sono le stesse persone. Un caso emblematico è quello di Varese: lì è molto radicata la cosiddetta “Comunità militante dei dodici raggi”, un movimento neonazista. E lì può incontrare sia allo stadio che al palazzetto. Ma è solo uno dei tanti esempi».
Le società hanno delle responsabilità? 
«Mi pare impossibile sostenere il contrario: i club, spesso, sono acquiescenti se non addirittura conniventi. Se mi passa il termine, si sono calati i pantaloni di fronte a questi gruppi e la conseguenza è che la situazione è destinata a peggiorare: c’è già un ritorno ai cortei, agli scontri fisici e alla violenza brutale che ci riporta al periodo peggiore della violenza intorno agli impianti sportivi». 

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