Il Tirreno

Toscana

La Casa dei pesci cresce ancora

di Sara Venchiarutti
La Casa dei pesci cresce ancora

Alla Tenuta di Paganico cinque artisti di fama internazionale sono già al lavoro «Vorremmo creare una mostra “a terra” prima di calarle in mare a inizio autunno» 

22 maggio 2024
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TALAMONE. Lui quelle statue di marmo se le è sempre immaginate sott’acqua. Potevano essere due occhi rivolti verso la riva o il volto di un guardiano a difesa dei fondali, una sirena distesa su uno scoglio, una vela o ancora una porta spalancata verso gli abissi marini.

Opere scolpite da grandi artisti ma che per Paolo Fanciulli, meglio conosciuto come Paolo il Pescatore, non devono stare nelle sale di un museo. Devono essere avvolte dall’acqua salata, adagiate sul fondale. Per saraghi, murene e cernie diventano una casa mentre li difendono dalla pesca a strascico illegale che avveniva – prima – anche nel tratto di mare di fronte a Talamone.

Ora lì c’è un vero e proprio museo subacqueo a impedirlo. Attualmente in mare i blocchi di marmo di Carrara scolpiti sono 44 tra Talamone e Alberese.

E presto, verso l’inizio dell’autunno, se ne aggiungeranno altri cinque. Gli artisti – scultori di fama internazionale da tutto il mondo – sono già all’opera sotto gli olivi della Tenuta di Paganico, nel comune di Civitella Paganico.

Anzi, «chi vuole può venire ad ammirare in questo mese il loro lavoro, diretto dall’artista britannica Emily Young, una delle più importanti a livello internazionale», invita Fanciulli, l’ideatore di questo progetto, la Casa dei Pesci, che cura e protegge la natura grazie all’arte e che ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo.

Così l’artista udinese Maria Grazia Collini, con opere esposte in tutto il mondo, sta già lavorando alla sua “Genesi” mentre il grossetano Stefano Corti dà vita con scalpello e pazienza alla “Porta per gli abissi”. Il fiorentino Giacomo Bernardi sta pensando al “Sigillo”, Abdulkadir Hocaoglu, nato a Instabul, al suo “Guardiano”, e il greco Nikolaos Maniatakos, che il mare ce l’ha nel sangue, ha il suo “Cimitero senza nome”.

Eccolo, il simposio 2024, ideato per dare al mare nuove statue. Simile a quelli antichi, dove un gruppo di artisti si ritrovava per lavorare a qualcosa di bello. In questo caso cinque opere che diventeranno altrettante case per i pesci mentre le alghe cresceranno su teste, pilastri e mani di marmo.

Le statue, una volta pronte, verranno calate in mare in località il Cannone, davanti Talamone. «Per consentire però proprio a tutti di ammirarle – spiega il presidente della Casa dei pesci Giovanni Contardi – vorremmo proporre al Comune di metterle in mostra “a terra” a Talamone durante l’estate, e calarle in mare all’inizio dell’autunno».

Non solo: «Il sogno è quello di un museo istituzionale, un museo cittadino unico al mondo», sottolinea Fanciulli, che per primo ha avuto l’idea del progetto, nato nel 2006 – al tempo senza statue ma con blocchi di cemento – e poi diventato una onlus a cui da poco si può anche donare il proprio 5 per mille.

Le statue sommerse davanti a Talamone sono già 24, a qualche decina di metri dalla costa. Le ultime arrivate risalgono all’anno scorso, per le altre bisogna andare indietro al 2016. È quello il museo aperto a tutti, e qui saranno calate – operazione non semplice, ci tiene a precisare Fanciulli – le nuove cinque opere, facendole così diventare 29 in totale. «Quelle messe lo scorso anno – racconta il presidente Contardi – hanno avuto un viavai continuo di gente che si immergeva per vederle, anche ragazzini che si tuffavano per toccarle». Queste servono a spiegare la finalità del progetto: «Combattere l’illegalità della pesca a strascico – sottolinea Fanciulli – e salvare le praterie di posidonia entro le tre miglia dalla costa».

Le altre 20, nel Parco naturale della Maremma, sono invece «le vere e proprie sentinelle del mare, quelle che fermano di fatto la pesca a strascico, dannosa per i fondali». Le ha realizzate lo scultore Massimo Lippi, che ha dato “vita” alle 17 contrade di Siena e anche alla Giostra di Grosseto, a ricordo del bombardamento che colpì la città durante la Seconda guerra mondiale.

Tutto il progetto però è nato da un incontro. Certo, Fanciulli aveva da sempre l’idea che l’arte avrebbe potuto salvare in qualche modo l’ecosistema marino. A far scattare la molla l’incontro nel 2013 con il proprietario delle cave Michelangelo a Carrara, Franco Barattini. «Dopo cinque minuti di conoscenza – racconta Fanciulli – gli chiedo: “Franco, mi regali un due blocchi di marmo?” E lui me ne dà 100. E da lì tutto è partito. Ora sto cercando attori che sensibilizzino all’importanza della natura e nuovi artisti. Il mio sogno è avere 100 blocchi di marmo tutti scolpiti. Così come vorrei creare un museo cittadino – e per questo ho bisogno delle istituzioni –, un percorso “a terra” con opere d’arte che spieghino il significato del progetto proseguendo poi nel museo marino. Il mare è un bene di tutti e va protetto. Il mare modifica, modella: tutto quello che è in mare diventa arte».


 

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