L'inverno in Toscana non esiste più ed è una pessima notizia: ecco perché questo caldo rischia di metterci in ginocchio
In montagna temperature massime anche di 16 gradi sopra i 1.000 metri, sulla costa si va già al mare. Il direttore del Lamma: «Il freddo? Forse non arriverà mai»
L’inverno è già finito. Peccato però che non sia neppure iniziato. Un’ondata di caldo anomalo si sta abbattendo sulla Toscana. Altro che giorni della merla (29, 30 e 31 gennaio, ndr) , secondo la tradizione i giorni più freddi dell’anno.
Poche incursioni d’aria fredda a inizio dicembre 2023 e anche a gennaio 2024 (tra i primi giorni dell’anno e lo scorso fine settimana), per il resto la Toscana è stata caratterizzata da caldo, temperature sopra la media e zero precipitazioni, né pioggia né tanto meno neve. In pratica, il 2023 è stato l’anno dei record. «Il più caldo, insieme al 2022, per l’Italia dal 1850 e per la Toscana dal 1955 – spiega Bernardo Gozzini, direttore del Lamma, consorzio specializzato in servizi di meteorologia e climatologia –. Due anni consecutivi in cui abbiamo avuto temperature più alte rispetto a quelle che normalmente ci aspettiamo». Il risultato? Le località sciistiche della nostra regione sono in ginocchio perché la neve non c’è e soffre anche l’agricoltura, in balia di un clima impazzito. «Abbiamo avuto incursioni d’aria fredda molto brevi (3-4 giorni al massimo) che non hanno determinato cambiamenti sostanziali – precisa i direttore del Lamma – Non è ancora finito l’inverno, è vero, ma per ora non c’è stato».
Il record
«Lo scarto tra il 2022 e il 2023 è minimo e gli ultimi due anni sono sovrapponibili a livello di temperature medie registrate – precisa Gozzini – Nel 2022, l’anno più caldo della serie storica a partire dal 1955, la temperatura media è stata 1,3 gradi superiore rispetto al trentennio 1991-2020, e superiore addirittura di 2,2 gradi rispetto al 1961-1990». E in attesa del report del consorzio relativo al 2023 che sarà presentato a breve, Gozzini anticipa che «abbiamo avuto mesi particolari: un ottobre molto caldo, i primi 15 giorni particolarmente caldi e anche un record di 31 gradi registrato il 1° ottobre a Firenze. Ecco, questi dati spiegano i fenomeni che sono avvenuti nell’anno che ci siamo lasciati alle spalle, tra cui anche l’alluvione del 2 novembre scorso».
Caldo in montagna
E se sulla costa i toscani approfittano del caldo e del sole per non rinunciare (anzi anticipare) un bagno al mare, è in montagna che si registra la situazione più anomala: si potrebbe dire che lì è già primavera, complice il fenomeno dell’inversione termica. Con l’alta pressione, infatti, l’aria fredda tende a rimanere in pianura dove, farà molto più freddo che in montagna. Soltanto per fare alcuni esempi: sabato 27 gennaio la temperatura massima registrata a Renaio, in provincia di Lucca, a oltre 1.000 metri d’altezza, è di 16.4° C (la minima è di 2.4). Sul passo della Croce Arcana, valico dell’Appennino tosco-emiliano con un’altitudine di 1.716 metri, la temperatura massima è stata di 8.2° C (la minima di 3.4) .
L’agricoltura
Ma è in agricoltura che le conseguenze del clima impazzito risultano più evidenti. Sì, perché il caldo anomalo di inizio inverno sconvolge la natura e rischia ora di far ripartire le fioriture fuori stagione – ne sono un esempio la mimosa e i susini – con il pericolo di esporre le coltivazioni ai danni di un prevedibile, successivo, forte abbassamento delle temperature con la conseguente perdita dei raccolti. È quanto afferma Coldiretti nell’evidenziare gli effetti di una primavera anticipata provocata dall’anticiclone nordafricano con temperature fino a 20 gradi. Senza dimenticare – sottolinea Coldiretti – che se non arriva il freddo le popolazioni di insetti che causano danni alle colture potrebbero sopravvivere troppo numerose e svernare per attaccare successivamente i raccolti nella prossima estate. L’inizio del 2024 sembra dunque confermare la tendenza al surriscaldamento anche in Toscana dove, come detto, lo scorso anno è stato il più bollente mai registrato. La classifica degli anni più roventi da oltre due secoli si concentra infatti nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine dopo il 2023, il 2022 il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020, secondo le elaborazioni Coldiretti. Il cambiamento climatico è stato accompagnato da una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal freddo al caldo, con sbalzi termici significativi. L’agricoltura – conclude Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo che hanno superato i 6 miliardi di euro lo scorso anno.