Dillo al direttore, se il ministro dice che ci siamo sbagliati
Ecco uno degli interventi dei lettori pubblicati sul giornale di venerdì 8 marzo: è possibile dialogare direttamente con il direttore Cristiano Marcacci attraverso il canale WhatsApp e l’indirizzo mail dedicati
Ecco uno degli interventi dei lettori pubblicati sull’edizione cartacea di venerdì 8 marzo, nella pagina dedicata al filo diretto con il direttore de Il Tirreno, Cristiano Marcacci. “Dillo al direttore” è l’iniziativa che permette alle persone di dialogare direttamente con Cristiano Marcacci, attraverso il canale WhatsApp (366 6612379) e l’indirizzo mail dilloaldirettore@iltirreno.it. Lettrici e lettori, dunque, possono inviare suggerimenti, spunti di riflessione, segnalare disservizi, ingiustizie e notizie da approfondire. Tutti riceveranno una risposta dal direttore. _____________________________________________________________________________Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno ci ha chiaramente spiegato perché ci siamo tutti quanti sbagliati, per primo il presidente della Repubblica: non siamo noi a dover chiedere scusa alle ragazze e ai ragazzi di Pisa, quelli che a volto scoperto, a mani nude e in giovanissima età, sono andati a manifestare per il cessate il fuoco in Palestina, e anche quelli che hanno assistito e sono rimasti traumatizzati dalle cariche. Sono proprio quei giovani che devono chiedere scusa ai grandi col casco, lo scudo e il manganello, adoperati con gioia e professionalità, e ai più grandi che hanno dato gli ordini. Devono chiedere scusa, perché la violenza sta proprio nel pensare che potersi riunire quando e dove si vuole per manifestare le proprie idee è una cosa inaccettabile. Così come inaccettabile è che alla loro età quegli studenti si permettano di criticare questo mondo meraviglioso che gravita attorno alle armi e dunque a guerre, eccidi, attentati. Quei giovani andavano stroncati, senza dialogo alcuno. Adesso chiedano scusa al ministro dell’Interno, alla presidente del Consiglio, a chi li ha menati davanti a una scuola. Violenta è la scuola dove s’insegnano convivenza, rispetto, dialogo, pluralità di opinioni, dove si fanno educazione civica e progetti contro il bullismo. I manganelli - al contrario di quanto ha scritto Mattarella - sono la soluzione con i ragazzi. Il ministero dell’Interno ce lo ha chiaramente spiegato.