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La vacanza ideale? È in Toscana. Aumentano gli arrivi, hotel battuti da B&B e affitti brevi: il report del ministero

di Barbara Antoni
La vacanza ideale? È in Toscana. Aumentano gli arrivi, hotel battuti da B&B e affitti brevi: il report del ministero

14,7 milioni di visitatori nel 2023, più dell’epoca pre-Covid. L’esperto: «Presenze mordi e fuggi. Impropria la competitività degli affitti brevi»

06 giugno 2024
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La Toscana sotto assalto dei turisti: sono tornati in quantità industriale dopo la bolla del Covid, ma hanno cambiato abitudini: i soggiorni sono più brevi e mentre la percentuale dei fedelissimi all’hotel si ferma al 45,6%, sono sempre più i turisti orientati verso strutture extralberghiere (54,4%): un dato in controtendenza con la media del centro Italia, dove invece il 54,6% di turisti preferisce il “classico” hotel. Sulla scena italiana – secondo il report pubblicato dal ministero del Turismo – la prevalenza del settore extralberghiero si registra solo in tre regioni: oltre che in Toscana, in Veneto e nelle Marche. Agriturismi, campeggi, bed and breakfast, case vacanze: ma a farla da padrone sono le civili abitazioni fatte transitare sui portali delle locazioni brevi. Un’operazione dai risultati economici immediati e sicuri, perché della Toscana, si sa, piace tutto: dalle città d’arte alla costa, dalla campagna alle località montane: scenari, tutti, che incarnano il sogno della vacanza ideale per turisti italiani e stranieri, anche se la presenza straniera si fa sempre più marcata.

I numeri

Nel 2023, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero del Turismo per tutte le regioni italiane, la Toscana ha registrato 14,7 milioni di arrivi, superando del 13% quelli del 2022 ma anche quelli del 2019, l’anno pre-Covid, del 2,1%. È andata in modo parzialmente diverso per le presenze: 46 milioni nel 2023, con un aumento del 7,5 rispetto al 2022, ma ancora al di sotto del 2019 (-4,3%). Quanto all’orientamento più deciso in Toscana verso le strutture extralberghiere, si tratta di una tendenza che si ritrova, nel centro Italia, molto forte anche nel Lazio (66,2%): a Roma, come nelle città d’arte toscane, è radicata la diffusione degli affitti brevi.

L’analisi

«I dati pubblicati dal ministero del Turismo – spiega il professor Alessandro Volpi, docente del corso di laurea in Scienze del Turismo all’Università di Pisa – sono la sostanziale conferma di quello che sappiamo. C’è una concorrenza fortissima, direi micidiale, di Airbnb rispetto agli alberghi. Al di là dei tentativi di registrare gli alloggi, come è stato fatto a Firenze, il portale delle locazioni brevi rappresenta una competitività impropria, dal momento che la decisione da parte di un proprietario di destinare la propria abitazione al mercato turistico non comporta obblighi né di cambi di destinazione d’uso, vincoli urbanistici e tanto meno l’obbligo di utilizzare una forza lavoro. Non devono fare fronte nemmeno agli oneri legati alla sicurezza che riguardano gli alberghi: così gli alloggi a locazione breve diventano estremamente competitivi, sono la vera sfida per gli alberghi, una cosa molto diversa dalle seconde case. Gli affitti brevi senza regolamentazione – prosegue – causano una destrutturazione del mercato: serve una riflessione, di questo passo c’è il rischio di andare verso un turismo che non genera occupazione. Servono strumenti sia legislativi che urbanistici: il fenomeno si sta diffondendo anche per le residenze di studenti. Non è un dato positivo: il turismo non si misura solo sul numero degli arrivi ma anche nella qualità dei servizi offerti. È questo il vero tema. Oltretutto, con il fenomeno degli affitti brevi che si sta allargando a macchia d’olio, una delle conseguenze è l’aumento generalizzato degli affitti stanziali». E conclude sottolineando che «con questo fenomeno del residenziale che fa il turistico, diventa urgente ridefinire le categorie».

Affitti brevi

Il portale più famoso è Airbnb: contattato dal Tirreno, preferisce non commentare «per policy aziendale» e nemmeno può fornire, per gli stessi motivi, un dato sulle abitazioni toscane iscritte. Ma un dato è consultabile pubblicamente: quello di Firenze, una delle pochissime grandi città italiane inserite sul portale Inside Airbnb: ci sono 11.172 alloggi iscritti nella provincia fiorentina, l’83,1% viene affittato per intero, la parte restante suddivisa per stanze. Secondo quanto riportato relativamente agli ultimi dodici mesi di attività, la media di notti prenotate per ogni alloggio è di 98, al prezzo medio di 202 euro per notte, con un incasso (sempre medio) di 15.536 euro nei 12 mesi.

Mordi e fuggi

Arrivi turistici in aumento, presenze superiori al 2022 ma inferiori al 2019: uguale permanenze più brevi. Ovvero, come lo definisce il professori Volpi, un turismo che assume sempre più le caratteristiche del “mordi e fuggi”. E anche in questo caso insiste sulla necessità di una maggiore qualificazione delle strutture ricettive. «Se il turismo non è in grado di generare valore aggiunto – dice – anche i numeri che indicano una crescita degli arrivi perde di significato».

Borghi e città d’arte

Secondo il professor Volpi infine, l’alta percentuale di preferenza per le attività ricettive extralberghiere non è riconducibile «al turismo nei borghi, ma all’alta concentrazione di turisti nelle città d’arte. Normalmente, si preferisce alloggiare nella città piuttosto che nel vicino borgo».


 

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