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Concessioni e spiagge all’asta in Toscana: le nuove sentenze, la via di fuga e i timori dei balneari

di Matteo Tuccini
Concessioni e spiagge all’asta in Toscana: le nuove sentenze, la via di fuga e i timori dei balneari

Le reazioni dopo le pronunce del Consiglio di Stato. Gli imprenditori: «Delusi dal governo». Intanto i Comuni vanno in ordine sparso. Il punto della situazione

21 maggio 2024
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Sarà quella del 2024 l’ultima estate per le spiagge così come le conosciamo. Il Consiglio di Stato, con le nuove sentenze pubblicate lunedì 20 maggio, ha ribadito che il turismo balneare deve passare dalle cosiddette “aste”. Che in verità aste non sono: più correttamente, si tratta di gare pubbliche. Solo in Toscana potrebbero riguardare circa 700 concessioni demaniali oggi in mano ad altrettanti stabilimenti balneari. Destinati alla riassegnazione o alla conferma del titolare uscente. A patto che, ovviamente, sia lui a vincere la gara.

La via di fuga

La rivoluzione per ora sembra tenere fuori le 200 concessioni toscane rinnovate grazie a investimenti messi sul piatto dai balneari. Questa via di fuga si chiama “atto formale”, e i Comuni avranno l’obbligo di verificare chi tra i concessionari l’abbia sottoscritto e chi invece no. Nel secondo caso, cioè se il balneare non ha ottenuto il rinnovo pluriennale sulla base di investimenti, la concessione verrà considerata scaduta il 31 dicembre dell’anno scorso; al massimo con la possibilità di prorogarla fino a fine 2024 grazie alla legge sulla Concorrenza di Mario Draghi. Ma solo se i Comuni hanno già avviato l’iter burocratico per le gare delle spiagge. Si valuta caso per caso e comunque – dicono i giudici – le proroghe generalizzate sono «illegittime».

«La discriminante è legata all’assegnazione della concessione con una procedura pubblica e trasparente – spiega Stefania Frandi, presidente del sindacato balneare Sib Confcommercio – In quel caso la direttiva Bolkestein si considera rispettata. Il Tar di Bari, per esempio, sostiene che ogni concessione balneare che sia passata da questo tipo di valutazione è da considerarsi valida».

La lettera del commissario

Un’interpretazione, diciamo così, più generosa rispetto al Consiglio di Stato. Che, dal 2021 ad oggi, considera inapplicata non solo la direttiva Bolkestein, ma lo stesso diritto comunitario quando si parla di spiagge. In questo senso, il massimo tribunale amministrativo si muove sulla falsariga della letteraccia firmata dal commissario Ue Thierry Breton e inviata a novembre 2023 all’Italia: 31 pagine in cui si fa carta straccia anche dell’indagine commissionata dal Governo sulla “abbondanza della risorsa”, che non avrebbe bisogno di essere messa a gara. Una tesi, quella dell’Esecutivo Meloni, che si basa sul 67% di spiaggia considerata libera; ma in questo dato, accusa l’Europa, sono stati infilati anche scogli e rocce che non hanno nessuna possibilità di diventare utili ai fini del turismo balneare.

Posizioni

In verità, sia la posizione dell’Unione Europea che quella del Consiglio di Stato non possono sorprendere chi segue la questione senza pregiudizi: sono concetti espressi da anni. I balneari si sono affidati alla politica, ultimo appiglio l’attuale Governo, per far sì che tutto tornasse come prima: un sistema in cui il rinnovo delle concessioni era automatico e privilegiava gli attuali gestori. Questo sistema non esiste più e anche chi ha promesso che l’avrebbe ripristinato non ha dato seguito alle parole. «Il Governo ci ha delusi? Sì – ammette Frandi – ad oggi non abbiamo una legge nazionale che disciplini il nostro settore. E i Comuni vanno in ordine sparso». A Rio, Isola d’Elba, le “aste” sono già state fatte. A Lido di Camaiore sono partite con un provvedimento recente. A Genova hanno addirittura deliberato gli indennizzi per chi perde la gara: un risarcimento in caso di uscita di scena, di fatto la promessa che resta alla politica. Nel frattempo i Comuni dovranno muoversi in fretta per evitare che la prossima estate non si sappia chi apra gli ombrelloni. Ma i balneari annunciano proteste plateali già il 2 giugno, e ricorsi a pioggia in tribunale. Ultime mosse in una partita ormai alla fine.  

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