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Morbillo in Toscana, 28 contagi dall’inizio dell’anno e 11 ricoveri. La professoressa Rizzo: «Casi gravi negli adulti»

di Ilenia Reali

	Un bambino col morbillo e la professoressa dell'Università di Pisa, Caterina Rizzo
Un bambino col morbillo e la professoressa dell'Università di Pisa, Caterina Rizzo

Nonostante le indagini approfondite e la ricerca dei contatti non si è riusciti a interrompere la catena di trasmissione. La maggior parte dei casi (24) in provincia di Pisa

19 febbraio 2024
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Il morbillo è tornato a colpire in Toscana dove è in corso un’epidemia. Dopo anni senza casi dall’inizio dell’anno 28 persone hanno avuto i sintomi, di questi 26 sono stati confermati in laboratorio. Nella provincia di Pisa sono stati 24, di cui 5 a Pontedera, per 11 si è reso necessario il ricovero. I più colpiti? Gli adulti. E il motivo è molto semplice: non sono vaccinati.

Il morbillo culturalmente, del resto, è preso sottogamba e le conseguenze vengono anche oggi sottovalutate. E se per i bambini, da un anno di età, il vaccino è obbligatorio, per gli adulti è una scelta a cui molti non pensano. «Anni fa – spiega Caterina Rizzo, professore ordinario di igiene e medicina all’università di Pisa – non esistendo un vaccino, si accettavano le conseguenze e si preferiva che la malattia fosse presa da piccoli. Il morbillo però ha sempre avuto conseguenze gravi sia per gli aduli sia per i bambini. Finché non c’è stata la vaccinazione in Africa è stata la prima causa di mortalità infantile. Può portare a encefalite fino al decesso e, in casi estremamente rari, alla panencefalite sclerosante, una condizione grave descritta anche in Italia. Questo evidenzia l’importanza cruciale della vaccinazione come strumento di prevenzione primaria».

In Toscana la situazione sembra seria, è una delle regioni dell’Italia centrale con il maggior numero di casi insieme al Lazio dopo anni di sostanziale assenza di casi. «L’attuale aumento dei casi di morbillo in Toscana non è un evento isolato ma segue una tendenza globale di crescita segnalata dall’Organizzazione mondiale della Sanità. Questo fenomeno era prevedibile e sottolinea una sfida persistente per la salute pubblica in Italia e in Toscana: nonostante gli sforzi per migliorare la copertura vaccinale tra i bambini, esistono ancora gruppi di giovani adulti e adulti non vaccinati e quindi suscettibili al virus. Il morbillo, una delle malattie infettive più contagiose, continua a causare epidemie periodiche, evidenziando la necessità di interventi mirati e costanti. Dal 2003, in Italia è presente un Piano nazionale di eliminazione del morbillo e della Rosolia Congenita (Pneumorc) , attualmente in fase di aggiornamento. Il Piano enfatizza l’importanza di condurre indagini epidemiologiche dettagliate su ogni caso segnalato e di effettuare la ricerca di tutti i contatti dei casi per vaccinarli rapidamente, quando suscettibili, entro massimo 72 ore (3 giorni) dell’esposizione, al fine di interrompere la catena di trasmissione».

Catena che nella nostra regione, e in particolare nella provincia di Pisa, non si è riusciti ad arrestare: i primi quattro casi accertati a fine gennaio a Pisa e a Livorno sembrava non avessero apparentemente legami tra loro. «Nonostante indagini approfondite condotte dai Servizi di Igiene pubblica e della nutrizione coinvolti e coadiuvati dall’istituto di igiene e medicina preventiva dell’Università di Pisa – spiega la professoressa Rizzo – non è stata identificata una fonte comune di infezione. Di fronte a questa situazione, le autorità sanitarie locali hanno informato i medici di base, i pediatri e i pronto soccorso delle aree colpite, sollecitando la segnalazione di casi sospetti e raccomandando la vaccinazione per chi necessitava della seconda dose o per i non vaccinati. Vaccinazione possibile anche per chi non ricorda se ha avuto o meno la malattia. Servono due dosi per essere considerati protetti mentre sono inutili gli esami sierologici per valutare lo stato vaccinale dei contatti prima di fare il vaccino». 


 

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