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La cuccia nel bosco

Il canile comunale di Livorno e l’impegno per gli animali: «L’obiettivo è far scattare la scintilla con chi li adotterà»

di Elena Andreini
Il canile comunale di Livorno e l’impegno per gli animali: «L’obiettivo è far scattare la scintilla con chi li adotterà»

Il rifugio ospita anche amici a quattro zampe i cui proprietari si trovano in ospedale o sono stati sfrattati da casa

02 aprile 2024
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Dora, Jago, Rum sono alcuni degli ospiti del canile comunale di Livorno “La cuccia nel bosco”, in attesa di una famiglia pronta ad accoglierli. Sono in attesa che scatti la scintilla tra loro e uno dei visitatori. Perché le adozioni nascono anche così: da un incontro fulmineo di sguardi tra l’umano e il “pelosetto” nel canile.

Le loro sono quasi sempre storie di abbandono, a volte macchiate da maltrattamenti, recuperati in situazioni spiacevoli. Ne “La cuccia nel bosco” ci sono anche gli ospiti temporanei. Sono quelli i cui proprietari si trovano in ospedale per un periodo oppure sono vittime di sfratti e il cane, in entrambe le situazioni, rischia di restare solo e quindi il canile lo accoglie cercando di restituire all’animale una quotidianità in previsione di tornare con il proprio umano. Dalle loro cucce del canile i “pelosetti” aspettano di essere scelti e adottati, aspettano quella scintilla negli occhi. Quando arrivano nel canile gestito dalla cooperativa Melograno, i cani seguono un percorso conoscitivo che li porterà all’adozione. «Al canile comunale – spiega Lorella Fulceri, coordinatrice cooperativa Melograno – arrivano sia i cani abbandonati a Livorno sia quelli dei dieci comuni della Val di Cecina. Il servizio che svolgiamo è di cattura dei cani vaganti e custodia e, dove è necessario, riabilitazione fino all’adozione. Inoltre ci occupiamo anche della cattura dei gatti incidentati o feriti che vengono curati e poi consegnati o al proprietario oppure inseriti nelle colonie».

Al canile arrivano anche gli animali segnalati dalla polizia municipale o dei carabinieri. Per cani dotati di microchip viene rintracciato il proprietario e restituito; nel caso in cui, invece, l’animale non sia dotato di microchip, gli operatori del canile lo inseriscono in un percorso conoscitivo partendo da una verifica sanitaria per poi raggiungere il canile rifugio. «Nel canile rifugio, dopo la visita sanitaria, viene effettuata una valutazione del cane – prosegue Fulceri – Ogni animale è sottoposto a un’analisi partendo da dove è stato catturato fino agli aspetti oggettivi come l’età, la taglia, lo stato di salute. Si inizia poi a considerare le caratteristiche comportamentali testando i comportamenti del cane in ambienti diversi: con altri cani, sull’auto o in città. In base al risultato si può stabilire il tipo di adottabilità».

I test ai quali viene sottoposto l’animale porterà ad un punteggio, l’“indice di adottabilità” «Più alto è il punteggio ottenuto e più sarà facile far adottare i cani – sottolinea Fulceri – ad esempio: un cane anziano e malato avrà un indice di adottabilità basso dovuto a condizioni non modificabili come l’età e lo stato di salute; un cane che ha un indice di adottabilità medio-basso per caratteristiche comportamentali come animali non abituati ai pericoli della città, abbassa le prospettive che ha di fronte».

L’opera degli educatori è quella di lavorare sul comportamento e sui punti critici per migliorare l’animale. «Un cane socializzato con l’ambiente e che ha una vasta tipologia di conoscenze – conclude Fulceri – gli permetterà di avere un futuro di adozione così come un cane socializzato con le persone che ha conosciuto bambini, anziani, è un cane che ha un indice di adozione maggiore. Questo è il nostro compito e noi vogliamo dare a tutti una seconda opportunità». Il canile è aperto al pubblico tutti i giorni, compreso i festivi: dal lunedì al sabato dalle 8 alle 13 e dalle 14 alle 17. Telefono: 0586. 820350.


 

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